CAPITOLO 20

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«Si che l'hai fatto! Spesso non sono le parole ad esprimere ciò che uno vorrebbe dire. Ho stravolto la mia vita per te e neanche t'importa! Sto facendo tutto questo, così che tu possa fidarti di me, una volta per tutte!», quella a parlare non era la parte razionale di me e prima che me ne rendessi conto posai le mie labbra contro le sue.

Inizialmente rimase fermo, con le labbra serrate, come se stesse lottando contro i suoi pensieri, per capire cosa fosse meglio fare. L'unica verità di cui doveva prendere atto, era che noi due eravamo incapaci di controllarci quando ci sfioravamo.
Un unico flebile contatto era sufficiente per scatenare il caos più totale. Le sue mani scivolarono esperte contro la mia schiena, reclamando ciò che gli apparteneva e socchiudendo finalmente quelle dannate labbra, che erano droga allo stato puro. Quel bacio era tante cose, tranne che dolce o delicato, perché lui non rappresentava questo. Un bacio primitivo, bisognoso, rude e allo stesso tempo destabilizzante.  Nonostante i polmoni reclamassero pietà per avere un briciolo d'aria, era impossibile fermarsi, ma un pensiero prepotente si fece spazio nella mia mente.

Con un movimento veloce, lo scaraventai contro il muro, con il gomito destro saldamente posizionato sul Pomo d'Adamo. Era una tecnica appresa da poco, utile secondo il vecchio a temporeggiare, qualora mi ritrovassi davanti un nemico molto più forte di me. Ed il Boss lo era. Non sembrava affatto sorpreso, anzi piuttosto divertito cosa insolita per uno come lui.

«Vedo che sei stata attenta agli insegnamenti di Wesley.», annunciò con un sorrisetto malizioso.

«Già... Ho bisogno di sapere una cosa, prima che mi trascini in tutto questo.», dissi cercando di distogliere lo sguardo, perché sapevo l'influenza che aveva su di me. Notai che voleva riallacciare le sue iridi alle mie, che lo fronteggiassi, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu premere intensamente, sentendo a fondo il suo battito attraverso la carotide.

«Sei tu che hai iniziato, piccola.», sussurrò provocatorio soffermandosi sull'ultima parola.

«Esatto, perché pare che qualcosa in quella testa non funzioni nel modo corretto.»

«Bada a come parli, te ne pentirai...», stavolta il tono aveva preso una nota dura sentendo il suo respiro caldo contro la guancia. Cercavo di trovare qualcosa d'interessante nelle pareti circostanti, ma sentivo la necessità di affrontarlo. Assumendomi il rischio, perché nonostante cercassi di respingere quell'angoscia nell'ammetterlo a me stessa, ne ero consapevole. Il Boss era diventato il mio tallone d'Achille e questa cosa mi avrebbe potuta spedire sottoterra, ma non m'importava.

Stavo impazzendo?

«Non m'importa. Che fine faranno le ragazze?», chiesi a denti stretti mentre i nostri sguardi si ricongiungevano emanando scintille.

«Non sono un tuo problema...»

«Vincent, che fine faranno le ragazze? Non fare così, dimmelo...», sussurrai facendo scivolare lentamente la mano dalla gola, prima sui suoi pettorali fino ad arrivare alla patta dei suoi pantaloni. Sgranò leggermente gli occhi, cercando di eliminare qualsiasi impulso per non darmi quella soddisfazione di averlo turbato.

«Sono roba di Nikolai, io non mi occupo di questo tipo di affari.», si affrettò a sottolineare impassibile.

«Assicurati che abbandonino questo posto sane e salve, solo così potrò stare tranquilla. Puoi fare solo questa cosa per me?», chiesi stuzzicandolo strusciando con una gamba, con estrema calma proprio lì dov'era più sensibile. Portò indietro la testa, reprimendo un grugnito spezzato. Decisi di provocarlo un altro po', recuperando la sua mano chiusa a pugno, portandomela alle labbra. Quando capì riportò gli occhi, ridotti a due fessure, su di me. Senza neanche doverglielo chiedere l'aprì permettendomi di concentrami sul suo pollice, che scivolò impaziente dentro la mia bocca. Iniziai a succhiarlo con estrema delicatezza, tant'è che la sua mascella mentre osservava la scena, era talmente contratta in un'espressione dura, che si sarebbe potuta frantumare a momenti. Si passò furtivamente la lingua sulle labbra prima di prendere fuori il telefono spazientito, mettendolo in viva voce.  Intravidi il nome sul display, Jose.

DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora