Un'ombra così oscura e allo stesso tempo familiare, continuava a richiamarmi come una sirena tentatrice appostata su uno scoglio. Quando ero sul punto di raggiungerla ed intravedere finalmente il suo viso, quella voce così famigliare scandì una singola parola.
"Svegliati!"
Di scatto aprì le palpebre, studiando furtivamente dove mi trovassi. Quella stanza che sembrava essere nel seminterrato di qualche tugurio, aveva le pareti crepate e residui di umidità ai lati. Chiunque mi avesse portato lì, voleva essere certo che non fossi "facilmente" raggiungibile. Constatai di essere seduto su una sedia in acciaio, con la mano sinistra avvolta saldamente dalle manette richiuse all'altra estremità del tavolo davanti a me.
Quell'ambiente era flebilmente illuminato, tuttavia riusciva a risaltare l'unica cosa imponente, ovvero una vetrata antiproiettile e soprattutto oscurata, tipica dei comandi di polizia.
Malgrado quella situazione fosse un grande intoppo, l'unico pensiero assillante rimaneva lei. Troppe domande e pensieri invadevano la mia mente ed il mio corpo, scatenando reazioni impetuose ad ogni secondo che passava.
Allora per quale motivo, l'unica domanda che ostinatamente mi ponevo, era se stesse bene?
Con quale diritto si permetteva di destabilizzare la mia lucidità? Chi si credeva di essere per potermi far vacillare così facilmente?
Nel bel mezzo di quelle estenuanti considerazioni, percepì un suono a tratti impercettibile ed immediatamente il mio sguardo si posò su quella vetrata. Sicuramente qualcuno stava studiando attentamente ogni mio singolo gesto, senza tener conto quanto fosse difficile penetrare quella corazza che mi avvolgeva. Infatti, in tutto quel tempo e nonostante il risveglio brusco, non avevo manifestato il minimo interessamento, riguardo al motivo di quella reclusione inaspettata.
La porta si aprì di scatto rivelando un uomo alquanto giovane, con il viso segnato dalle troppe ore di lavoro. Portava una camicia lacerata talmente sbiadita da sembrare gialla, piuttosto che bianca, gli occhi azzurri risplendevano su quel viso pallido, avvolto da una leggera barba brizzolata ed i capelli tagliati talmente corti, da evitare qualsiasi tipo di manutenzione.
«Signor Angelis! Finalmente ho l'onore di conoscerla di persona e soprattutto nella sua vera patria, l'Italia!», manifestò sfoggiando un autentico sorriso appagato. In molti nel corso degli anni avevano intrapreso la ridicola strada del perseguitarmi, per sbattermi in cella, non realizzando che si trattava di un vero e proprio suicidio. Nessuno al mondo era in grado di trovare prove a sufficienza per farlo e nell' improbabile ipotesi che ciò succedesse, l'influenza che possedevo mi avrebbe garantito un lasciapassare nel giro di pochi minuti.
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DOUBLE FACE | 𝐌𝐀𝐅𝐈𝐀 𝐑𝐎𝐌𝐀𝐍𝐂𝐄
RomanceLui non è il solito mafioso e lei non è la solita vittima pronta a cadere tra le sue braccia. «𝐎𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐢 𝐦𝐢𝐚, 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚𝐢 𝐦𝐚𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚𝐫𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐞. 𝐂𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐞𝐫𝐚' 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐬𝐚, 𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐭𝐞...»...