Toni's pov
Sono sempre stata una di quelle persone che amano avere un certo rapporto con gli altri, per esempio odio dover parlare con più di una persona alla volta, mi piace mantenere una certa intimità durante una conversazione e sinceramente odio che l'attenzione di quella persona possa essere rivolta a qualcuno che non sia io. Poi se qualcuno del quale mi importa il parere inizia a trattarmi come tutti, impazzisco. E non perché è Cheryl, lo farei con chiunque altra persona, solo che dannazione, mi fa così innervosire. Grazie a Dio questa lezione sembra essere volata, perciò non ho dovuto sopportare più di tanto il suo menefreghismo nei miei confronti.
Ora sono tutte nello spogliatoio che continuano a chiedersi il perché del buon umore della nostra professoressa. Un buon umore palesemente falso, uno di quelli che sforni solo per non far preoccupare gli altri. Ma io credo di sapere come si senta realmente. È ancora scossa per la nostra conversazione di ieri, anche se cerca di non mostrarlo in nessun modo. Mi pettino i capelli aspettando che tutte se ne vadano per poter parlarci da sola.
Peach: -ci metterai ancora molto Toni?-
Toni: -sì, vai senza di me, ti raggiungo dopo- annuisce uscendo dallo spogliatoio seguita dalle altre. Sento Cheryl che dice ai ragazzi di muoversi perché tra poco dovrebbe arrivare un'altra classe.
Cheryl: -qui c'è qualcuno?- sento i suoi passi venire verso lo spogliatoio. Entra e rimane un attimo sorpresa.
Cheryl: -tra poco deve arrivare un'altra classe- il suo tono però non è di rimprovero. Vorrei prendere le mie cose ed andarmene però qualcosa mi trattiene; voglio parlarci, anche solo per gentilezza.
Toni: -riguardo a ieri sera-
Cheryl: -mh?- sembra completamente disinteressata.
Toni: -io non volevo-
Cheryl: -Toni, ho un'altra classe, puoi fare più in fretta?- non le interessa davvero di quello che dico? Mantiene sempre un tono non arrabbiato e neanche triste, totalmente neutro. Non si capisce minimamente cosa stia provando quando parla con qualcuno. Quanto vorrei avere anch'io questo potere di mascherare alla perfezione le mie emozioni, chissà quanto si sarà allenata per essere così stronza.
"Lascia stare, non le importa"
Toni: -nulla- rispondo prendendo il mio borsone ed uscendo dalla palestra. Davvero l'ha sorpresa così tanto la mia domanda? Oppure mi sono immaginata tutto? Ieri se n'è andata solo perché era arrivata mia madre e non voleva presentarsi, oppure aveva veramente fretta. Quale che fosse il motivo, non mi interessa. Sono suoi problemi e non i miei. Che faccia quello che le pare. Ho già tante cose a cui pensare perciò non ho proprio tempo da perdere appresso ad una professoressa. Certo, mi accompagna, la vedo ogni dannato giorno, però non è stata una mia scelta.
"Quanto odio dipendere dalle persone"
Si crede superiore a tutti? Bene, che continui a farlo e che io sia dannata se per un secondo ho pensato che potesse essere carina o simpatica. Torno in classe continuando le ore di lezione, sforzandomi di stare attenta. Oggi c'è anche la partita, perciò devo rilassarmi e quando entrerò in campo dovrò essere super concentrata. Ho una vita da portare avanti, perciò non sono ammesse distrazioni. La cosa positiva di tutti questi giorni è che i miei nonni paterni non mi hanno più chiamata. Forse si sono scordati di me una volta per tutte. Speriamo. Una seccatura in meno in questa vita già complicata di suo. Alla partita ci sarà anche mia madre, perciò una volta tornate a casa, inizierà con la sua solita storiella dovresti iniziare a cercare un college, mandare una richiesta per una borsa di studio, impegnarti nella pallavolo così avrai più probabilità di trovare un college di alto livello. Odio quando le persone mi pressano, odio quando ogni volta mi si ripete cosa fare come se non lo sapessi da sola, come se non mi interessasse della mia vita.
Ecco un'altra causa della mia ansia e insicurezza. Certo, si direbbe che sia mia madre, fa tutto per me, mi cresce da sola, però a volte si preoccupa troppo e crede di potermi dire quello che vuole solo perché mi dà tutto quello di cui ho bisogno. Voglio solo vivere in pace, per una volta.Quando si è in ansia per qualcosa il tempo passa più velocemente e senza che me ne accorga mi ritrovo in macchina con mia madre, vestita di tutto punto con la divisa della squadra nel borsone, davanti alla palestra dove avverrà la partita.
Toni: -ci metterò un po' in doccia, devo lavarmi i capelli-
: -tranquilla, buona fortuna- le sorrido ed entro nella palestra dove c'è un casino pazzesco, come ieri. Vado nello spogliatoio ed incrocio subito Betty e Veronica.
Veronica: -ecco la nostra alzatrice-
Betty: -noi iniziamo a scaldarci, non metterci molto sennò ti ammazza- può dire quello che vuole, non mi importa. La nostra allenatrice bussa alla porta, o almeno, credo sia lei visto che noi siamo tutte dentro.
Cheryl: -lo sapete già, cinque minuti e via, si inizia- questa partita dovrebbe essere più semplice di quella di ieri, però non c'è differenza, devo giocare come l'altro giorno, se non meglio. Mi metto la fascia sulla testa per evitare capelli in faccia ed esco iniziando a riscaldarmi con le altre.
Già dal riscaldamento delle nostre avversarie riesco a vedere che si muovono molto bene; elastiche, rapide, slanciate, non ce n'è una più bassa di un metro e settanta. Anche il libero che di solito tende ad essere il più basso della squadra qui è addirittura più alto del centrale. Però possiamo farcela. L'arbitro fischia la fine del riscaldamento e tutte ci mettiamo in riga per poi disporci nella nostra solita posizione ed iniziare. Butto un'occhiata a Cheryl e vedo che è tranquilla. Ma cosa pretendo del resto? Lei è sempre tranquilla. Ed ecco la prima palla che ricevo in questa partita. Come sempre squadro le mie compagne e alla fine alzo la palla a Veronica che schiaccia facilmente la palla in diagonale. Ci diamo il cinque continuando la partita. A volte alzo lo sguardo sulle tribune e vedo mia madre che batte le mani e sorride entusiasta quasi fossi chissà chi. Salto e faccio un pallonetto. Alzo la palla ad Melody. Corro dall'altra parte del campo e riesco a recuperare una ricezione sporca di Midge ed alzare la palla in bagher a Betty. Questo è quello che fa il palleggiatore in ogni partita. E nonostante tutta la fatica, tutti guardano lo schiacciatore. Forse è pure per questo che ho scelto questo ruolo. Essere ammirata da tutti però in silenzio, senza le urla estasiate che di solito si sentono dopo una schiacciata. Le mie compagne si fidano di me ed io sono felice di poter essere un membro sul quale contare sempre durante una partita. Primo set 25-21. E si ricomincia. Corse di qua e di là, alzate, recuperi, gocce di sudore che solleticano la pelle, quella sottile ansia che ti fa tremare tutto il corpo. Ecco, è proprio questa sensazione ad essere la mia droga. Pagherei per viverla ogni secondo della mia vita e visto che l'unica cosa che me la fa sperimentare è la pallavolo, continuerò a giocarci finché potrò. Cheryl durante tutti i time-out non dice niente di particolare, solo frasi di incoraggiamento che dette da lei sembrano più delle battute sarcastiche, però sempre meglio di niente. Perdiamo il secondo set 25-23 però riusciamo a vincere gli altri due abbastanza facilmente.
Cheryl: -brave, domani avete il giorno libero e si giocherà direttamente dopodomani. Riposatevi e per favore, niente discoteche o robe del genere prima della partita, non voglio zombie in campo- alcune annuiscono, altre si scambiano occhiate poco convinte. Silenziosamente mi dirigo nello spogliatoio, sorridendo talvolta ai complimenti delle mie compagne. Bene, abbiamo superato il secondo turno senza grandi imprevisti. Non so ancora contro chi giocheremo la prossima settimana però mi occuperò di scoprilo domani nel mio giorno libero sia da scuola che dalla pallavolo. Inizio ad insaponarmi i capelli pensando alla partita appena avvenuta. Non ho avuto la solita ansia da prestazione e non ho avuto neanche un attacco di panico derivato dal fatto di non sentirmi abbastanza. Forse sto migliorando e capendo finalmente che anche io sono forte. Come sempre sono l'ultima ad uscire dalla doccia, ritrovandomi nello spogliatoio vuoto.
"Fantastico" mi infilo i pantaloni della tuta e non riesco a fare in tempo a mettermi anche la maglietta che squilla il telefono.
"Mamma cavolo, te l'ho detto che ci avrei messo un po' di più oggi" però quando prendo il telefono vedo che non è mia madre. Ma mio nonno. La mia convinzione che si siano dimenticati di me si frantuma. Non so perché ma accetto la chiamata, voglio risparmiarmi la sua ramanzina.
Toni: -pronto?-
: -ciao Antoinette-
Toni: -hey, come va?-
: -tutto bene, tu?- sento che la sua gentilezza è tirata, falsa.
Toni: -bene, ho appena finito la partita di pallavolo, abbiamo vinto-
: -ancora lo sport? Non vai a scuola? Tanto è solo per divertimento, fare addirittura delle partite mi sembra esagerato- davvero a tutte le persone che conosco non importa delle mie vittorie?
Toni: -faccio pallavolo agonistica, è normale che faccia partite- cerco con tutte le forze di mantenere la calma.
: -andiamo, dove mai potrai arrivare?- gli occhi mi diventano lucidi dalla rabbia. Mentre come sempre una sola domanda spicca tra le altre. Perché? Perché questa cattiveria gratuita?
"Cosa ti ho mai fatto?"
Toni: -a te che importa?-
: -non voglio che diventi come tua madre, solo sogni e nessuna realtà-
Toni: -non ti permettere- sibilo a denti stretti. Possibile che ogni nostra chiamata debba finire così? Con lui che parla male di mia madre ed io che piango dalla rabbia?
: -sempre la stessa storia. Poi mi chiedo anche da chi tu abbia preso, ciao Antoinette, ci sentiamo un'altra volta, quando sarai più tranquilla, quello sport ti dà alla testa- sinceramente non so perché mi ostini ad accettare di parlare con lui. Forse spero che il suo amore verso di me possa svegliarsi. Eppure ogni volta è così. Dice che sono fuori controllo, tutti lo dicono. Eppure io sono normale, o meglio, lo sarei se non ci fosse lui e tutti i miei problemi. Ormai non mi contengo più. Le lacrime cadono sul pavimento del bagno nel quale mi sono rinchiusa. Tanto tutte se ne sono andate lasciandomi sola, perciò non ho nulla di cui vergognarmi. Non riesco a trattenere i singhiozzi che squarciano il silenzio tombale dello spogliatoio, urlando il mio dolore, un dolore che nessuno ascolta, che tutti ignorano scacciandolo come mosche che li ronzano intorno. Forse però qualcuno non lo ignora ma lo ascolta attentamente, seguendolo fino ad arrivare alla mia gabbia.
Cheryl: -che c'è, ti sei lasciata con un altro fidanzato?-
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How she saved me
FanfictionÈ difficile vivere quando nessuno ti conosce realmente. Sì insomma, neanche noi ci conosciamo perfettamente, però chi non vorrebbe accanto una persona che solo guardandoti riesce a capire quello che stai provando? Ne ho viste di persone del genere...