Volere contro potere

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Il dolore non si assume tutto subito.
"Troppo facile sennò" disse la vita.
Il dolore si deve riconoscere, deve essere odiato, temuto, talmente tanto da voler essere evitato in ogni modo.
Ci viene inalato a piccole dosi, nei momenti più inopportuni; feste, passeggiate, shopping con gli amici.
Dosi che pian piano prendono il controllo sul cuore, lacerandolo in mille pezzi.
Briciole che precipitano formando una cascata cremisi che schizza il proprio dolore da tutte le parti dell'universo.
E anche quando tutte le dosi saranno terminate, il dolore ci scuoterà sempre.
Il dolore è per sempre del resto.
Una condanna.
C.B.

Toni's pov
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza sicuramente non mia. Sbatto le palpebre e con questo movimento i ricordi vengono messi a fuoco, provocandomi un brivido lungo la schiena. Ho davvero fatto sesso con Cheryl Blossom? Mi giro sperando di trovarla addormentata, però l'altra metà del letto è completamente vuota. Come pensavo. Sospiro alzandomi e guardandomi allo specchio. Sobbalzo sentendo un dolore familiare in mezzo alle gambe. Alzo gli occhi al cielo legandomi i capelli in una coda disordinata.
"Stronza, non riesci proprio a non lasciare il segno, vero?" penso guardando il mio petto ricoperto da almeno tre segni violacei. Prendo il telefono guardando l'orario e vedo che sono le dieci. Mi precipito al piano di sotto trovandola in cucina a bere il caffè.
Toni: -cazzo, sono le dieci- si gira lentamente sgranando leggermente gli occhi.
Toni: -perché non mi hai svegliata, avevo il compito di matematica in prima ora, dio- noto che non smette di fissarmi e mi rendo conto solo ora di essere completamente nuda. Per qualche secondo rimaniamo entrambe immobili, poi mi prendo la testa tra le mani sbuffando esasperata.
Toni: -tu non hai visto niente- dico tornando veloce verso le scale.
Cheryl: -dopo ieri ho visto anche abbastanza-
Toni: -zitta!- le urlo dal piano di sopra. Scendo di nuovo, questa volta vestita con una maglietta oversize e dei pantaloncini.
Toni: -cosa dirò a quella stronza di matematica? Sarà incavolata nera-
Cheryl: -dille che non hai sentito la sveglia- la guardo sbalordita.
Toni: -mi stai prendendo per in giro?- si alza avvicinandosi pericolosamente a me, tanto che i nostri nasi possono sfiorarsi se una delle due fa mezzo passo.
Cheryl: -oppure è già tutto risolto perché qualcuno ha avvisato la scuola dicendo che stavi poco bene- mi sorride furbamente.
Toni: -menti alla scuola?-
Cheryl: -posso permettermelo. Riguardo l'allenamento, non ci andrai sennò potrebbero sorgere dei sospetti. Ti dirò degli esercizi da fare qui. E ti chiederei anche oggi di badare alla cena- mi acciglio resistendo all'impulso di roteare gli occhi.
Toni: -esci di nuovo?-
Cheryl: -già-
Toni: -sempre con la stessa persona?-
Cheryl: -a quanto pare-
Toni: -facciamo che vengo anche io-
Cheryl: -vuoi controllarmi per caso? E poi hai scuola, non puoi far tardi-
Toni: -non sono nessuno per farlo, voglio solo socializzare con altre persone. Più si sta con qualcuno, più si diventa come quella persona- dico riferendomi palesemente a lei.
Toni: -riguardo la scuola, cercherò di farmi accompagnare da qualcun altro-
Cheryl: -c'è gente che pagherebbe per vivere con me-
Toni: -ti ricordo che non sono stata io a supplicarti per vivere qui- faccio spallucce prendendo un biscotto e tornando al piano di sopra, iniziando a fare i compiti per domani, contando che dovrò stare a scuola. Ben presto Cheryl esce andando a scuola visto che deve entrare alle undici.
Approfitto della sua assenza per leggere la pagina di oggi. Il dolore. Quanto ne ha realmente dentro di sé? Dovrei chiederglielo un giorno. Alle due Cheryl non è rientrata a casa, andando direttamente in palestra e mandandomi una scheda di tutti gli esercizi da fare. Serie di addominali, piegamenti, forza gambe e braccia e resistenza correndo fino al punto dove abbiamo corso l'ultima volta. Faccio anche dei paleggi contro un vecchio muretto di un parco, giusto per non perdere la sensibilità con la palla. Alle sette torno a casa, fiondandomi subito sotto la doccia. Quel paragrafo sul dolore non osa abbandonare la mia testa. So da cosa deriva e forse tutto ciò è collegato al fatto che non si è fatta mai toccare mentre lo facevamo.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta d'ingresso che si apre. Mi volto a guardarla con i capelli perfetti, vestita con jeans e top, a quanto pare deve essersi fatta la doccia in palestra.
Cheryl: -come va?-
Toni: -bene, ho fatto tutti gli esercizi- annuisce mettendo il borsone a terra.
Cheryl: -già scelto cosa metterti?-
Toni: -sì, ho un vestito carino- annuisce di nuovo, iniziando a salire le scale.
Cheryl: -alle dieci usciamo, torneremo verso mezzanotte-
Toni: -te l'ho detto, posso farmi-
Cheryl: -mezzanotte- mi interrompe glaciale prima di scomparire dalla mia vista. A quanto pare qualcuno l'avrà fatta incazzare a scuola. Alle dieci precise siamo già in macchina, con il silenzio che preme come un mattone sulle nostre teste. Non appena mi ha vista con il mio vestito ha spalancato leggermente gli occhi però non ha detto niente. Orgogliosa come sempre.
Toni: -com'è che in questi giorni hai così voglia di uscire?- dico ad un tratto non riuscendo a rinchiudere le parole in una gabbia. Alza un sopracciglio non staccando gli occhi dalla strada.
Cheryl: -non ti sembro una che va in discoteca?-
Toni: -mi sembri una che non ama la gente, nonostante si trovi a suo agio con essa-
Cheryl: -mh-
Toni: -quindi?-
Cheryl: -mi va-
Toni: -bella risposta- dico sarcastica sbuffando.
Cheryl: -i luoghi affollati mi portano lontano dai pensieri inutili, sentimenti, emozioni in generale- arriviamo al locale e subito la musica prorompe dalle finestre. Cheryl esce dalla macchina senza aspettarmi ed entra venendo subito abbracciata da una persona che riconosco fin troppo bene.
Minerva: -guardate chi abbiamo qui- dice voltandosi verso altre persone che iniziano a fischiare vedendo la rossa. Contraggo la mascella sentendomi completamente a disagio. Mi siedo su una sedia in disparte, abbastanza lontano da non dover conversare con nessuno, ma abbastanza vicino da sentire quello che dicono.
Minerva: -Cher, allora? Chi hai portato?-
Cheryl: -solo la ragazza che vive con me, la madre è in viaggio e non aveva nessuno con cui lasciarla- alzo gli occhi al cielo, rifiutando una sigaretta da un ragazzo che sembra tutto tranne che sobrio.
Minerva: -ah sì?- percepisco della gelosia nella sua voce. Cheryl annuisce.
Minerva: -ed è-
Cheryl: -balliamo?- dice interrompendola e guadagnandosi un'occhiata maliziosa da parte dell'altra. Vanno in pista strusciandosi l'una sull'altra, tanto che mi viene da vomitare. Era meglio restare a casa. Vado al bancone e chiedo al barista uno shot.
: -quale?-
Toni: -il più forte che avete-
: -brutta giornata?-
Toni: -più o meno- dico con un sorriso amaro. Mi scopa e va subito da un'altra. È questo il prezzo da pagare per stare in sua compagnia? Devo dire che invidio Minerva. Erano fidanzate ufficialmente, perciò poteva considerare Cheryl, sua. Chissà se è mai stata di qualcun altro o se da allora è solo fine a sé stessa. O meglio, si è mai considerata di qualcuno? Si è mai aperta veramente con qualcuno?
: -tieni, non bere troppo, non voglio gente che vomita nel mio locale- annuisco sorridendogli e buttando tutto giù tutto il liquido. Spalanco gli occhi.
: -com'è?-
Toni: -sincero? Fa schifo, però sveglierebbe un morto-
: -lo prendo come un complimento- dice sparendo in quella che dovrebbe essere una sorta di magazzino. Torno al mio posto guardando il telefono, visto che non ho decisamente niente di meglio da fare. Alzo un attimo lo sguardo e rivedo l'immagine di ieri sera, solo in diretta. Lingue intrecciate, mani sui glutei, respiri affannati. Mi si avvicina un ragazzo che mi sorride genuinamente. Avrà visto il mio sguardo verso quelle due?
Eric: -balli?- dice porgendomi la mano.
Toni: -perché no- mi porta in pista mettendo delicatamente le mani sui fianchi, senza sfiorare punti sensibili.
Eric: -come ti chiami?-
Toni: -Antoinette, però chiamami Toni, suona meglio-
Eric: -Eric- gli sorrido mettendogli le mani dietro il collo e ballando lentamente visto che è partita una canzone da lento. Porta avanti la conversazione e riesco a distrarmi da Minerva e Cheryl che continuano a ballare. È di Los Angeles, ha un anno in più di me ed è qui dal suo amico. Gioca anche lui a pallavolo come centrale e la loro squadra giocherà ai nazionali l'anno prossimo. Capelli castani, occhi verde scuro, il tipico ragazzo che vorrebbero tutti. Continuiamo a ballare senza sosta finché una mano non si frappone tra me e lui. Mi giro di scatto verso la rossa che mi guarda accigliata.
Cheryl: -andiamo Cenerentola, è mezzanotte- il ragazzo la guarda divertito.
Eric: -andiamo, stavamo parlando- si volta lentamente verso di lui, squadrandolo dalla testa ai piedi.
Cheryl: -quindi?-
Eric: -posso sempre accompagnarla io- dice tranquillamente e lo ringrazio immediatamente con lo sguardo. Non lo conosco eppure mi sembra affidabile, però Cheryl non accetterà mai di lasciarmi con lui.
Cheryl: -è la tua ragazza? No, quindi faccio io-
Eric: -perché è la tua? Nel caso me ne vado subito-
Cheryl: -sono responsabile di lei-
Toni: -dammi le chiavi della macchina, a te può sempre accompagnare Minerva visto che vi state divertendo così tanto- dico acida. Mi guarda e scoppia a ridere. Perché deve sempre fare la figura della psicopatica?
Cheryl: -scusala, la ragazzina ha una fervida immaginazione- dice ad Eric. Si volta poi verso di me.
Cheryl: -ti aspetto in macchina- fa un cenno a Minerva ed esce dalla discoteca.
Toni: -devo andare a quanto pare-
Eric: -aspetta, tieni il mio numero. Nel caso ti trasferissi a Los Angeles magari potremmo incontrarci di nuovo- mi sorride sincero e salvo rapidamente il numero. Lo saluto con la mano ed esco rapidamente dal locale. Cerco con lo sguardo la macchina di Cheryl e all'improvviso sento il suono di un clacson. Una volta, poi un'altra ancora.
Toni: -dio, fa' silenzio- dico lasciandomi cadere sul sedile.
Cheryl: -mezzanotte e un minuto- dice lanciandomi un'occhiataccia. Mette in moto e la mia mente si aggrappa disperatamente alla mia parte logica ancora non contaminata dall'amore. Quella parte incisa da perché e graffiata da domande che la attraversano come le spine di un roseto. Quella parte che, forse, potrebbe ancora salvarmi.
Toni: -accosta-
Cheryl: -ti senti male?- non le rispondo e lei si ferma accanto ad un marciapiede voltandosi a guardarmi.
Cheryl: -allora?-
Toni: -Cher, davvero, cosa sta succedendo tra noi? Cosa siamo? Cosa non siamo? Io non sto più capendo niente, davvero. Mi usi e basta oppure ti stai-
Cheryl: -io non mi innamoro- dice interrompendomi. Sospiro.
Toni: -allora perché? Perché mi baci, perché cerchi sempre di avere a che fare qualcosa con me, perché hai fatto sesso con me?- resta in silenzio. Non nega. Ma non afferma.
Toni: -non ti innamori o non vuoi innamorarti?- noto che le sue pupille di dilatano leggermente.
C'è una grande differenza tra il potere e il volere. Il primo comporta una serie di circostanze che non comandiamo noi, è così e basta. Il volere si può cambiare certo, però ha solo due opzioni, o si vuole o no, determina quella persona e la sua vita. Il volere distrugge, perché se si vuole veramente qualcosa, si farà di tutto per ottenerla, condizionando anche la propria esistenza. È il volere che determina il potere. È il volere che cambia quelle circostanze delle quali parlavo prima, ed è il volere che mi sta distruggendo lentamente, come un tarlo inesorabile che scavalca tutte le mie fortezze con una facilità impressionante, senza che io possa fare niente per cambiarlo.
Cheryl: -una volta fatto un giuramento non l'ho mai distrutto. Mi sono promessa di non innamorarmi, perché dagli undici anni mi è stata tolta la possibilità di provare almeno per una volta l'amore vero e non solo l'amore che consiste nel violentare una persona. Mi sono promessa di non innamorarmi perciò si, non voglio innamorarmi- dice con tono neutro che vorrei strapparle per far uscire almeno una goccia di emozioni. Distrutta. In un modo talmente potente da renderla così unica. Il dolore ci riempie di sfaccettature solo nostre. Come lo viviamo, come lo attraversiamo, e se non lo attraversiamo, come ci conviviamo. E lei ne è così piena. Ha un freddo enorme, il cuore una montagna inesplorata, all'apparenza così inospitale che nessuno ci si è mai addentrato. Eppure sa riscaldare la mia anima. La riscalda talmente tanto da infuocarla, dannarla, riempirla di un sentimento così nuovo anche per me. È come l'acqua. Abbastanza da darti la vita è talmente forte da togliertela e farti sprofondare. Ed è un peccato che per lei io non sia importante, perché nei miei sogni, sono sempre la sua priorità.

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