Toni's pov
Il buio. La notte. Quel silenzio che non ti dà pace. Tutto sembra così confuso eppure così nitido.
Mi guardo intorno vedendo uno specchio solitario appeso in stanza. Mi dirigo verso di esso, lentamente, non percependo neanche i miei piedi nudi sul pavimento freddo. Perché non sento nulla? In breve capisco che non sono io a comandare il mio corpo. Cosa mi sta succedendo? Continuo ad avvicinarmi allo specchio posizionandoci gli occhi. Sbatto più volte le palpebre, però il mio riflesso non arriva. Alzo una mano sventolandola davanti a quello che dovrebbe essere il mio riflesso ma che invece mostra soltanto la camera dietro le mie spalle.
: -a quanto pare neanche lo specchio vuole rifletterti- mi giro di scatto e vedo lui, il fantasma della mia vita che ho visto soltanto nelle foto ma che ora mi appare davanti agli occhi, stagliandosi minacciosamente davanti a me. La sua frase rimbomba nello spazio circostante facendomi bruciare le orecchie per la rabbia e per quel suono altissimo.
Toni: -cosa ci fai qui? Perché?-
: -non cambierebbe molto se io fossi qui o meno- stringo i pugni, o almeno percepisco di stringerli visto che il mio corpo è capitanato da una forza a me sconosciuta.
Toni: -perché? Perché vieni qui? Perché nei sogni e non nella vita reale?-
: -guardati. Non ti ho mai voluta e ho fatto bene ad andarmene da te e da quella pazza di tua madre- questa volta le parole rimbombano più a lungo, in modo innaturale, inquietante.
Toni: -sei solo un vigliacco- la sua espressione non cambia mai, come se fosse impressa su un pezzo di marmo.
: -davvero credi di essere chissà chi? Semplicemente guardati, se sono un vigliacco io, lo sei pure tu- mi mostra il puro disprezzo. Un disprezzo che fa male, che mi lacera il petto.
Toni: -io non sono come te- rimane impassibile.
Toni: -non sono come te- continuo a gridare, più e più volte, con le lacrime agli occhi, mentre la sua immagine inizia a dissolversi. Io non sono come te.
Brividi, freddo dappertutto, respiro irregolare, gola secca. Apro gli occhi di scatto mettendomi a sedere sul letto, notando che la luce è accesa e che il mio letto è occupato da lei che mi guarda abbastanza preoccupata.
Cheryl: -Toni?- rimango a fissare il vuoto, con quell'incubo che ancora mi pulsa in testa, mentre le lacrime scendono lungo le mie guance andando a depositarsi sulle lenzuola.
Cheryl: -andiamo- mi prende la mano e mi fa cenno di seguirla. Non oppongo resistenza, non ne ho le forze, quella visione è come se mi avesse risucchiato ogni emozione possibile ed immaginabile. Entriamo in camera sua, lei si sdraia e mi intima con lo sguardo di fare lo stesso. Continuo a singhiozzare e anche se mi sembro completamente ridicola, almeno per adesso, non comando io il mio corpo, ma quell'incubo. Mi sdraio accanto a lei.
Toni: -posso appoggiarmi a te?- chiedo a bassa voce. Ridacchia come ogni volta che faccio una domanda che per lei risulta stupida. Mi mette un braccio intorno alla vita, mentre io poggio la testa sulla sua spalla, inalando il suo odore che riesce sempre a farmi sentire protetta.
Cheryl: -che hai sognato?- mi chiede dopo qualche secondo trascorso in completo silenzio.
Toni: -mio padre-
Cheryl: -cosa faceva?-
Toni: -ha detto che non sono abbastanza, che ha fatto bene ad abbandonare me e mia madre. Diceva che fossi una vigliacca, come lui- non risponde continuando ad accarezzarmi il braccio con lenti movimenti.
Toni: -lo sono?-
Cheryl: -credi di esserlo?-
Toni: -non è la risposta alla mia domanda-
Cheryl: -no, non lo sei-
Toni: -perché?-
Cheryl: -semplicemente non lo sei- quelle quattro parole risultano più efficaci di un qualsiasi discorso di conforto che avrebbe potuto fare mia madre o qualsiasi altra persona. Le prendo la mano iniziando a giocherellare con le sua dita, mentre lei mi lascia fare, come un predatore dormiente. Ormai mi sono calmata, le lacrime hanno smesso di costeggiare le mie gote e tutto sembra essersi risolto, però una domanda che ormai ho messo da parte fin troppe volte non mi dà pace. La domanda riguardo tutto questo. Riguardo me e lei. Riguardo tutto quello che sta succedendo e non. Una domanda che ormai, arrivate a questo punto, non riesco più ad ignorare. Lei a quanto pare sarebbe capace di posticipare questo discorso per settimane, però io ho sempre sentito il bisogno di sapere tutto e subito, senza vivere con il dubbio.
Toni: -Cher-
Cheryl: -sì?- mi metto a sedere voltandomi verso di lei e squadrando il suo viso illuminato dalla tenue luce della lampada posta sul comodino.
Toni: -perché siamo qui?-
Cheryl: -perché hai avuto un incubo e mi sembrava necessario farti calmare in qualche modo-
Toni: -sai che non intendo quello- continua a fissarmi.
"Voglio sapere a cosa pensi quando mi guardi. Voglio sapere cosa succede quando l'autunno incontra l'estate. Voglio sapere se anche il tuo cuore batte all'impazzata quando i nostri occhi si sfiorano. Voglio sapere se provi gioia nel parlarmi così come la provo io, perché per me, anche se la mia giornata è stata un totale schifo, parlare con te anche per un secondo mi fa sentire meglio. Voglio sapere cosa provi. Non nego che spesso il tuo silenzio mi uccide. Forse perché odio il silenzio in generale, forse perché odio solo il tuo. Parlami. Raccontami di te. Te l'ho detto così tante volte eppure continui ad evitare le mie domande. Ho notato che eviti tutto. Le emozioni, i sentimenti, le persone, ogni cosa che potrebbe renderti vulnerabile. Però, almeno con me, lasciati andare, rimuovi quella corazza una volta per tutte e dammi la tua fiducia. Quella fiducia che nessuno ha ancora meritato. Quella fiducia che tieni così strettamente. E so che forse non me la merito e hai ragione tu a non darmela, eppure io voglio solo il meglio per te. Parlami"
Faccio un ultimo respiro prima di riparlare.
Toni: -cosa siamo?- potrebbe essere solo una mia impressione però sento il suo respiro diventare più irregolare. E poi pronuncia quella parola. Quella parola alla quale avevo cercato di non pensare, quella parola che avevo nascosto tra tutte le altre.
Lo dice nonostante minuti prima mi abbia portata in camera sua perché ho avuto un incubo.
Cheryl: -niente- il mio cuore perde un battito, oppure smette completamente di battere. La mia vista si offusca. Niente. Eppure ci sono così tanti tipi di niente. Un niente può contenere più cose di quante si pensano. Può contenere tutto o appunto niente. Dipende da come lo si pensa, da come lo si percepisce. Può essere un niente pieno che però non si ha il coraggio di esprimere oppure un niente vuoto che di solito non si fa problemi ad uscire. Quindi noi, quale niente siamo? E soprattutto, siamo tutto o niente? Mi alzo a sedere e successivamente mi alzo completamente dal letto, abbandonando quella posizione sul suo collo che se prima mi sembrava così accogliente, ora è diventata una landa completamente desolata.
Cheryl: -dove vai?- mi chiede.
Toni: -in camera mia- faccio un passo, sperando che lei mi fermi e mi baci come sempre, però il suo passo non arriva ed io mi abbandono a quella sensazione di niente. Chiudo la sua porta appoggiandomi su di essa con la schiena. Perché in fondo forse, io ho solo bisogno che lei mi ami, nonostante tutto, nonostante il suo dolore.
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How she saved me
FanfictionÈ difficile vivere quando nessuno ti conosce realmente. Sì insomma, neanche noi ci conosciamo perfettamente, però chi non vorrebbe accanto una persona che solo guardandoti riesce a capire quello che stai provando? Ne ho viste di persone del genere...