Toni's pov
E forse va a finire sempre così, però è la fine che mi piace. Le nostre labbra unite insieme, mentre si assaporano a vicenda. Forse è stata la prima volta che ha mostrato della dolcezza nei miei confronti. Ci stacchiamo con le labbra leggermente arrossate.
Toni: -questo è come sempre la risposta ad ogni mia domanda?-
Cheryl: -le domande stupide non meritano risposta- alzo gli occhi al cielo. Ed ecco che dopo un attimo di dolcezza, torna il diavolo che è in lei.
Toni: -cosa siamo è una domanda tanto stupida?- sbadiglia alzandosi dal divanetto.
Cheryl: -sì, ricordati di posare il bicchiere nel lavandino. Buonanotte- e con questo rientra in casa lasciandomi sola nella notte. Forse ha ragione, è una domanda stupida. Lei, un'allenatrice ed ex atleta professionista. Io, studentessa del liceo che gioca a pallavolo solo perché è l'unica cosa che la rende felice. Dov'è lei e dove sono io? Due livelli diversi tra i quali c'è un abisso. Un abisso che non riuscirò mai a riempire. Sospiro finendo di bere il liquido nella tazza e rientro anche io in casa. La sua apatia mi uccide. Tutto di lei mi uccide, ma allo stesso tempo mi tiene in vita. È il mio veleno e il mio antidoto. La sua porta è chiusa. Attraverso il corridoio sdraiandomi di nuovo sul mio letto ormai freddo. Quanto vorrei che a volte fosse diversa. Che non avesse paura. Che mi permettesse di aiutarla, anche un minimo. So che non posso offrirle tanto, perché anche io ho solo vuoti dentro di me. Vuoti creati dalle persone, da mancanze che non sono mai state riempite. Non voglio aiutarla perché è la cosa giusta da fare oppure per ricambiare tutto quello che ha fatto per me, voglio farlo perché vederla felice renderebbe felice anche me. Finché lei sorriderà, cercherò di farlo anche io, anche a costo di crollare. Forse mi sto uccidendo da sola. Però mi rende così felice tutto sommato. Una droga. So che mi farà male, però non riesco a stare senza. Chiudo gli occhi, cercando di evitare la sua figura stagliata davanti a me che è solo frutto della mia immaginazione. Abbraccio il cuscino e cerco di prendere sonno.Mi alzo a sedere sul letto guardando fuori dalla finestra. Diluvia. Parte un tuono e sobbalzo. Ho sempre odiato la pioggia, con ogni cosa bagnata e un freddo che entra fin dentro le ossa. Credo sia più un clima da Cheryl. Vado in cucina dove lei sta già preparando la colazione. Odore di pancake mischiato a caffè e succo di frutta.
Toni: -hey-
Cheryl: -ciao- mi siedo su una sedia guardandola mentre finisce di versare l'impasto rimasto nella padella e poi girare il pancake perfetto mettendolo su un piatto. Si siede bevendo lentamente il caffè.
Toni: -a che ora è la partita?-
Cheryl: -mezzogiorno, non andrai a scuola sennò non farai in tempo a prepararti-
Toni: -tu invece?-
Cheryl: -ho solo due lezioni, tornerò alle dieci- mordo un pancake inzuppandolo nello sciroppo d'acero e guardando lei che mi fissa divertita.
Toni: -che c'è da ridere?- non mi risponde e smette di ridere, però noto comunque lo sguardo divertito che le incornicia il viso.
Toni: -tu non mangi piuttosto?-
Cheryl: -non mangio la mattina-
Toni: -perché?-
Cheryl: -oggi fai troppe domande- il tono di voce non è infastidito, forse mi sta trattando bene per farsi perdonare dopo ieri, però non ce la vedo come una alla quale importi il perdono di una persona, soprattutto se si tratta di una sua studentessa.
Toni: -sei tu che non mi racconti mai nulla- poggia la tazza nel lavandino e va a prepararsi al piano di sopra. È la prima volta che resto da sola in questa casa. Di solito siamo sempre state insieme, ora invece mi lascia letteralmente tutto il suo regno. Forse anche questo è un test, però non voglio pensarci. Dopo qualche minuto scende perfettamente vestita, con i capelli pettinati perfettamente.
Cheryl: -ci vediamo dopo- non faccio in tempo a rispondere che si richiude la porta alle spalle lasciandomi sola. Ogni volta che se ne va, dentro di me si crea una mancanza enorme, un vuoto che si riempie solo se c'è lei nelle vicinanze. Finisco la mia colazione solitaria. Mi sembra maleducato o addirittura cattivo dirlo però, se non vuole parlarmi lei, forse lo faranno le sue cose. Controllo che la macchina sia sparita dal vialetto e vado in soggiorno. Controllo ogni singola coppa. Nazionali 2018. Nazionali 2019. Nazionali 2020. Nazionali 2021 Da quando è entrata nella squadra nazionale, tutti i trofei sono stati vinti da loro. In ogni torneo che ha partecipato, non ne ha perso uno. Era fortissima. Ha ricevuto decine di inviti dalle squadre estere e li ha rifiutati tutti perché si era affezionata troppo alla sua squadra. Il miglior membro, le migliori alzate della nazione e anche del mondo visto che hanno vinto anche un torneo mondiale. E ha rifiutato tutto questo per uno stupido infortunio? Com'è possibile? Per una banale slogatura mollare tutto? Non riesco proprio a spiegarmelo, non rientra proprio nei modi di Cheryl una cosa del genere, quindi cos'è successo realmente? La paura di farsi male di nuovo? Qualcuno le ha detto qualcosa? È forse questo il motivo per cui è diventata così apatica nei confronti di tutto e tutti? So che prima non era così, del resto non si può nascere apatici e menefreghisti. Lo si può diventare ed essere per tutta la vita, ma c'è sempre un perché. Quindi mi chiedo, perché ha mollato la pallavolo? Decido di compiere un passo forse più grande della gamba, però voglio rischiare. Se non rischia lei a parlarmi e confrontarsi con me, allora lo farò io cercando nell'unico spazio che non ho ancora avuto modo di controllare: la sua stanza.
"Tu mi rubi baci ed io cerco solo di rubarti qualche informazione, un patto equo" almeno credo.
Salgo lentamente le scale combattendo con una parte di me che mi dice di farmi i fatti miei e non violare la sua privacy e l'altra che mi dice che se voglio conoscerla a fondo, devo fare questo passo, che lo voglia o meno. Apro la porta ritrovandomi la sua camera con una parete rossa e la maggior parte dell'arredamento nera. Anche qui si vede il suo amore per il colore rosso, un altro mistero che voglio scoprire. Non c'è niente di particolare, solo dei cassetti e un guardaroba pieno zeppo di vestiti. Non è possibile che non abbia neanche un segreto da raccontare qui dentro. Mi sento una persona orribile, lei si è fidata di me ed io la tradisco in questo modo.
Decido di tornare in camera anche se non ho trovato nulla. Basta pretendere di scoprire il suo segreto se continua a celarlo con tutte le sue forze. Mentre mi accingo a sdraiarmi sul letto, mi cade il telefono vicino la scrivania. Non l'ho usata molto da quando sono qui, non ho neanche aperto i cassetti. Riprendo il telefono e sto per continuare il mio percorso verso il letto, quando riprendo il pensiero di poco fa. Non ho neanche aperto i cassetti. Mi fermo di botto spalancando gli occhi. Non è possibile, non può aver fatto un passo falso del genere. Mi siedo a gambe incrociate sul tappeto mentre la mia mano apre tremante il cassetto. Mi sporgo leggermente e vedo che è vuoto. Continuo ad aprire gli altri due, arrivando poi al quarto ed ultimo. Lo tiro leggermente e noto che è più pesante degli altri, infatti mentre si apre scricchiola leggermente. Ed in men che non si dica, mi appare davanti agli occhi un'enorme quantità di carte varie, documenti, riviste intagliate, e guardando bene, vedo che sono tutti ricordi ammucchiati in quel cassetto ed eliminati dal mondo.
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How she saved me
FanfictionÈ difficile vivere quando nessuno ti conosce realmente. Sì insomma, neanche noi ci conosciamo perfettamente, però chi non vorrebbe accanto una persona che solo guardandoti riesce a capire quello che stai provando? Ne ho viste di persone del genere...