Toni's pov
Sarà stato quattro anni fa. Quattro anni da quell'episodio che ogni giorno ricordo con le lacrime, sdraiata nel letto con le coperte tirate fin sopra la testa. Quattro anni in cui la paura di avere sbagliato qualcosa mi ha torturato ogni giorno. Quattro anni che ogni ora, questo pensiero era lì a colpirmi la mente e il cuore, distruggendomi istante dopo istante. Mia madre ed io, da sole, in una clinica. Per fare cosa poi? Un test del dna per confermare o meno che io sia realmente la figlia di mio padre. Assurdo vero? Un padre che rinnega la propria figlia. A quell'epoca ero ancora troppo piccola per capire quello che si nascondeva dietro a quel test, tutte le emozioni e le insicurezze che ne sarebbero derivate, invece l'unica emozione che provavo al momento era la rabbia per aver saltato l'allenamento di pallavolo. Percorriamo il piccolo giardino della clinica, e ad un tratto vedo un uomo correre nella direzione opposta alla nostra, il cappuccio abbassato, le mani in tasca. Non riesco a vedere neanche il suo volto. Si allontana, passo dopo passo, in quella giornata nuvolosa. Alzo lo sguardo verso mia madre e vedo che segue l'uomo che sta correndo. O meglio, scappando. Scappando da quella presenza che ha rinnegato solo qualche ora prima. Scappando da quell'essere che non vuole, che non ha mai voluto vedere né sentire.
È tuo padre. Le parole di mia madre mi arrivano come una valanga di neve. Perché sta scappando? Cosa ho fatto di male? Sono stati questi i due pensieri che hanno fatto capolino nella mia mente. Mi sono fermata ad osservare il punto in cui prima c'era lui, la persona che è da sempre mancata nella mia vita e che ho sempre sognato di conoscere, soprattutto da bambina.
Chissà com'è avere un padre. Sempre la stessa domanda e sempre quel silenzio nella mia testa che prende il posto di una risposta. A tredici anni ho iniziato a prestare più attenzione ai ragazzi che uscivano da scuola e venivano accolti dai propri padri con grandi abbracci e pacche sulle spalle. Li guardavo, in silenzio, in disparte, come un fiore cresciuto tra le crepe di un marciapiede. Tutti abbiamo un fantasma nella nostra vita, una persona che sappiamo che c'è, invece è così distante che non riusciamo neanche ad immaginarlo. Non distante chilometri, ma pensieri. Distante pensieri e pensieri. Se si possono usare i metri come unità di misura perché non i pensieri? Quella persona per te è il primo pensiero appena ti svegli, l'ultimo prima di addormentarmi, ogni cosa ti ricorda o ti fa pensare a lei, anche se non l'hai mai conosciuta.
Tra me e mio padre, se si può chiamare così, c'è una distanza enorme. Una distanza che non verrà mai abbattuta. Perché entrambi non vogliamo abbatterla. Viviamo le nostre vite, come se non avessimo un padre e una figlia. E fa male pensare che la persona che dovrebbe volermi più bene di tutti, non abbia voluto vedermi neanche una volta, lasciandomi per tutti gli anni della mia vita con un'infinità di domande alle quali non avrò mai una risposta. Un'infinità di lacrime che non avranno fine, un'infinità di tristezza che alla fine finirà per convivere con me. Ha lasciato un'impronta indelebile, che non verrà mai cancellata. E mi dicono di andare avanti, lasciar stare, soprattutto perché non conosco quella persona, ma è davvero così facile? Non pensare al fatto che da qualche parte, c'è mio padre, l'uomo che ha contribuito alla mia nascita e che è sparito ancor prima che i miei occhi vedessero la luce del sole? Non pensare a quell'abbraccio di due braccia possenti e muscolose che mi proteggono e mi nascondono dal mondo intero quando ho paura? Non pensare ad addormentarmi in macchina e poi venir portata in braccio fino a casa?
Non pensare a tutti i buon compleanno, buon natale e ti voglio bene mai detti e mai ricambiati con un sorriso amorevole? Peccato però che tutti questi pensieri continueranno a perseguitarmi, facendomi girare la testa, facendomi piangere, sentire sbagliata. E proprio da questi pensieri sono nati la mia paura di fallire, di non essere la migliore, perché ho sempre voluto dimostrargli che ha rifiutato una persona fantastica, che anche senza di lui sono forte, che non ho bisogno di un padre, ma quante notti a piangere in silenzio avrei voluto trascorrere con lui, magari in una tenda in giardino a mangiare schifezze e ridere fino ad avere dolore alla pancia? E invece ha preferito sparire, senza vedere quegli occhi che gli avrebbero sorriso tutto il tempo oppure quelle braccia che magari un giorno gli avrebbero alzato un palleggio in spiaggia, mentre avremmo giocato con le onde del mare e le nostre risate come unico suono di quella vita che per me sarebbe stata perfetta. Forse, se non fosse stato per la sua mancanza, il mio libro della vita avrebbe più di pagine colorate. Forse alcune notti in bianco le avrei trascorse con un sorriso, ricordando i momenti passati insieme. Forse non avrei avuto così paura di fidarmi delle persone e l'ansia di essere abbandonata da tutti prima o poi. Vorrei odiarti alla follia papà. Dirti che mi hai rovinato la vita, mi hai cambiata, non mi hai fatta crescere come la tua piccola bambina sorridente che avrebbe superato ogni difficoltà tenendoti per mano. Vorrei dirti che potevi fare di meglio invece che nasconderti e scappare da me per chissà quali paure. Vorrei dirti che non sai quante volte speravo in un tuo messaggio o in un tuo buon compleanno che non è mai arrivato. Voglio che tu sappia di essere la fonte delle mie paure, delle mie insicurezze, delle mie lacrime. Vorrei raccontarti di quelle infinite volte in cui ho desiderato che ci fossi a calmare mamma quando si arrabbiava. Vorrei dirti un sacco di cose, ma a te non importerebbe, così come non te n'è importato di lasciarmi con un vuoto enorme già dalla nascita. Voglio sentire come ci si sente ad avere un padre. Vorrei poterti odiare, ma è possibile odiare qualcuno che non si conosce? Una persona con la quale non hai mai parlato, della quale non sai neanche l'intonazione della voce, della quale non hai mai guardato gli occhi? È possibile odiare un fantasma?
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How she saved me
FanfictionÈ difficile vivere quando nessuno ti conosce realmente. Sì insomma, neanche noi ci conosciamo perfettamente, però chi non vorrebbe accanto una persona che solo guardandoti riesce a capire quello che stai provando? Ne ho viste di persone del genere...