In gabbia

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Toni's pov
Dopo quell'episodio del sale, ci siamo messe a mangiare in un silenzio tombale. Con lei si può star certi di vivere più silenzi che conversazioni. A quanto pare ama il silenzio e odia che qualcuno possa infastidirla. Preferisce restare nella sua comfort zone fatta di calma, silenzio e buio. Credo che dentro di sé abbia una moltitudine di colori che però preferisce nascondere con il nero e il grigio. Credo che nessuno la conosca realmente. Come me del resto. Due persone che vivono nel mondo ma sono sconosciute a tutti, forse anche a loro stesse. Due ombre che si aggirano agili nella vita cercando di andare avanti, di combattere contro tutto e tutti. Stanche di essere forti, di farcela sempre, far vedere che tutto sommato sono ancora in piedi. Stanche di farsi scivolare addosso ogni cosa e nascondersi dietro a quei tutto bene o lascia stare in risposta a dei come stai? Che non sono pronti a ricevere una risposta sincera. Due ombre stanche di ridursi in momenti difficili per capire chi sia davvero importante in questa vita. Ma soprattutto due ombre che si sono costruite da sole, pezzo dopo pezzo, buio dopo buio, costruendo mura dalle quali è impossibile fuggire. Hanno cercato di abbellirle, per di non farle sembrare tanto una prigione, ma un luogo di sicurezza e tranquillità. Eppure sono delle mura che ti impediscono di vivere, sono e saranno sempre una prigione, per quanto possano essere belle. Perché ormai l'ho capito. Lei ed io siamo due persone uguali, forgiate da due artigiani diversi. Due artigiani che però in qualche modo erano legati tra loro. Dopo quei pensieri, voglio farla uscire dalla sua fortezza, seppur di uno spiraglio.
Toni: -vedi? Non sono completamente una frana- cerco di rompere il ghiaccio, o meglio, di scioglierlo, per vedere cosa si nasconde dietro quel freddo glaciale, oltre il quale non è andato nessuno.
Cheryl: -se lo dici tu-
Toni: -dai, non ho fatto niente di che, non sono neanche caduta per le scale- dico facendo il broncio.
Cheryl: -è solo il primo giorno-
Toni: -vuoi che io caschi per le scale?- dico fingendomi sorpresa. Alza lo sguardo verso di me.
Cheryl: -una seccatura in meno- mi guarda poggiando la testa sulla mano, come un felino divertito mentre guarda la sua preda spaventata.
Toni: -bene, vado in camera- mi alzo da tavola nello stesso istante in cui lei si mette davanti a me.
Cheryl: -dimentichi il dolce- la guardo confusa e stranita allo stesso tempo. Solleva il braccio passandomi una mela. Sbatto le palpebre più volte maledicendomi internamente. 
Toni: -che gentile- dico prendendo la mela ed andando al piano di sopra. Mi sdraio dando un morso al frutto. Devo calmarmi e pensare. Ora che viviamo addirittura nella stessa casa, devo nascondere ancora meglio le mie emozioni. Non voglio rovinare il nostro bel rapporto e poi so quanto possa allontanarsi facilmente dalle persone, perciò non voglio che passassimo dal vivere insieme al non parlarci proprio. Il mio telefono vibra e vedo che è mia madre.
: -tesoro, sono atterrata ora, tu come stai? Tutto bene?-
Toni: -sì, tutto apposto, sto da Cheryl-
: -bene, bene, sono contenta, ora vado che devo farmi accompagnare al nuovo posto di lavoro, divertiti- divertiti. Dove pensa che sia, ad un parco divertimenti?

Sono le sei e sento dal piano di sotto un rumore familiare. Palle che vengono colpite. È da pranzo che non ci parliamo, a quanto pare ha voluto lasciarmi i miei spazi, cosa che ho apprezzato molto. Mi alzo dal letto e scendo in salotto vedendo la televisione accesa e una partita di pallavolo in corso. Scorgo Cheryl sdraiata sul divano, con un braccio sotto la testa e la faccia corrucciata. I capelli leggermente spettinati le ricadono sulla fronte. Chissà se sono così morbidi come sembrano.
Toni: -hey- rivolge i suoi occhi verso di me squadrandomi attentamente prima di rispondere.
Cheryl: -ciao- mi siedo sul bordo del divano. Non staccando gli occhi dalla televisione. È la diretta di una partita del torneo che stiamo giocando in questa settimana.
Cheryl: -puoi anche sdraiarti sai?- dice facendomi posto È un divano letteralmente enorme, perciò ci stiamo perfettamente entrambe. Si sdraia dietro di me visto che è più alta, sennò mi coprirebbe tutto lo schermo.
Toni: -è la prossima squadra contro la quale giocheremo?-
Cheryl: -già- annuisco non staccando gli occhi dallo schermo. Come sempre mi concentro subito sull'alzatore. Fa delle alzate che non sono male, però a volte, quando cerca di fare delle veloci spinge la palla troppo velocemente e le sue compagne non riescono a schiacciare con precisione. A quanto pare non conosce la rapidità della propria squadra. Passo poi agli altri membri della squadra, esaminandole una ad una, e alla fine arrivo alla conclusione che è una squadra fattibile. Le nostre schiacciate sono più precise e il nostro libero più efficace.
Toni: -possiamo batterle no?-
Cheryl: -mh mh- mi giro verso di lei che rimane con gli occhi fissi sullo schermo, non prestandomi attenzione.
Toni: -mh mh?- dico imitandola.
Cheryl: -la partita è sabato, spero che le tue compagne non passino il venerdì sera tra feste e balli-
Toni: -io non sono nell'elenco?- 
Cheryl: -tu? Alle feste?- dice divertita. Più di una volta le ho raccontato del mio odio verso i luoghi rumorosi e più di una volta la sua risposta è stata il silenzio. Non pensavo che mi stesse ascoltando e invece.
Toni: -ieri ci sono stata, mi hai pure vista- mi pento subito di aver pronunciato questa frase. Ora se ne uscirà con una battutina sul perché io sia scappata dopo averla vista. Perché non sto mai zita.  
Cheryl: -ma non mi dire- bene, ha preferito andare sulla strada dell'ignorarmi. Sbuffo girandomi di nuovo verso la TV. Stanno per finire il secondo set. Per un secondo alzo la testa e rimango a bocca aperta. Sulle mensole sopra la tv, che prima erano in ombra ma che ora vedo benissimo, ci sono decine di coppe. Le guardo una ad una, scattando poi a sedere appoggiandomi con una mano sul divano per restare in equilibrio.
Cheryl: -ti ricordo che non sei trasparente-
Toni: -mio dio, sono tantissime- non risponde perciò mi volto a guardarla e noto che ha lo sguardo fisso sul divano.
Toni: -Cheryl, le tue coppe- dico dolcemente avendo paura di come possa reagire.
Cheryl: -quindi? Se vuoi te le regalo visto che ti piacciono tanto- rimango spaesata da quell'affermazione, come se mi avessero appena tirato uno schiaffo.
Toni: -cazzo, ma sul serio non ti importa? Le hai vinte tu, con queste fottute mani- dico prendendola per i polsi e scuotendoli davanti a lei. Lei mi lascia fare senza opporre resistenza.
Di sicuro starà pensando a quanto io sia ficcanaso e fastidiosa. Sono stanca della sua ribellione verso la pallavolo. Voglio sapere perché. Voglio abbattere la gabbia in cui custodisce quel segreto.
Cheryl: -sono solo pezzi di metallo- libera le mani dalle mie e dopo aver spento la tv, va al piano di sopra e sento la porta della sua camera chiudersi. Solo pezzi di metallo. Peccato che quelle coppe rappresentano tutto il suo lavoro, la sua passione, la felicità che aveva nel momento in cui le ha ricevute. Davvero il suo dolore o quello che è, la sta portando via da tutti quei ricordi? Da tutta la felicità? Come pensavo. Una gabbia rimane sempre una gabbia.

How she saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora