Utopia

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Toni's pov
Alla fine riesco a convincere Peach a lasciarmi andare, tornando a casa e sbattendo la porta.
Cerco di far abbassare il grado di irritazione dentro di me, facendo grandi respiri. Perché insisteva così tanto? Era ubriaca e va bene, ma sapeva che avrebbe organizzato una festa ancor prima di invitarmi a casa sua. Sinceramente non so perché nutro questo odio per le feste; c'è tanto rumore quindi riuscirei a pensare di meno, eppure è proprio questo che mi serve, pensare.
Probabilmente penso troppo, però mi piace così tanto fare viaggi nella mia testa che non riesco a farne a meno. Certo, ho provato ad andare in discoteca, alle feste. Con quale risultato?
Due volte mi sono ritirata nel bagno perché i pensieri tristi mi avevano completamente sottomessa, invece l'ultima volta che ho provato ad essere più sociale, la gente ha iniziato a cercare di farmi ballare, alcuni ragazzi hanno iniziato a provarci e sono letteralmente fuggita.
Patetica vero? Tutte le altre ragazze alla mia età pensano a divertirsi, non gliene importa nulla se qualcuno le guarda o sparla di loro, anzi, sono felici di ricevere attenzioni. Io non voglio quel tipo di attenzioni, voglio semplicemente che qualcuno sappia calmarmi con solo la sua presenza, farmi capire che l'amore, quello vero, esiste sul serio e non è solo una storiella che manda fuori di testa centinaia di persone. Voglio solo pensare che questo sentimento sia davvero una cosa bella e non un pretesto per prenotare in anticipo una seduta con lo psicologo. Non nego di aver avuto delle relazioni nella mia vita, ma dopo due rapporti finiti malissimo, uno mi ha tradita e un'altra di punto in bianco ha smesso di parlarmi iniziando a trattarmi di schifo perché le piaceva la sua migliore amica, cosa alla quale ho reagito col colpire i suoi punti deboli, ho deciso che l'amore non fa proprio per me. Perché reagisco così male alle delusioni? La verità è che non lo so neanche io. Forse la rabbia che provo per le persone che mi hanno delusa non è nient'altro che la rabbia verso me stessa per averle credute, lasciandomi aggirare a loro piacimento.
Per questo quando mi sento leggermente più vulnerabile inizio ad innalzare barriere intorno a me. Non lo faccio apposta, però quando non ti fidi più di nessuno ti viene in automatico. Ormai ripudio l'amore da un anno e mezzo. Ogni volta che qualcuno mi dice come ti sei fatta bella, chissà come rimorchi, rispondo con frasi del tipo non ho bisogno dell'amore, sto bene da sola, oppure con semplici espressioni schifate. Forse l'amore è bello, vedo spesso coppie che passeggiano nel parco mano nella mano, però è come giocare col fuoco. Ti bruci una volta, poi un'altra ancora, fino a quando non arriva quel momento in cui o ti stufi di bruciarti ogni volta e rinunci, oppure riesci ad addomesticare il fuoco. Io ho scelto la prima opzione. Sarò anche stata una codarda facendo questa scelta, però sto vivendo molto più tranquillamente. Anche perché sono una persona estremamente difficile e ci rimango dannatamente male quando qualcuno non arriva alle mie aspettative.
"Perché non posso essere normale?"
Combatto con l'egocentrismo e le insicurezze. Il momento prima credo che la perfezione mi circondi e quello dopo la verità di non essere abbastanza mi schiaffeggia come una secchiata d'acqua gelata. Esattamente due anni fa non ero così. Ero sicura di me stessa, gli allenamenti mi procuravano un'enorme gioia, mi divertivo. Però a quanto pare è questo una delle tante conseguenze che arrivano una volta che si intraprende il cammino man mano con lo sport; la vittoria è la cosa più importante. Non l'importante è partecipare, quella frase che ho sempre odiato, ma vinciVincere vuol dire che stai raggiungendo pian piano la soglia della perfezione e solo guardando quel fottuto punteggio a tuo favore sul tabellone pensi ce la sto facendoCon le vittorie si misura il miglioramento, con la partecipazione solo la voglia di fare. Ci si può allenare venti ore al giorno e non avere risultati. Bisogna saper vincere e la vittoria ha sempre segnato la mia vita. L'euforia di aver vinto una partita non si può provare in nessun altro modo. La voglia di vittoria risiede in ognuno di noi. A volte non sa essere controllata, altre volte viene respinta, forse anche troppo. La vittoria è un desiderio talmente umano da far schifo. Il volere di sentirsi migliori, anche solo per qualche istante è più potente di qualsiasi altra droga. Ed io voglio drogarmi della vittoria, il desiderio al quale aspiro più di ogni altra cosa. Fa male sapere che tutti i miei desideri più profondi rimarranno con me, fino alla fine. Mi ruberanno sorrisi e probabilmente un'enorme malinconia ricordando di come io non abbia potuto realizzarli.
Quei sogni rimarranno per sempre una grande e irrealizzabile utopia. L'utopia che mi apparterrà per sempre, a me ed a nessun altro. L'utopia che prenderà il comando di me stessa.

How she saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora