VIII - Il futuro della Lawrance Company

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Lascia
che ti stravolga
i piani.



Guardò in alto, poi in basso ed infine si soffermò sulla figura di suo fratello difronte a sé

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Guardò in alto, poi in basso ed infine si soffermò sulla figura di suo fratello difronte a sé. Era seduto in prima fila con uno sguardo alquanto triste ed assente e le mani incrociate tra loro, come se stesse pregando. Chissà, forse ancora sperava che tutto quello fosse solo un brutto sogno, o che se pure fosse reale, da un momento all'altro avrebbe visto spuntare dalla porta d'ingresso della sala stampa tutta la sua famiglia.

Nicholas si concentrò su di lui perché tra tutte quelle poltrone occupate era l'unica persona che riconosceva. Neanche Lisa, Paul e Jannis si trovavano lì per quel giorno così importante, ma in fondo lui se l'aspettava già.

Cosa poteva mai pretendere?

Avevano lasciato villa Lawrence di corsa, perché emanava troppi brutti ricordi.

Peccato che non sapessero che il colpevole di tutto quello fosse solo e semplicemente Nicholas.

«Buongiorno a tutti...» si sedette su di una sedia al centro della lunga scrivania e si avvicinò con le labbra al microfono posto proprio davanti a lui.

Con quelle poche parole fu in grado di richiamare l'attenzione di tutte le persone nella stanza. Decine di paia di occhi si posarono insistentemente su di lui in attesa che continuasse a parlare, nonostante già sapessero il motivo per il qualche fossero lì.

«Per chi non mi conoscesse sono Nicholas Lawrence, figlio di Jordan Lawrence»

Gideon abbassò immediatamente il volto verso le sue scarpe al solo sentire nominare il padre e Nicholas non potette far a meno di notare quel suo gesto, tuttavia non si lasciò trasportare dalle emozioni e continuò imperterrito con il discorso che si era preparato e che si ripeteva continuamente in testa da giorni e giorni, dal momento esatto in cui aveva annunciato alla stampa che quel giorno di metà ottobre si sarebbe tenuta nella sede principale di New York della LC una conferenza stampa aperta a tutti i giornalisti.

Non ci voleva di certo un genio per intuire ciò che sarebbe stato annunciato, era ormai già chiaro a tutti, nonostante la maggior parte faticasse ancora ad accettarlo, perché in fondo non era semplice da metabolizzare il fatto che da quel momento in poi al timone di un'azienda così tanto importante ci sarebbe stato un ragazzino di appena diciannove anni.

«Fin da quando ero piccolo il mio più grande sogno era trovarmi al capo di questa azienda. Osservavo mio padre seduto dietro la sua scrivania e non potevo far a meno di provare un immenso senso di ammirazione nei suoi confronti. Sarà anche per questo che l'ho sempre considerato il migliore... il migliore in tutto, non solo in questo, sia chiaro... Era il migliore esempio che potessi mai chiedere e desiderare. Mi ha insegnato tutto quello che so ora ed è solo grazie a lui se da questo momento in poi sarò in grado di portare avanti nel migliore dei modi la Lawrence Company»

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