Sarei andata a prenderli a Malpensa con Elsa, ognuna con la propria auto, così da dividerci il "carico".
A casa avevo sistemato meglio che potevo e, nei giorni precedenti, avevo sentito ancora il signor Choe per gli ultimi dettagli.
Mi aveva rassicurata più e più volte, ma ero un fascio di nervi. Mi chiesi quanto avremmo resistito e se sarei riuscita a guadagnarmi lo stipendio extra, che era il mio obiettivo principale.
I primi giorni sarebbero stati senz'altro quelli più duri e contavo sulla collaborazione di Elsa e di mia figlia.L'arrivo era previsto per le 14:25 e noi eravamo giunte in aeroporto pochi minuti prima, perché avevamo sbagliato strada proprio quando eravamo quasi giunte a destinazione. Detestavo guidare nel traffico.
«Spero di non aver preso la multa» dissi, chiudendo la mia piccola utilitaria.
«Quanto sei in ansia, da uno a dieci?» mi chiese Elsa, conoscendomi bene.
«Duecento. Infatti devo andare al bagno.»«Dai, vai, fa' veloce però che, in teoria, fra cinque minuti atterrano» mi raccomandò.
Corsi alla toilette, trattenendo la pipì a stento.
«Bentornata, pisciona!»
«È atterrato! Guarda!» indicai il tabellone.Ci avvicinammo al gate; avremmo dovuto attendere che ritirassero i bagagli. Come da accordi, avevamo un foglio con scritto "Quadrari", il mio cognome, così da non dare troppi riferimenti agli altri passeggeri.
Sentivo l'adrenalina corrermi per tutto il corpo. Tremavo e Elsa fu costretta a sorreggere il foglio con me, perché le mie mani non facevano più presa.
"Cosa sto facendo? Perché ho firmato? Perché mi sono fatta ingolosire dai soldi? Voglio tornare a casa" pensai.
Il mio intestino era attraversato da crampi quasi insopportabili. Mi chiedevo quanto a lungo sarebbe durata quella tortura.I passeggeri cominciarono a uscire, accompagnati dai loro bagagli. Un sacco di occhi a mandorla, tanti tanti occhi a mandorla, troppi occhi a mandorla.
Vidi un giovane coi lineamenti da folletto guardarsi attorno, fissare lo sguardo su di noi e poi fare cenno a qualcuno alle sue spalle.
Si avvicinarono in due, lui e un altro ragazzo dai capelli scuri e la carnagione diafana.
«Ciao. Sei tu? Quadrari Chiara?»
Mi riscossi dallo stato di trance in cui ero caduta per l'agitazione.
«Sì. Sì, sono io, molto piacere. Taehyung e Yoongi, giusto?» Sperai di non aver sbagliato.
Annuirono, accennando un sorriso. Yoongi sembrava voler essere da tutt'altra parte; si guardava attorno smarrito.
«Lei è Elsa» presentai, mentre un altro gruppetto si avvicinava a noi.
«Ehi! Ciaooo!» gridò Ho-seok, quasi saltando. Ci abbracciò, festoso.
«Abbassa la voce. Vuoi che ci scoprano subito?» lo rimproverò un ragazzo più alto e molto bello, Jin.
«Scusate. Sono sempre troppo entusiasta» si giustificò la nostra vecchia conoscenza.
«Nam-joon, ben ritrovato!» Abbracciai il mio "vecchio" amico.Si presentarono anche Jimin e Jungkook. Eravamo al completo. Effettivamente, tutti col loro colore di capelli naturale,vestiti in modo anonimo e alcuni con gli occhiali da vista, non erano poi così identificabili. Potevano passare tranquillamente per dei turisti qualunque.
«Bene. Ho espresso ordine di portarvi al più presto via da qui, prima che qualcuno vi riconosca. Siamo arrivate con due auto. La mia è a quattro posti, quindi, tre con me e quattro con Elsa. Vi spiegheremo il resto strada facendo, okay?»Mi ritrovai in macchina Ho-seok, che mi chiese di chiamarlo Hobi, Jimin e Yoongi. Gli altri andarono con Elsa.
Partimmo e, ben presto, mi pentii di avere Hobi con me. Non stava zitto un secondo e parlava sempre gridando.
«Wow» diceva, guardando una fabbrica.
«Wooow» diceva, guardando un campo in cui stavano lavorando i trattori. «È l'autostrada, questa?» chiese.
«Sì» risposi, rimanendo concentrata sulla strada.
«Fino dove arriva?»
«Fino a Venezia.»
«Andiamo a Venezia? Che bello!»
«No, noi ci fermiamo prima» spiegai.«Ci sono le barche?»
«No, non andiamo sul mare ma, se vorrete, ci sono dei laghi poco lontano.»«Che bello!» applaudì.
Alzai lo sguardo per un attimo nello specchietto retrovisore.
Yoongi guardava fuori dal finestrino con sguardo malinconico. Aveva detto forse due parole da che era sceso dall'aereo.

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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...