La giornata non era partita benissimo.
Avevo avuto a che fare con una cliente che era arrivata con notevole ritardo e non aveva seguito nessuna delle direttive che le avevo dato per presentarsi nelle giuste condizioni, ragion per cui avevo faticato non poco.
Poi avevo discusso con una collega particolarmente polemica, che aveva parlato male di me sui suoi social.
Se, a tutto questo, sommiamo una bella e piacevole sindrome premestruale, è facile dedurre quanto fossi nervosa.Arrivai a casa che era quasi l'una e trovai il tavolo pieno di roba: bicchieri, lattine, snack aperti, cuffiette del cellulare...
Jimin era beato e spaparanzato su un divano, col cellulare in mano; Jin era sull'altro, messo al contrario, con la schiena sulla seduta e le gambe dritte lungo il muro.
Feci cadere la borsa a terra. Ero stremata.
«Bello. Bello tornare a casa e trovare un cesso! Cos'è? Dovrei mettermi io a sistemare e magari prepararvi anche il pranzo?»
I due alzarono lo sguardo su di me, perplessi.
«Tanto c'è la scema che pulisce! La cretina che mette tutto a posto! Tanto mi pagano per farvi da babysitter, giusto? Tanto io non ho niente da fare, nooo. Io non faccio niente da mattina a sera!» sbottai. «E tu non guardarmi con la faccia di quello che fa finta di non capire!» ringhiai a Jimin, puntandogli il dito.
Namjoon scese le scale di corsa.
«Che succede?» chiese con aria preoccupata.
«Che succede? Me lo chiedi anche? Torno a casa dopo una mattinata da incubo... non pretendo di trovare il pranzo pronto, ma nemmeno un tale schifo!» gli dissi, indicando il tavolo.
«Mi dispiace, scusa. Siamo tornati a casa un po' affamati e ci siamo lasciati andare troppo. Scusaci.»
«Eh, sì, sì, scusa. Io non sono la vostra badante, che sia chiaro» minacciai, mentre cominciavo a buttare la plastica.
Jin si alzò per venire ad aiutarmi.
«Troppo tardi, darsi da fare adesso, Seokjin!» brontolai.
«La tua mattina è stata così brutta?» chiese Jimin con voce sottile.
«Sì. Ha fatto schifo!» gridai. «Non avete idea... o forse, sì. Avete presente gli haters? Quando qualcuno parla male, non solo del vostro lavoro, ma anche della vostra persona?»
«Mi dispiace tanto» rispose Jimin-Mochi, con aria affranta.
«Dai, ora sistemiamo tutto, vero?» disse Namjoon ai suoi amici, che prontamente cominciarono a riordinare. «Cosa vuoi per pranzo?»
«No, niente, mi arrangio...»
«Su, va' sul divano e riposati un po', ci pensiamo noi, okay? Scusa ancora per prima.»
Seguii il suo consiglio e mi rannicchiai sul divano, sotto la mia copertina preferita. Come mi piaceva dire, feci "il bozzolo".
Quando mi sentivo così, avevo il bisogno di estraniarmi il più possibile.Dopo poco rientrò anche Aria, che si fiondò sui piatti coreani che avevano preparato in quattro e quattr'otto i ragazzi. Poi, come sempre, si rintanò in camera, sbucando solo quando rientrava Tae. Ormai ero assolutamente certa che avesse un debole per lui.
Non avevo un posto dove rifugiarmi per stare da sola.
Non avevo più nemmeno la mia camera da letto.
Mi sentivo frustrata. Mi dava fastidio ogni cosa; volevo solo dormire e ascoltare il silenzio.«Che cos'hai? Non stai bene?» chiese Hoseok, appena rientrato dal suo turno al ristorante.
«Non molto.»
«Oh, mi dispiace! Vado a lavarmi e vengo da te!» Mi fece uno dei suoi sorrisi più belli e salì le scale.
Dopo quindici minuti era di nuovo lì e mi mostrò due buste.
«Maschere per il viso; ti va? Ci coccoliamo un po'. Io ne ho bisogno e, credo, anche tu.»
Sapeva essere davvero dolcissimo. «Se fai così mi commuovi...» commentai, con voce tremante.
«Davvero? No, no! Non piangere!»
«Chi piange?» chiese Jimin dal piano di sopra.
«Nessuno!» gli gridò di rimando l'amico. «È un po' curioso...»
Mi porse una confezione di maschera idratante, di quelle in tessuto, mi aiutò a posizionarla sul volto e poi si sedette accanto a me.
«Oooh, ora si che sono rilassato.»
«Ecco come fai ad avere questa pelle fantastica!»
Quei venti minuti con Hobi mi tranquillizzarono un po'. Nonostante la sua presenza sul divano fosse un po' ingombrante, perché non potevo più stare sdraiata come prima, non fu invadente.
«Ti senti meglio?»
«Un po', ma potrei cambiare umore anche in questo momento. Prima ho sbranato i tuoi amici» confessai, un po' in imbarazzo per la mia sfuriata.
«Lo so, me lo hanno detto.»
"Ti pareva", pensai.
«Mi spiace, io cerco sempre di lasciare in ordine, ma spesso non mi ascoltano» cercò di giustificarsi.
«Tranquillo, non è colpa tua. Quando sono vicina al mestruo ho forti sbalzi d'umore, a volte incontrollabili» gli spiegai.
«Vicina a cosa?» mi chiese.
«Alle mestruazioni. Il ciclo mestruale...» cercai di spiegare. Forse non sapeva come si chiamassero in inglese.
«Oooh, quelle cose di voi donne? Oooh, capito, capito!» disse, un po' in imbarazzo.
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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...