Quel mese fatto di silenzi mi sembrò interminabile.
Seguivo le attività dei Bangtan grazie ai social e ai brevi contatti che avevo col resto della band, ma il vuoto che sentivo per la mancanza di Yoongi era devastante.
Ormai la frittata era fatta e io non potevo che aspettare. Cercare di contattarlo e insistere avrebbe solo peggiorato le cose. Aveva ragione lui: solo nel momento in cui ci saremmo trovati faccia a faccia avremmo capito se, fra di noi, c'era ancora qualcosa e se poteva continuare.Avevo una paura fottuta.
Fino all'ultimo non seppi se andare o meno al concerto. Non volevo subire un'umiliazione.
E se, una volta di fronte a lui, avessi capito di non provare più quei forti sentimenti di prima? O se, al contrario, io fossi ancora innamorata e lui no? Come ne sarei uscita se non a pezzi?
Avevo messo in gioco così tanto per quei ragazzi, la mia intera vita era cambiata.
Yoongi si era fatto avanti poco prima della loro partenza e avevamo avuto solo un mese per stare insieme davvero.
Ormai ne erano passati più di cinque da quando ci eravamo salutati all'aeroporto; era davvero tanto tempo. Per alcuni mesi eravamo andati avanti a telefonate, sesso su Skype e messaggi... poi ero scoppiata."Ci sarai, vero? Noi siamo già atterrati a Milano. Dimmi di sì!" mi aveva scritto Jimin, mandandomi un selfie dove faceva lo sguardo da cucciolo abbandonato.
Non gli avevo risposto perché ero in preda al terrore.
La nostra camera era prenotata nello stesso hotel dove avrebbero alloggiato loro e avevamo i pass per l'area vip e il backstage.
Anche Elsa era un po' titubante. L'idea di rivedere Namjoon la turbava un po', anche perché la storia con Marco procedeva a gonfie vele e, forse, aveva paura di provare ancora qualcosa per il rapper coreano. Nemmeno Aria era esente dalla paranoia. Pur avendo mantenuto i contatti con tutti loro temeva che, una volta rivisti, non ci sarebbe più stata l'affinità di un tempo, che l'avrebbero trattata quasi come un'estranea.
Doyoon mi aveva avvisata che ci avrebbero fatto incontrare la band poco prima dell'inizio del concerto e che l'evento sarebbe stato ripreso e condiviso sui social.
«Quindi niente effusioni o gesti equivoci, mi raccomando. Salutatevi come vecchi amici, senza troppo entusiasmo.»
«Okay, gli farò "ciao-ciao" con la manina, a quattro metri di distanza, va bene?» avevo replicato, un po' scocciata. Non solo mi sarei ritrovata davanti Yoongi, ma non dovevo lasciar trasparire alcuna emozione. Fantastico.
«Dopo il concerto potrete fare quello che volete, porta un po' di pazienza, Chiara.»
«Tanto abbiamo litigato, non lo sai? Non sei aggiornato? Nemmeno ci volevo andare al concerto...»
Invece, il pomeriggio del 17 giugno, mi ritrovai in viaggio verso il capoluogo lombardo. Non eravamo le tre grazie, ma le tre ansie.Quando arrivammo nei pressi del Meazza restammo senza parole per la quantità di gente che si era ammassata vicino ai cancelli. C'erano ragazze vestite da coniglio, da unicorno o da koala; altre persone erano armate di striscioni e regnava un'aria felice e speranzosa.
Per quanto fossi in paranoia, quella visione mi mise allegria.
Ci fecero parcheggiare in un'area riservata, e per fortuna, altrimenti chissà dove avremmo dovuto lasciare l'auto.
Il cuore cominciava a battermi sempre più forte. Ancora un'ora circa e ci saremmo rivisti.
«Tira su la mascherina» ricordai ad Aria. Temevo che qualcuno potesse fotografarla e diffondere il suo volto sui social. Era ancora troppo giovane per finire in pasto ai lupi come era successo a me.Ci fecero entrare nello stadio e rimasi a bocca aperta: era immenso, così come il palco. Era tutto così maestoso! Si capiva perfettamente l'importanza che rivestiva la band che si sarebbe esibita di lì a poco.
Alcuni Army erano già seduti nei settori sotto il palco. Un addetto alla sicurezza mi spiegò che i BTS avevano già fatto il soundcheck e, chi aveva pagato per i posti migliori, aveva diritto anche ad assistervi.
«Voi vedrete lo spettacolo da qui. Non sarete sotto il palco, ma avrete un'ottima visuale.» In tutta onestà, mi è sempre piaciuto vedere i concerti da sotto il palco, attaccata alle transenne. Quelli, però, erano i posti riservati ai "vip" anche se noi non lo eravamo affatto.
Nel frattempo, avevano aperto i cancelli e i fan si stavano riversando nello stadio.
«La passerella del palco arriva quasi fino qui sotto» indicò Aria.
«Sì, ma poi ci sono i mega schermi per vedere ancora meglio» aggiunse Elsa.
«Sarà, ma io avrei preferito stare là sotto. Si respira meglio l'atmosfera del live.»
Controllavo di continuo l'orologio. Alle otto avremmo raggiunto il backstage.
Mi ero guardata nel mio piccolo specchietto da borsa non so quante volte. Non mi ero messa "in tiro": un paio di jeans, che stavo già odiando perché faceva troppo caldo, e un body con le bretelle sottili, che lasciava scoperti i fianchi.
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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...