Con grande aspettativa, sia da parte dei fan che dei media, il nuovo album dei BTS era uscito, puntuale, alla metà di aprile.
Conteneva diciotto tracce e svettò subito ai primi posti delle classifiche mondiali.Finalmente l'attenzione si era spostata da me, e i miei presunti flirt con la band, al loro album e annesso tour.
In molti continuavano comunque a chiedere notizie a me, anche se non potevo rispondere.
Non ero informata proprio su tutto. Di certo non potevo dire come prenotare i posti migliori ai concerti o cose di questo genere.Ormai i BTS erano ovunque. Sui social non si parlava che di loro e le radio passavano a rotazione il loro nuovo singolo, "Born to be confident", un brano orecchiabile in cui la band sembrava tornata all'energia dei primi lavori.
Avevano registrato il video in uno studio a Seoul, alternando immagini esterne della città.
Il testo, a cui avevano lavorato anche RM e Suga, parlava di come, nonostante i periodi difficili, non avessero mai perso la fiducia in loro stessi come gruppo.
Erano stupendi e la coreografia era fantastica! Sapevo quanto avessero lavorato duramente anche per questo.
I fan italiani erano in fibrillazione perché, finalmente, i BTS avrebbero tenuto dei concerti anche nel nostro Paese, che era stato ingiustamente snobbato per anni.
Alcuni mi taggarono per ringraziarmi perché era grazie al periodo passato qui se l'Italia era rientrata fra le nazioni toccate dal tour mondiale. Non ritenevo di avere questo merito, ma mi fece piacere ricevere un po' di calore, dopo tanto odio.
Non che questo fosse cessato, ma era calato un po'. Dovevo abituarmi. Come diceva spesso Jimin, gli haters erano duri a morire. Mi aveva raccontato di gente che da anni lo perseguitava, sempre gli stessi, che perdevano tempo, denaro ed energie per calunniarlo o fargli del male.
Trovavo la cosa a dir poco assurda. Che senso aveva odiare qualcuno al punto a esserne ossessionati? Erano malati!
Tutti loro erano vittime di persone di questo tipo, nessuno escluso, e la cosa mi preoccupava. Cominciavo a capire perché, nei mesi trascorsi qui, si sentissero così liberi e tranquilli, nonostante non stessero vivendo negli agi.Subito dopo l'uscita del disco avrebbero tenuto tre concerti filati a Seoul e, pochi giorni dopo, sarebbero volati negli States, dove li attendevano una serie di concerti fra New York, Las Vegas e Los Angeles, più diverse ospitate televisive e partecipazione a un paio di premiazioni.
In mezzo a questo caos, sentirci divenne ancora più difficile. I loro impegni erano triplicati e i continui cambi di fuso orario non favorirono la comunicazione.
Li sentivo sempre più lontani, come vecchi amici che non avrei più rivisto. Erano passati pochi mesi, ma mi sembrava un'eternità.
Li osservavo nei video sui social, in televisione, sui giornali, e provavo un'immensa malinconia.
Erano così diversi da come li conoscevo io! Abiti di lusso, trucco, lenti a contatto... io avevo imparato ad amare le loro imperfezioni, la grana della pelle, la carnagione reale, i brufoli, i peli superflui. C'erano ancora loro dietro tutta quella perfezione?
Jimin era tornato biondo platino e Namjoon sfoggiava una chioma argento. A Taehyung avevano rinnovato la permanente e a Yoongi avevano lasciato i capelli abbastanza lunghi, con un undercut che gli donava molto.
Mi mancava da morire.Il mio compleanno si avvicinava e mi sentivo sola. Avrei voluto festeggiarlo con le persone che amavo, ma molte di loro erano a migliaia di chilometri da me. Proprio quell'undici maggio avrebbero tenuto un concerto a Los Angeles; non c'era tempo per me.
Dovevo portare pazienza, ancora poco più di un mese e li avrei rivisti. Eppure non mi bastava.
Avevo visto alcuni video dei loro concerti ed erano stati grandiosi: gli stadi pieni, il palco enorme, ogni minimo particolare era curato; erano uno spettacolo sia per gli occhi che per le orecchie.
Anche Aria sentiva la loro mancanza. I loro messaggi si erano diradati e vederli solo attraverso i media era pesante. Era orgogliosa di loro e dei risultati che stavano ottenendo ma, come me, si sentiva un po' messa da parte.
Li osservavo ballare e sorridere ai fan e provavo quasi invidia per quegli sconosciuti che potevano vederli a pochi metri di distanza. Ero gelosa di coloro sui quali si posavano gli occhi di Yoongi. Non era il mio viso quello che stava guardando.
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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...