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Yoongi pensava di aver risolto ogni questione con Aria, ma si sbagliava.
Una volta a letto, la mia cara figlioletta mi piantò il muso. Si tirò le coperte fin sotto il mento e mi girò le spalle.
«Qualcosa non va, Aria?» le chiesi, dandole un colpetto sulla spalla.
Emise un grugnito.
«Se vuoi parlarne sono qua.»
«Mmmh.»
«So che è stata una giornata un po' impegnativa...»
«Non parlarmi.» Ahia, si metteva male.
«Pensavo fosse tutto a posto» azzardai.
«Cosa dovevo dirgli? Che la cosa mi dà fastidio? Che non voglio che voi due stiate insieme?» sbottò, senza girarsi.
«Sì, se è quello che pensi. È una cosa così brutta per te?» Non potevo, e non volevo, mettere in difficoltà mia figlia.
«Non proprio,» si voltò supina, «è che mi sento messa da parte. Lui ha preferito te a me.» Aria era sempre stata molto insicura. Essendo cresciuta senza una figura paterna presente, aveva sempre questa smania di piacere, di essere amata e stare al centro dell'attenzione. Non potevo biasimarla.
«Tesoro, non è così. Ci sono modi diversi di voler bene a una persona e non si possono neanche paragonare fra loro. Per esempio, il modo in cui vuoi bene a me è diverso da quello in cui ne vuoi a Rosita, non è così?» Sperai di non azzardare troppo.
«Mmmh, sì.»
«Ecco. Yoongi mi vuole bene in un modo diverso da quello in cui ne vuole a te.»
«Gli piaci tu. Punto» mi interruppe, brusca.
«Gli piaccio come donna, ma ti assicuro che vuole bene anche a te e sai perché? Perché, altrimenti, non avrebbe mai voluto frequentarmi in questo modo. Scegliendo me, sceglie anche te.»
«Lo ha detto anche lui...»
«Ah, sì? Cosa?» Mi incuriosì.
«Che vuole bene anche a me, altrimenti non ti avrebbe chiesto di essere la sua... oddio, mi fa strano dirlo, la sua ragazza.»
Mi sentii avvampare. Le farfalle fecero un guizzo.
«E poi, scusami signorina, ma potrei dire la stessa cosa io a te!» dissi, divertita.
«Cosa?»
«Taehyung preferisce te e a me! Ha passato molto più tempo a giocare con te che a fare qualsiasi cosa con me. Come la mettiamo?» dissi, imbronciata per scherzo.
Le strappai un risolino.
«Dai, adesso dormi che domani hai scuola.»
Sospirai. Forse il pericolo era scongiurato. Menomale non sapeva di Hobi. Sarebbe stata una tragedia di proporzioni epiche.

I ragazzi non erano ancora rientrati. Sperai fossero riusciti a distrarlo un po'. Chissà cosa sarebbe accaduto se Yoongi non si fosse fatto avanti. Io e Hoseok ci saremmo detti addio a gennaio, oppure avremmo trovato il modo di frequentarci ancora?

Il tempo stringeva e, io e Yoongi, eravamo come animali affamati e spaventati. Cercavamo di sfruttare ogni attimo per conoscerci e stare insieme, fosse anche solo per un caffè insieme in cucina.
«Ho bisogno di questa quotidianità» soleva ripetermi.
Potevamo parlare di musica per ore. Lui mi raccontava tutti i segreti di un produttore, mondo a me sconosciuto, e di quanto l'hip-hop gli avesse cambiato la vita, mentre io gli spiegavo come mai, band come gli Alice in Chains o i Soundgarden, avevano fatto la storia del rock, dandogli una nuova chiave di lettura che sembrava non invecchiare mai.
Mi affascinava questo suo essere così creativo, un pozzo senza fondo. Sapeva suonare piano e chitarra, creava musica coi software più complicati del mondo, scriveva i testi e aveva anche imparato a ballare bene, nonostante non gli piacesse.

«Suonami qualcosa.»
«No, suona tu.»
«Improvvisiamo?» suggerì.
«Tipo?»
«Aspetta.» Prese il portatile e aprì uno di quei programmi per me intricati. «Io creo un pattern ritmico, così, al volo. Tu prova a improvvisarci sopra con la chitarra elettrica, senza paranoie, quello che viene, viene.»
«Oddio...» Imbracciai la chitarra.
Smanettò con la tastiera, super concentrato e, nel giro di pochi minuti, fece partire la base.
Aveva scelto un ritmo secco e deciso; ormai conosceva la mia indole.
Che avrei dovuto fare? Mi guardava sorridente, con il viso sorretto dalle mani.
«Dai, dai! Provaci! Poi io ti seguo con altri strumenti.»
Cominciai con un Si, che usavo spesso. Dapprima non cambiai accordo ma mi limitai a suonare una certa ritmica. Poi, cominciai a divertirmi e passai da un tasto all'altro del manico di legno. Yoongi, con il controller midi, selezionò il suono di un basso e cominciò a seguirmi.
«Che fate?» chiese Namjoon, spalancando la porta.
«Una jam session!» rispose, entusiasta, l'amico.
«Figo! Posso assistere?» disse, sedendosi sul divano, senza neanche aspettare la risposta.
Rimase in ascolto per qualche minuto, poi, bisbigliò qualcosa nell'orecchio a Yoongi, che annuì complice.
«Okay, può bastare» disse, infine, il mio ragazzo.
«È un riff fantastico. Ho detto a Yoongi di registralo, potrebbe tornarci utile» spifferò il leader.
«Come? Lo hai registrato?»
«Joonie ha avuto un'idea fantastica. Chissà, magari ti ritroverai in una canzone dei BTS» rise. «Lo so, non è come essere su un album dei Rage Against the Machine, ma puoi accontentarti.»
«Ah-ah. No, dai, per favore, non voglio essere su nessun album. Già le vostre fan mi odieranno quando uscirà la serie sulla vostra permanenza qui. La cosa mi preoccupa un po'» ammisi.

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