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Mandare avanti una storia a distanza, con un idol coreano fra i più impegnati al mondo, non era facile.
A volte sembrava quasi che fosse solo una mia fantasia, che niente fosse vero, che avevo vissuto per mesi in un sogno dal quale non riuscivo a risvegliarmi.
Avevo bisogno di vederlo, di toccarlo, di baciarlo. Non sapevo se sarei stata in grado di resistere ancora qualche mese.
Fra l'altro, ero ancora nell'occhio del ciclone. Le puntate di "Lost in Countryside" non erano ancora terminate, anche se si stava già creando l'hype per il comeback della band.
In quel periodo il mio profilo doveva essere mantenuto ancora più basso del dovuto. Non dovevo avere una vita privata, in pratica e, in effetti, si poteva dire non l'avessi affatto.

Io e Yoongi ci sentivamo così poco! Capivo che il fuso orario rendeva i nostri ritmi quasi incompatibili, così come che lui stesse lavorando giorno e notte, ma la situazione cominciava a diventare pesante.
Per il suo compleanno, ormai imminente, volevo regalargli qualcosa di speciale.
Certo, non avrei mai potuto eguagliare il livello della canzone che aveva scritto per me, ma volevo lasciare il segno, per come potevo.
Avevo speso parecchio, ma in quel momento potevo permettermelo, seppur con qualche sacrificio; non vedevo l'ora gli consegnassero il pacco, sempre gli fosse arrivato in tempo.
Dei corrieri non mi fidavo molto, soprattutto se dovevano attraversare un intero oceano.

Quel pomeriggio di inizio marzo ero appena uscita dalla doccia e, osservandomi allo specchio, mi venne la malsana idea di mandare una foto a Yoongi, così com'ero.
Uscii dal bagno e mi misi davanti all'armadio a specchio della camera doveva aveva dormito lui fino a due mesi prima. Lasciai ricadere i capelli bagnati sulle spalle, feci un sorriso, scattai la foto e gliela inviai.
Non mi aspettavo rispondesse subito ma nemmeno che, dopo due ore, non avesse avuto la benché minima reazione.
Avevo messo una suoneria personalizzata per lui quindi, se avesse risposto, me ne sarei accorta. Avevo ignorato le altre notifiche: volevo lui.
"Diamine, Yoongi, perché fai così?" pensai, prendendo il telefonino e aprendo Kakao.
Come immaginavo, nessun messaggio da parte sua.
Aprii la chat di Jimin; mi aveva inviato una foto. Ci cliccai velocemente, senza badare troppo al resto.
Mi aveva inviato un suo selfie dove sorrideva con aria compiaciuta e il pollice alzato. Un po' perplessa, tornai indietro e lessi i messaggi sottostanti.
"Bella foto, grazie, molto interessante." Aveva aggiunto un sacco di emoji col sorriso malizioso.
Mi si gelò il sangue. Scorsi la chat verso l'alto e mi accorsi di aver inviato la foto a lui, anziché a Yoongi. Ero pietrificata. Avevo mandato una mia foto, completamente nuda, a Jimin.
"Oddio. Jimin! Non era per te, era per Yoongi!" gli scrissi subito, quasi faticando a digitare le lettere sulla tastiera.
"Lo immaginavo. Ahahah! Non preoccuparti, è stata una bella visione." Lo stronzo lo trovava divertente.
"Ti prego, non farla vedere a nessuno! Cancellala!" gli ordinai.
"A me l'hai fatta vedere." Seguirono una sfilza di emoji con le lacrime agli occhi.
"Dai, per favoreee!" Non potevo credere di aver fatto un errore del genere.
"La terrò per i miei momenti di solitudine."
"Smettila!"
"Può tornare utile."
"Jimin!"
"La inoltro io a lui o ci pensi tu?" Quanto si stava divertendo alle mie spalle?
"La mando io. Tu cancellala. Hai già visto anche troppo! E non dirlo a nessuno." Quanto imbarazzo!
"No, tranquilla, custodirò il segreto. Sai, nei miei momenti di solitudine..."
"Finiscila o non ti parlo più!"
Con due ore di ritardo, inviai la foto al giusto destinatario e, nel giro di poco, ricevetti la sua risposta: "Wow! Questa è la buonanotte che vorrei sempre! Quanto ben di Dio e, io, qua a lavorare. Maledizione. Mi manchiiiiii!!!"
Non gli raccontai dell'invio errato o avrebbe fatto una testa così a Jimin. Un po', però, forse se lo meritava. Ero quasi certa che la foto non l'avesse cancellata, il pervertito.

Era il pomeriggio dell'8 marzo. In Italia stavamo festeggiando la festa della donna ma, in Corea, stava per scattare la mezzanotte del 9, il compleanno di Yoongi.
Per me fu devastante vederlo in diretta su Vlive e a non potergli telefonare. Avrei voluto fargli gli auguri per prima, fargli sentire la mia voce, ma non potevo.
Dovevo essere solo una dei milioni di Army collegati sulla piattaforma.
Era così bello, col suo maglione nero e senza trucco. Stava seduto alla scrivania del suo studio, posto che ormai conoscevo bene, anche se solo virtualmente. Mi aveva spesso chiamata da lì. Passava più tempo in quel luogo che a casa sua.

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