«Non ce la faccio più...» sospirò Yoongi.
«Lo so. Anch'io muoio dalla voglia di vederti» dissi rivolta allo schermo dello smartphone.
«Non riesci proprio a venire prima di Natale?» Yoongi aveva l'aria sbattuta, nonostante il tour fosse finito da quasi un mese e tutti si stessero prendendo un lungo periodo di riposo.
«Come faccio? Mi ci vuole un giorno solo per il viaggio. Se anche potessi partire per un weekend, non ci riuscirei.»
Avevo appuntamenti di lavoro fino a metà dicembre; non potevo prendere e partire come mi pareva.
Yoongi si passò una mano sul viso. «Allora vengo io da te.»
«E come?»
«Con l'aereo.»«Ma va?» Feci una breve pausa. «Intendo dire che non puoi venire qui e passare inosservato. Sarebbe un casino. Come lo spiegheremmo, poi? Non ci lascerebbero in pace.»
«Non mi interessa, sono stanco.» Si abbandonò sullo schienale della sedia del Genius Lab. «Sono stanco di tutto questo.» Si prese la testa fra le mani, oscurandosi il volto.
Non ci vedevamo da due mesi ma ci eravamo sentiti quasi tutti i giorni. Anche a me mancava molto. Era dura vivere una relazione a distanza, soprattutto quando non si trattava di un centinaio di chilometri, ma di migliaia. A volte mi sentivo sola. Vedevo Elsa che poteva stare con Marco quando voleva e mi sentivo impotente.
«Lo so che è dura. Lo è anche per me.»
«Sto male» mi interruppe. «Io non ce la faccio. Sto qua, chiuso in studio o a casa, e non mi va neanche di uscire o vedere gente; mi mette ansia. Ieri sera alcuni amici hanno insistito perché uscissi con loro ma sono scappato a metà serata perché mi sentivo tremare, avevo il cuore che andava a mille e dei crampi alla pancia devastanti.»
«Perché non me lo hai detto subito?» Cominciavo a preoccuparmi, non l'avevo mai visto così. Quelle erano sensazioni che conoscevo bene e, proprio per questo, mi ero allarmata.
«Non volevo farti preoccupare. Sai, non ho voglia di fare niente in questo periodo. Sono qua, in studio, ma non ho ancora combinato niente di buono.» Inquadrò per un attimo gli schermi sulla scrivania.
«Non stai lavorando al tuo prossimo mixtape?» Mi aveva fatto ascoltare qualcosa in anteprima ed era una bomba.
«Sì, ma mi mancano ispirazione e forze... Non mi va di continuare così. Io voglio vederti quando voglio e dove voglio! Sono stanco di vivere in questa gabbia dorata» aveva alzato il tono di voce e il suo sguardo era furioso. «Sono un fottuto milionario che non può fare quel cazzo che vuole della propria vita privata. Mi fa schifo così! Mi manca tutto... mi manca vivere lì. Con te ero libero. Perché non posso continuare a fare il mio lavoro senza dovermi sempre guardare alle spalle?» La sua voce lasciò trapelare tutta la sua frustrazione.
Non sapevo cosa dirgli. Quella era la sua vita. Una vita splendida, piena di possibilità, ma con un rovescio della medaglia piuttosto ingombrante.Si massaggiò le tempie e prese alcuni respiri profondi. «Non posso continuare così. Forse dovrei mollare tutto e venire da te. Cercherò un lavoro e vivremo insieme...»
«Ma cosa dici, Yoongi?» scossi la testa e accarezzai lo schermo, come se potessi confortarlo così. «Non puoi mollare la band: sono la tua famiglia, la tua gioia. Non potrei mai chiederti qualcosa del genere. Troveremo un modo, ma tu devi continuare a far parte dei BTS e a essere uno dei migliori produttori al mondo. È la tua vocazione. Ricordi quando ne parlavamo, un annetto fa? Non si può scappare al proprio talento, va condiviso.»
Si asciugò una lacrima. «Lo so, ma io voglio anche te, voglio una vita privata normale...»
«Ce l'avremo.» Provai a sorridergli, anche se avevo solo voglia di piangere. «Jin annuncerà presto il suo fidanzamento e, forse, anche noi potremo uscire allo scoperto.»
Il coming out di Seokjin, sperai, avrebbe fatto da apripista al resto della band. Il mio amico si stava assumendo un grosso rischio e lo ammiravo per questo.
«Non so se riesco ad aspettare.» Yoongi si guardava attorno, quasi spaesato. Indossava un cappellino e una mascherina abbassata sul mento. Il suo colorito era spento e aveva qualche brufolo. Era evidente che non stava bene e io ero a più di ottomila chilometri, impossibilitata a raggiungerlo. «Sono disposto a tutto, Chiara.»
«Cosa vuoi dire?»
«Io non ti voglio perdere, io non ti perdo. Okay? Io...» sembrava confuso e io sentivo l'ansia attanagliarmi il petto. «È stato così bello avervi qui, ad agosto. Sembravamo una famiglia. Poi mi sono sentito solo... così solo... Un modo lo trovo. Lo trovo, lo trovo. Giuro.»
«Certo. Dobbiamo solo pazientare un altro po'. Poco-poco.» Cercai di tranquillizzarlo ma ero terrorizzata.
«Un anno fa ero già cotto di te, ma non te l'avevo ancora detto. Ti guardavo dormire...»
«E io credevo di avere le allucinazioni» ridacchiai, cercando di stemperare la tensione.
«Stai scrivendo? Dimmi che non hai smesso.» Me lo chiese con un'apprensione esagerata.
«Ho scritto una canzone intera!» annunciai, facendogli l'occhiolino.
Finalmente accennò un sorriso, il primo di quella giornata. «Oh, è così che ti voglio. Sfrutta il tuo talento.»
«Adesso devo andare, deve arrivare una cliente» gli dissi, un po' rammaricata.
«Giusto. Scusami.» Il suo viso tornò cupo.
«Dai, rimettiti al lavoro anche tu; poi mi farai ascoltare tutto. Ti amo, Yoongi.» Mi avvicinai allo schermo per dare un bacio.
«Sì... sì, anche io. Un modo lo troverò, lo troverò» sospirò, prima di riattaccare.
Ero davvero preoccupata. Non stava bene. Che stesse ripiombando nella depressione? L'avevo visto confuso, malconcio e spaventato. Avrei chiamato al più presto Namjoon, forse poteva dirmi qualcosa in più e aiutare Yoongi, essendo fisicamente più vicino rispetto a me.
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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...