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«Mammaaaa! Elena è morta d'invidia!» annunciò Aria, rientrando da scuola e seguita da Taehyung. «Dovevi vedere la sua faccia! Quando lo scuolabus si è fermato, e si sono aperte le porte, Tae era lì... mi ha pure teso la mano per aiutarmi a scendere. Tutti i miei compagni avevano la mascella a terra! Anche Gigio era senza parole.»
Gigio era lo storico autista del mezzo. Lavorava da così tanti anni che aveva scarrozzato a scuola anche me.
«Ti sta raccontando di come ha fatto ingelosire la sua amica Elena?» mi chiese Tae, ridacchiando.
«Amica è una parola grossa. Un giorno si parlano e dieci no. Sono in continua competizione fin dall'asilo.»
«Lei ha una cotta per Kookie. Al corso di danza non fa che cercare di attirare la sua attenzione, l'hai vista, no? Ora che ha visto Tae mi invidia ancora di più! Io li posso vedere quando voglio! Ahahah, le sta bene» disse Aria, gongolante più che mai.
Ero contenta che si stesse togliendo qualche soddisfazione. Elena era sempre stata la più popolare della classe e Aria era fra i pochi che non riusciva ad assoggettare. Per questo, fra le due, la rivalità era sempre alle stelle.
Mi preoccupava solamente il ritorno alla realtà. A gennaio i Bangtan sarebbero volati a oriente e chissà quando li avremmo rivisti. Tutto sarebbe tornato come prima. Io e lei, sole con la nostra routine.

Cercavo di mantenere un certo distacco ma, dentro di me, non facevo che cercare ogni scusa per interagire con Jimin.
Mi ero detta che se mi fossi rivolta a lui cinque volte, avrei dovuto farlo altrettanto anche con gli altri, così da non destare sospetti. Che assurdità! Neanche le quindicenni escogitano "piani" così ridicoli.

Da quando erano arrivati, ormai quasi due mesi prima, quello con cui passavo più tempo era Hobi. Mi sentivo a mio agio con lui e non nego che, se avessi avuto il minimo sospetto che tra noi potesse esserci qualcosa in più, avrei perso la testa. Diciamolo: quel ballerino è così attraente! Solo che mi aveva sempre trattato come una cara amica e si era quindi trasformato nel mio porto sicuro, in un amico di cui presto avrei dovuto fare a meno.
Con Jimin era diverso. Lui mi destabilizzava. Gli piaceva il contatto fisico, anche quello disinteressato, e su di me, che non ero abituata, provocava un'ondata di emozioni. Era anche ovvio che gli piacesse flirtare, soprattutto dopo quella notte nella loro camera.
Non sapevo con chi parlarne. Di certo non con Hope; dubito non gli avrebbe detto nulla. Potevo dirlo a Elsa, ma temevo che potesse rivelarlo a Namjoon. La mia amica Marta? L'avrebbe saputo tutto il paese nel giro di un'ora.
Decisi di tenere tutto per me, in preda alla confusione più totale e alle farfalle nello stomaco.
Cosa potevo ricavarne? Niente di buono.
E se il visitatore notturno fosse stato proprio lui? Le nostre camere erano vicine... Come potevo scoprirlo?

Lo beccavo a fissarmi mentre eravamo a tavola. A volte mi sfiorava di proposito quando gli passavo accanto e mi mandava un sacco di messaggi su Whatsapp, per lo più selfie o foto di Millie.
"Mandami una tua foto" mi aveva scritto.
"Jiminie, sono nella stanza accanto. Fa' due passi che mi vedi."
"Io voglio la foto." Aveva aggiunto un'emoji che faceva l'occhiolino.
Mi ero fatta un selfie al volo e glielo avevo inviato.
"Hai gli occhi così grandi."
"Per vederti meglio" avevo risposto, per citare Cappuccetto Rosso.
"Vuoi vedermi meglio?" Seguirono faccine con sguardo malizioso.
"Era una battuta... conosci la fiaba di Cappuccetto Rosso? Alla fine il lupo mangia la bambina."
"Chi è il lupo?"
"Questo devo ancora scoprirlo."

«Jimin?» sbucai dalla cucina.
«Eh?»
«Smettila di scrivermi. Sono qua a pochi metri, puoi anche parlarmi... o sei troppo pigro per alzarti dal divano?»
Lo vidi arrossire, quasi come fosse stato beccato con le mani nel sacco.
Non li avevo visti perché coperti dalla scala, ma sull'altro divano c'erano Hobi e Yoongi.
«Perché faticare quando esiste internet?» commentò quest'ultimo.

Jimin si alzò e venne in cucina, dove stavo preparando gli ingredienti per impastare gli gnocchi.
Sembrava impacciato. Adoravo questa sua dualità: da ragazzino timido a bomba sexy. Mi confondeva e attraeva come miele con gli orsi.
«Cosa stai facendo?»
«Sto preparando gli gnocchi
«Gno?»
«Gnocchi. Si fanno con le patate» indicai le patate bollite e già pestate, «un po' di farina, uova, sale... io ci aggiungo anche del Parmigiano e noce moscata; diventano più saporiti.»
Presi le patate le rovesciai sulla spianatoia, creando un buco all'interno in cui feci ricadere le uova e gli altri ingredienti.
Era in piedi accanto a me, che mi osservava cominciare a impastare a mano. Aveva ancora in mano il telefonino, ma spostava lo sguardo dal mio viso alle mie mani in movimento.

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