Il mattino dopo, mentre stavo rientrando da un paio di commissioni, mi accorsi di un'accesa discussione proveniente dal piano di sopra.
Erano senza dubbio le voci di Jimin e Hoseok. Di certo era uno scambio di battute acceso ma, per mia sfortuna, non ero in grado di capire di cosa parlassero.
Riconobbi i termini "hwangag" e "salang" ma, soprattutto, sentii ripetere più volte il mio nome.
Sembravano entrambi incazzati e facevo davvero fatica a immaginarmeli. Mi avevano raccontato che Jimin, quando si arrabbia, è il più impetuoso, ma non lo avevo ancora visto così.Udendo il mio nome, decisi di lasciare le borse sul tavolo e salire.
Fuori dalla porta della loro stanza trovai Yoongi, che li osservava litigare mangiandosi un sacchetto di patatine.
«Ti stai godendo lo spettacolo? Vuoi anche i pop-corn?»
Mi fece un cenno con la testa nella loro direzione. «Fra un po' si sbranano.»
«E tu stai a guardare?»
«Non sono affari miei,» fece spallucce. «ma potrebbero essere tuoi, da quello che si stanno dicendo...»Jimin e Hoseok erano in piedi, ognuno accanto al proprio lato del letto, e discutevano a voce alta, gesticolando in modo deciso. Il piccoletto aveva dato un pugno al cuscino e Hoseok, beh, era nero: gli angoli della bocca all'ingiù e gli occhi ridotti in due fessure.
«Che succede? Ho sentito il mio nome...»
I due si bloccarono, fissandomi a disagio.
Poi Hobi si avvicinò a me, mi accennò un sorriso e spinse via Yoongi, chiudendomi nella stanza con Jimin.Ed eccoci lì, da soli.
Non provavo più la rabbia della sera prima. In quei pochi secondi, prima che cominciasse a parlare, mi concentrai su ciò che provavo.
Sentivo un profondo affetto. Sì, anche una forte attrazione fisica. Voglio dire, quel ragazzo è stupendo, non può rimanere indifferente. Quello che, però, mi colpì subito, fu che mi sentivo come se mi fossi appena svegliata da un sogno. Un bel sogno ma, per l'appunto, irreale, effimero.«Chiara...» Mi invitò a sedermi sul letto accanto a lui, cosa che feci, sospirando. «Mi dispiace per ieri sera, mi sono comportato da stronzo. Mi spiace per tutto, per tutto quanto.»
«Spiegati.» Gli spiaceva, okay. Ora però volevo capire.
«So che ti ho... come si dice... merda, con questa lingua! Ehm... illusione... illusa. Ho flirtato con te e poi sono scappato.»
Rimasi in silenzio. Faticavo a guardarlo in faccia perché non sapevo ancora cosa dovesse dirmi.
«Mi ero preso una cotta per te, ma ti ho idealizzata. Mi sono fatto mille film mentali in testa e ho creato un'immagine di te che non è... che non... oh, cazzo, questo inglese. Scusa.» Prese il telefonino e usò Google Translate. «Ecco, un'immagine di te che non corrisponde alla realtà.»
Quando mi trovo in situazioni analoghe, quelle in cui qualcuno mi sta dando una batosta, riesco a mantenere un certo sangue freddo. Crollo dopo. Anche dopo giorni.
«Scusa, Jimin, stai dicendo che la Chiara reale non ti piace?»
«No. No. Oddio, è così imbarazzante... Io sono attratto da te, come penso un po' tutti, a turno, lo siano stati, in questa casa.»
Feci una risata beffarda.
«Dico sul serio. Tu non hai sentito certi commenti sul tuo conto... Siamo sette maschi che convivono con una donna, ricordalo.» Accennò un sorrisetto.
«Ma per piacere! Avete mille ammiratrici che sembrano top model! Io sono un bel po' più grande di voi e sembro Pumbaa, in confronto.»
Scoppiò a ridere. «Chiara, tu non hai idea di cosa piaccia agli uomini. Ti sottovaluti.» Non mi sottovalutavo. Ero realista.«Torniamo a noi. Spiegati, perché non sto capendo molto» lo esortai.
Tornò serio, cominciando a mordersi le labbra per la tensione. «Potrei continuare con il copione e finire a letto con te, ma mi sentirei una merda.»
«Perché?» Sperai non tirasse fuori la storia "scusa, non sei tu, sono io".
«Perché se si tratta di scopare, non è un problema. Come potrai immaginare abbiamo migliaia di donne che non aspettano altro. Loro vogliono fare sesso con i BTS. Ci vogliono perché siamo famosi. Ma se io fossi un operaio?»
«Non posso darti del tutto torto. Però, se anche fossi stato un operaio, mi saresti piaciuto. Sei bello, sensibile, affettuoso, non ti manca niente» ragionai.
«Grazie.» Mi poggiò una mano sul ginocchio, ma la ritrasse subito. «Non ce la faccio a usarti come fossi una qualunque. Per te provo molta stima. Quando ti ho vista sul palco, ho capito.»
«Oh, che palle. Non sei tu, sono io. Tu sei fantastica, il problema sono io...» dissi, attribuendogli quel pensiero.
«Ho capito che sei molto più di quello che pensavo. Sei anche troppo, per me.»
«Ecco, vedi? Come dicevo!» sbuffai.
Sembrò rimanerci male. «Sono sincero... Ieri ho avuto paura e non sono riuscito ad affrontarti. Mi sono comportato da bambino.»
STAI LEGGENDO
7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...