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Attenzione: il capitolo contiene scene di sesso esplicite.

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«Aaah, Yoongi.» Presi un bel respiro. «L'altra sera sono stata un po' stronza.»

Fece spallucce, il volto che lasciava a malapena trapelare la curiosità.
«Ti ho detto che non avevo notato niente di speciale nei tuoi gesti ma ora li ho ricordati, tutti.» Gli passai la tazza fumante. «Io...»

Bevve un sorso di tisana, poi appoggiò la tazza sulla scrivania, senza mai distogliere lo sguardo dal mio viso. Si sfregò la bocca col dorso della mano e prese anche il mio bicchiere, poggiandolo sul mobile alle mie spalle.
Mi circondò il viso con le sue mani grandi e mi baciò con quelle labbra roventi al retrogusto di tisana.
Dopo un attimo di incertezza, lo abbracciai, attirandolo ancor più a me.
Ero pronta a fare esplodere quello sciame di farfalle. Se non le avessi fatte uscire mi avrebbero uccisa, lo sentivo.

Camminò all'indietro, fino quasi a inciampare sul grande divano viola contro la parete. «Vieni qui.» Mi fece sedere a cavalcioni sopra di lui mentre mi fissava con quegli occhi felini.
Con un dito percorse il mio viso, dalla tempia, passando per le labbra e arrivando fino alla scollatura a v del mio maglione.
Gli infilai una mano in quei capelli neri e lucenti che, sulla nuca, erano cresciuti un bel po' da che era atterrato in Italia.
Questa volta fui io a baciarlo; non riuscivo più a resistere a quelle labbra ben disegnate.

«Mmmh» mugugnò, per poi cominciare a baciarmi il collo, lasciandomi qualche morso qua e là.
Mi infilò le mani sotto il maglione, accarezzandomi la schiena e scendendo fino alla cintura dei jeans.
Le sue mani erano calde e, a ogni tocco, provavo un brivido di piacere. Ogni tocco era come una benedizione, per il mio corpo e la mia anima.
I suoi occhi sembravano scavarmi dentro e leggere tutte quelle cose che non lasciavo trapelare.

«Aspetta...» gli bisbigliai, allontanandomi da lui e chiudendo a chiave la porta dello studio.
Fece un sorriso malizioso, leccandosi le labbra.
Feci per tornare da lui, ma mi fermò. «Resta lì.»
Mi bloccai a mezzo metro dal divano, in piedi.

«Voglio vederti mentre ti spogli» disse, con la voce rotta dal desiderio.
«Vuoi che mi spogli?»
Annuì. «Voglio vederti togliere ogni cosa che indossi, una alla volta.»
Mi sfilai il maglione, rimanendo col reggiseno e i jeans.
Il suo sguardo si aprì e mi invitò a proseguire.
«Solo se tu farai lo stesso» gli dissi, con le mani poggiate sulla chiusura dei jeans.
Yoongi si alzò e si mise di fronte a me, a circa un metro di distanza. Continuava a mantenere il contatto visivo e la cosa mi faceva impazzire.
Si sfilò la felpa, lasciandola cadere sul pavimento.
«Anche quella» gli dissi, indicando la t-shirt bianca.

Accennò un sorrisetto e si levò anche quella. Rimasi senza fiato. Dove aveva nascosto quei pettorali fino ad allora? Non immaginavo che, dietro quell'aria gracile, si nascondesse un petto ampio.
Non era muscoloso come JK o Namjoon, ma aveva un corpo asciutto e definito. Arrossii di fronte a quella pelle diafana.

«Tocca a te, signorina.» Mi invitò con un gesto della mano. Se non l'avesse piantata di passarsi la lingua sulle labbra, gli sarei saltata addosso come un vampiro assetato di sangue; altro che aspettare che si svestisse!
Sbottonai i jeans e abbassai lentamente la zip. La luce del mattino mi illuminava come un faro. Sì, mi sentii decisamente sotto i riflettori e sperai che il pubblico fosse soddisfatto dello spettacolo. A giudicare dal gonfiore che intravedevo dai pantaloni della tuta, lo era, eccome.
Notarlo mi diede una marcia in più. Abbassai i jeans sulle mie cosce formose e sfilai le sneakers, quasi cadendo per terra.

«Ehi, attenta.» Yoongi aveva azzerato la distanza, sorreggendomi per un braccio. Mi osservò per qualche secondo, sospirando. «Dio, Chiara... cosa sei?» Infilò un dito sotto lo spallino del reggiseno, abbassandolo. Le nostre labbra si incontrarono ancora mentre, con le mani esploravo la pelle liscia del suo petto e lui armeggiava coi gancetti del mio reggiseno, da cui mi liberò presto.
«Mio Dio...» Mi prese per mano e mi trascinò sul divano. Buttò a terra i cuscini che facevano da schienale, liberando più spazio, e mi fece sdraiare accanto a lui. Il suo profumo agrumato e silvestre invase le mie narici e la collana col ciondolo a forma di plettro che portava al collo contrastava con la sua pelle candida. Era bellissimo.
Accarezzò il mio corpo con avidità: il seno, le mani, i glutei, il ventre, le cosce, non trascurò niente.

7 in più sotto il tettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora