La mia vita era cambiata e sapevo di dover tenere duro almeno fino alla fine di marzo. Poi, terminate le puntate di "Lost in Countryside", l'attenzione del pubblico e dei media si sarebbe spostato sull'uscita imminente dell'album e io avrei potuto vivere un po' più serenamente; almeno così speravo.
Alcuni miei compaesani stavano facendo affari grazie alla notorietà acquisita dal nostro paesino, soprattutto coloro che gestivano bar, ristoranti o anche le semplici botteghe. Altri, invece, erano stanchi di quel via vai di persone e non potevo biasimarli. Io e Aria ci muovevamo con la scorta, in pratica. Mi sentivo la donna più odiata e invidiata al mondo e la cosa non mi faceva piacere. Un conto era essere invidiata per dei meriti ma così era frustrante.
I Bangtan erano tornati a lavorare a pieno ritmo. Quando li sentivo, tutti dicevano la stessa cosa: «Sono stanco morto». Al tempo stesso, però, li sentivo entusiasti per ciò che stavano preparando.
Jimin mi aveva detto che le nuove coreografie erano stupende e che Hobi era un maestro severo, a volte. Esigeva che tutti imparassero i passi alla perfezione. «Sfoga la sua frustrazione su di noi, accidenti!» si era lamentato il cantante.
Taehyung era su di giri perché c'erano un paio di brani, in particolare, che gli piacevano molto e non vedeva l'ora di condividerli.
Sentivo poco tutti loro e mi mancavano. Eravamo passati dall'essere, in senso letterale, gomito a gomito intorno al tavolo, al sentirci in modo sporadico a causa del fuso orario e dei mille impegni giornalieri.
Per Aria non era facile. I suoi occhi erano spesso velati di malinconia e sapevo quanto si sentisse sola.
Dopo il boom di notorietà tutti volevano esserle amici, ma non era stupida; era consapevole che lo facessero con cuore poco sincero e si era chiusa ancor più in sé stessa.
Avrei tanto voluto aiutarla di più. Invitavo spesso Rosita a casa nostra, oppure la mandavo da lei, per distrarla un po'.Non era l'unica che aveva bisogno di distrarsi. Elsa, da un paio settimane, stava uscendo con Marco, un ragazzo conosciuto per lavoro. Ero rimasta un po' perplessa; in cuor mio continuavo a sperare in un riavvicinamento fra lei e Namjoon, ma la mia amica sembrava non essere dello stesso avviso. Ero certa lo stesse facendo per toglierselo dalla testa, ma potevo anche sbagliarmi.
Sapevo che, ogni tanto, lei e Joonie si scambiavano qualche messaggio, ma non mi sorprese il fatto che non lo avesse aggiornato sulla sua situazione sentimentale.
Ogni volta che provavo a parargliene, lei cambiava argomento. Era evidente che la cosa la toccasse ancora. Jimin mi aveva detto che il suo leader si era buttato a capofitto nel lavoro, ma che si capiva che pensava ancora a lei.Era arrivato il 14 febbraio, il primo San Valentino insieme. Giusto con migliaia di chilometri di distanza.
Con la complicità di Jimin, avevo fatto recapitare a Yoongi una scatola di Baci Perugina a forma di cuore. Aspettavo di sentirlo con trepidazione, avevo raccomandato al mio amico di fargliela trovare davanti alla porta della sua camera non appena si fosse alzato.
«Devo svegliarmi prima apposta, sai? Dovrai darmi una ricompensa!» si era lamentato Chim.
«Dai, Jimin, ricorda chi sono. È questo che fanno le anime gemelle di mignolo!» ribattei.
Scoppiò a ridere; adoravo la sua risata cristallina. «E va bene, mi hai convinto!»
Eppure, al mio risveglio, non trovai alcun messaggio di Yoongi. Rimasi fino alle due del pomeriggio a controllare il telefono, senza sosta, anche mentre lavoravo. Possibile che non l'avesse trovata?
A mezzogiorno avevo mandato un messaggio a Jimin: "Dimmi che ti sei ricordato!"
"Certo! Mi sono alzato alle sei per metterla sulla porta. Alle sei!"
"Non l'ho ancora sentito... perché non mi ha scritto o chiamata?" Ero preoccupata.
"A me lo chiedi?"
"Non siete insieme?"
"No, lui è chiuso nel suo studio e io sono a fare una prova costumi."
Ero in paranoia totale.Erano le 14:05 italiane quando mi arrivò un messaggio stringato di Yoongi. "Controlla la tua casella email." Ansia a mille.
"Oddio, cosa mi avrà mandato? Un contratto dove dice che vuole rompere e devo firmare per la segretezza?" pensai.
Avevo quasi paura a cliccare sull'icona di Gmail. Notai una notifica in particolare, che aveva proprio lui come mittente, e il cui oggetto era: "Buon San Valentino."
Cliccai con le dita tremanti.
Nell'email solo poche parole: "per te, metti le cuffie", e un allegato in mp3 col nome "Bedtime story".
Cliccai, mentre infilavo gli auricolari nelle orecchie.
Era una canzone.
Le note partivano malinconiche, ma la base si fece più ritmata quando Yoongi cominciò il suo rap.
Era quella canzone. Anche se non capivo il coreano, riconobbi alcune parole e, come spesso faceva, mixava la sua lingua con l'inglese, per cui non mi fu impossibile captare parte del testo.
«Non ci credo» sussurrai, quando riconobbi il riff della mia chitarra, quello che avevo suonato per gioco pochi mesi prima, e che aveva registrato di nascosto.
Il ritornello era cantato in modo sublime da Taehyung, proprio come aveva espresso lui stesso il giorno in cui, strappando di mano il testo a Yoongi, lo aveva letto ad alta voce. Il brano cresceva in intensità e, da ballata romantica, si trasformava in un canzone dagli echi rock. Mi ricordava un po' l'atmosfera di "Shadow", che Suga aveva scritto, e inciso, qualche anno prima.
Arrivai alla fine del brano col viso bagnato dalle lacrime. Era stata un'emozione incredibile.
Aveva scritto quella canzone pensando a me e ora l'aveva incisa! Era riuscito a trasmettermi tutta la passione che ci aveva messo, mi aveva stravolta.
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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...