«Non mi devi dire niente?» Namjoon mi fissava, col suo sorriso tutto fossette, da che era rientrato a casa.
«Cosa?» Feci finta di niente.
«Avanti, puoi dirmelo, sono tuo amico...» Mi diede una gomitata.
«Non so di cosa tu stia parlando.» Sì che lo sapevo, eccome.
«Faccio come hai fatto tu con me poco tempo fa! Adesso capisci quanto sei curiosa e snervante?» rise.
Mi morsi il labbro inferiore, mentre condivo l'insalata. Un conto era se io dovevo farmi i fatti altrui, diverso era se gli altri volevano farsi i miei.
«La porto in tavola?» mi chiese, prendendo la ciotola. «Tranquilla, non dico niente a nessuno.» Fece l'occhiolino.
Avevo ragione. Come si dice dalle mie parti, quella mattina, Namjoon, "aveva mangiato la foglia".Qualche ora dopo suonò il campanello. Fu proprio lui ad aprire a Hobi che, uscendo di corsa dopo il nostro incontro di fuoco, aveva dimenticato le chiavi.
"Fa' finta di niente, Chiara. È tutto come sempre" mi ripetei come un mantra nella mente.
«Buongiornoooooo!» Hoseok era più allegro del solito, ed eravamo in due sapere il perché. «Allora? Come va?» chiese, in generale, versandosi un bicchiere d'acqua. «Oggi, al ristorante, una signora ha detto che sono il cameriere più splendente del mondo e Paola, la padrona, ha risposto che sarà un dispiacere quando me ne andrò.» Finita la frase, cominciò a canticchiare.
«Sei di buon umore oggi» osservò Jin.
«Quante volte mi vedi arrabbiato?»
«Un sacco» intervenne Jimin.
«Ahhh, parla lui! Scappo a farmi una doccia.» Hobi salì i gradini due a due, facendo un suono ad ogni balzo, poi continuò a cantare anche sotto la doccia.Namjoon rideva, sfregandosi la fronte e scuotendo la testa.
«Devi proprio averlo soddisfatto» mi bisbigliò a un orecchio.
Avvampai. Aveva proprio capito.
«Non è come sembra...» provai a dire.
Mi fermò con un gesto della mano. «Chiara, non c'è problema. A me non interessa quello che fate, non sono affari miei.»
«Grazie. Preferirei non fosse una cosa risaputa perché non è niente di serio, insomma, fra un mese ripartite... Piuttosto, fra te e Elsa come va?»
Loro si frequentavano da più tempo e la cosa mi preoccupava. Per come ero fatta io, di certo, non sarei riuscita a mantenere un rapporto del genere senza farmi coinvolgere a livello sentimentale. Elsa veniva da una storia lunga, forse sarebbe riuscita a mantenere la giusta distanza emotiva, anche se sapevo che, in fondo, era una romantica.
«Bene. È una donna stupenda.» Si perse per un attimo con lo sguardo.
«Sono un po' in pensiero per voi; ormai state insieme da due mesi e, anche se siete stati chiari fin da subito, temo che il distacco non sarà facile. Sarà già tremendo per me, dire addio a tutti voi, quindi non oso immaginare cosa possa significare per voi due...»
«Lo vedremo. L'hai detto anche tu: abbiamo messo subito le carte in tavola, siamo sempre stati consapevoli di tutto fin dall'inizio.» Non so perché, ma non mi aveva convinta. C'era qualcosa, nella sua voce, che sembrava dire tutt'altro.Hobi si comportò come sempre e cercai di fare lo stesso, anche se mi sentivo bruciare ogni volta che lo guardavo, così come ogni volta che mi sfiorava o mi sorrideva.
«Domani mattina, stesso posto stessa ora?» mi sussurrò all'orecchio, mentre mi avviavo verso la saletta prove.
Gli feci un piccolo cenno d'assenso, pregustandomi quell'oretta in cui sarei stata ancora fra le sue braccia.–
«Prova tu. Sorprendimi!» Yoongi aveva installato un software sul mio computer portatile. Lo stesso che usava lui. Avrei scoperto più avanti che si trattava di un programma molto costoso e che me lo aveva regalato. «Ti ho installato anche tutta la libreria di suoni, suddivisi per strumento.»
«Grazie! Mamma mia, riuscirò a capirci qualcosa?» Cliccai sull'icona poco convinta.
«Ti ho insegnato a usarlo nelle ultime due settimane! Crea un nuovo progetto, poi vai su aggiungi traccia... dai, prova» mi esortò.
«Cosa dovrei farci, con questo programma?» chiesi, bevendo un sorso di liquore alla liquirizia, il mio preferito.
«Crea la tua musica! Esercitati, lascia andare la tua creatività. Non puoi sempre tenerla nascosta.»
Lo guardai poco convinta. Erano giorni che insisteva, da quando mi aveva vista sul palco.
«Sono curioso di vedere cosa salta fuori da quel cervello incasinato» continuò.
«Musica da manicomio?» ironizzai.
«Potresti avere un largo bacino d'utenza. Il mondo è pieno di pazzi.»
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7 in più sotto il tetto
Fiksi PenggemarAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...