Attenzione: questo capitolo contiene qualche accenno di scena piccante. Niente di esagerato, anzi, ma è doveroso avvisare, in caso di un pubblico più giovane.
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«Scusa, vado a prendere un altro drink.» Abbandonai Hobi per dirigermi verso il bancone.
Ero furente e ferita. Mi sentivo tremare.
Picchiai il bicchiere sul ripiano. «Me ne fai un altro, per favore?» ordinai al barista.
Nell'attesa del mio cocktail, lanciai un'occhiata a Jimin, che incrociati i miei occhi, abbassò lo sguardo. "Coda di paglia, eh?" Io, però, non lo distolsi.Squadrai la biondina: almeno dieci anni più giovane di me, aria da gattina indifesa e una vocina da bambina antipatica. Una Barbie in miniatura. Una versione cresciuta di Elena, l'amica-nemica di mia figlia.
L'istinto era quello di versare il mio Gin Lemon in faccia a Jimin, ma preferii farlo finire nel mio stomaco.
Me ne andai, urtando intenzionalmente la sua spalla. Faceva lo stronzo? Non mi sarei lasciata prendere per il culo."Last Nite" degli Strokes lasciò lo spazio a "Voodoo People" dei Prodigy. Il deejay doveva essere un po' sballato; passava da una canzone ad un'altra senza un filo logico.
Trangugiai metà del contenuto del bicchiere, lo poggiai su un tavolino e mi gettai in pista.
Forse ballare mi avrebbe fatta sfogare un po'.
Le luci stroboscopiche mi facevano sentire su un altro pianeta. Era come ballare su una pista in orbita intorno a Saturno. Fanculo la Terra!
Mi agitai a ritmo, senza badare troppo a come mi muovevo. Era il corpo a comandare, non la testa. Tenni gli occhi chiusi, per estraniarmi da tutto e da tutti.
C'eravamo solo io e i Prodigy.
«The Voodoo People!» Ero stata una bambolina voodoo fra le mani di Jimin? Ero così arrabbiata!Sentii un colpetto sulla spalla e aprii gli occhi, ritrovandomi davanti uno Yoongi scatenatissimo.
Non so perché, ma in quel momento crollai. Continuai a ballare, ma mi aggrappai alle sue spalle e cominciai a piangere. Yoongi mi strinse fra le sue braccia e mi lasciò sfogare senza fare domande. Fu, con ogni probabilità, il ballo più strano della mia vita.
«Scusa» gli dissi col labiale, a causa del volume della musica. Cercai di lasciare la pista ma mi trattenne per un braccio.
«Stai bene? Hai bisogno di qualcosa?»
Feci un no secco con la testa e tornai dal mio drink. Il Gin Lemon non poteva giudicarmi.«Ehi.» Elsa si accomodò accanto a me. «Mi dispiace.»
«Non ho voglia di parlarne» risposi, seccata.
«Ero convinta che sarebbe andata diversamente. Sul palco hai spaccato. Dio mio, non ti vedevo così splendente da anni! Non capisco, davvero. Fossi in lui, in questo momento ti starei limonando in bagno.» Cercava di consolarmi, invano; non facevo altro che rimuginare e sentirmi ancora più inadeguata.
«Gliel'ho fatto capire che sono incazzata. Oh, se lo ha capito! Non mi guarda neanche in faccia...»
«Hai fatto bene. Spero che possiate chiarire, quanto meno per capire cosa sia successo.» Si poggiò con la testa sulla mia spalla, cingendomi la vita con un abbraccio.
«Prima mi sono messa a piangere, in pista.»
«Beh, dai, ti sei sfogata.»
«Addosso a Yoongi. L'unica cosa che mi consola è che penserà che sto così perché ho cantato. Dio, ma si può? Sentirsi così, alla mia età, perché un ragazzino mi ha illusa con le sue moine...» Mi lasciai ricadere con la schiena contro la sedia.
«Non è un ragazzino. Ti ricordo che è più vicino a trenta che ai venti. Se ti ha fatto credere di piacergli, e poi ha ritrattato, è lui che ti deve delle spiegazioni.»«Come va?» Hobi era riapparso con un bicchiere pieno di un liquido chiaro in mano.
«Hoseok, non tornare a casa di nuovo marcio» lo redarguii, stanca.
«È Sprite! Lo giuro, assaggia!» Mi porse il bicchiere.
«Bravo. Almeno non rischi di fare cose di cui poi non hai memoria.» Gli diedi una gomitata. Elsa si alzò per ballare una canzone che le piaceva, lasciandoci soli. A posteriori, sono convinta lo abbia fatto apposta.
«È un vero peccato averne solo ricordi annebbiati...»
«Hobi.»
«Sì?»
«Guardami in faccia.» Alzò lo sguardo su di me e mi venne da ridere. «Avevi gli occhi fissi più in basso. Spudorato!»
«Oooh! Aaaaah! Oh. Scusa se te lo dico, ma è tutto lì, in bella vista. Questo corsetto ti sta... davvero bene. Sono un uomo, sai...»
«Un pochino brillo, però, lo sei, eh!»
«Non abbastanza da perdermi nel mio mondo, ma a sufficienza per parlare a ruota libera.»
«Solo per parlare?» Ero io quella su di giri che stava per combinare qualche cazzata.
Mi guardò per qualche secondo, forse per capire se stessi scherzando.
«Questo corpetto stringe troppo e non vedo l'ora di toglierlo, sai?» Mi avvicinai con la sedia.
«Lo-Lo vedo che stringe.» Mi stavo comportando come Jimin aveva fatto con me, senza sapere realmente cosa volessi. Gli presi una mano e gliela misi sulla mia schiena, all'altezza del punto vita, dove c'erano tutti i lacci.
«Magari, a casa, potresti aiutarmi a slegarlo. Non credo di farcela, da sola.»
Non tolse la mano da dov'era anzi, indugiò per qualche secondo. Sospirò e, ne sono certa, stava per baciarmi, quando si accorse di una presenza, a un metro da noi, e distolse lo sguardo.
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7 in più sotto il tetto
FanfictionAccetteresti di ospitare a casa tua un'intera boy-band? È l'offerta che viene fatta a Chiara, un'italiana che, poche settimane prima, si trovava in Corea per lavoro e ha passato alcune serate spensierate in compagnia della sua amica Elsa e di due mi...