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Tornammo alla solita routine, più o meno.
Io ero sempre più sconvolta; non sapevo come destreggiarmi nel labirinto del mio cuore.
Mi chiesi se avesse senso tormentarsi così per qualcosa che, in meno di un mese, sarebbe comunque finito, in ogni caso.

Io e Hobi eravamo stati chiari: avremmo vissuto alla giornata, senza fare progetti. Il nostro era un rapporto basato sull'istinto e la voglia di condividere momenti piacevoli. Era nato come una bella amicizia, alla quale erano stati aggiunti alcuni benefici. Benefici notevoli.
Yoongi era un'incognita. Stava stravolgendo tutto. Cosa voleva da me? Qualunque cosa avesse ottenuto, sarebbe comunque presto finita. Perché non si era fatto avanti prima?
Cosa provavo per lui?

Se ripensavo a quei baci, l'adrenalina ripercorreva tutto il mio corpo. I suoi occhi erano due perle nere incastonate in due mandorle. Le sue labbra, così morbide, avrei voluto riassaporarle ancora.
Mi faceva sentire a mio agio anche con la parte più oscura di me; amava la cicatrice che cercavo di nascondere.
Non avrei mai potuto dimenticare quel pomeriggio in saletta, quando l'aveva baciata.
Ero confusa. Mi sentivo letteralmente tra due fuochi, entrambi caldi e invitanti e, averli in giro per casa, non mi aiutava di certo a fare chiarezza.

Hoseok, se mi passava accanto, mi sfiorava le natiche senza farsi notare, oppure mi infilava una mano sotto i vestiti se mi incontrava in corridoio, con la possibilità che gli altri potessero apparire da un momento all'altro. Sapeva come eccitarmi. Con lui avevo fatto il sesso migliore della mia vita; fra noi due c'era un'innata e pazzesca affinità.

Con Yoongi, a parte quei due baci, e il tenersi per mano, non c'era stato nulla di fisico, ma la sua vicinanza mi faceva partire scosse elettriche per tutto il corpo. Bastavano uno sguardo, una parola con quella voce un po' roca; bastava che si avvicinasse al mio collo per chiedermi qualcosa, mentre apparecchiavo la tavola, bastava che accennasse un sorriso.
Il mio cuore mi implorava di conoscerlo meglio, così come il mio corpo. Era la mia testa a dire di no, a dire di non complicare le cose.
Lui e Hobi erano come fratelli. Non potevo mettermi fra loro.

Presi il cellulare. Era strano che Elsa non mi avesse ancora risposto e capii subito il perché; non avevo mai inviato quel lungo messaggio. Premetti sulla freccia e glielo mandai, anche se in ritardo, aggiungendo le ultime novità.
Tempo dieci minuti, mi arrivò un suo vocale.

«Mi sono messa in pausa caffè perché non potevo farti aspettare. Dio, Chiara, che casino! Non so neanche io cosa dirti. Qualcun altro sa cos'è successo fra te e Yoongi o è un segreto? Cacchio, non so davvero come aiutarti. Se non fosse che conosco entrambi, ti direi di divertirti con tutti e due, tanto poi se ne andranno, ma ormai siamo un bel gruppo di amici e le implicazioni sono troppe. Fra te e Hobi è più una cosa di sesso, giusto? Invece Yoongi ti ha proprio chiesto di uscire... Non so, Chiara, io non sono nella tua testa e non so cosa provi davvero. Dovresti fare un po' di chiarezza dentro di te, comprendere se per te vale la pena rischiare di perdere Hobi per conoscere Yoongi oppure lasciare che, con quest'ultimo rimanga una cosa platonica e far crescere la storia con Hoseok. Se hai bisogno, scrivimi, ti risponderò fra una mansione e l'altra.»

Ero più confusa di prima. Io volevo capire cosa volesse Yoongi e, nel frattempo, continuare a perdermi fra le braccia di Hoseok. Non potevo avere entrambi. Non volevo. Non avrei dovuto fare niente con nessuno. Non avrei dovuto flirtare con Jimin così come non avrei dovuto finire a letto con Hoseok e uscire con Yoongi.
Dovevo, in qualche modo, affrontarli tutti e due ma non sapevo come e non avevo idea di dove ci avrebbe portati.

Quel lunedì, nel tardo pomeriggio, ero uscita con la scusa di dover fare benzina e alcune commissioni, e avevo portato Hobi con me.
Lo osservai mentre guidava l'auto con sicurezza. Le sue mani scivolavano sul volante nello stesso modo in cui accarezzava la mia pelle. Ogni volta che mi trovavo nei suoi paraggi, il desiderio si accendeva fra le mie gambe.
Poteva anche essere buffo, gridare come un pazzo per una cimice che gli si era posata sulla gamba o mettersi a pulire tutto per una macchia microscopica ma, quando si eccitava, il suo sguardo diventava quello di un predatore, le sue mani quelle di un esploratore e il suo corpo la mia kriptonite.

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