I tre amici tornarono a casa per l'ora di pranzo, calcolando i tempi in modo da arrivare proprio come se fossero di ritorno da scuola.
Quando Michelangelo aprì la porta di casa e sentì odore di cavoli bolliti, capì subito che c'era qualcosa che non andava.
Quell'odore gli dava il voltastomaco e sua madre lo sapeva, infatti per gentilezza non li cucinava praticamente mai.
Il fatto che quel giorno avesse deciso di fare uno strappo alla regola era alquanto significativo. Era come un campanello d'allarme.
"Mamma, sono a casa!" urlò il ragazzo. Poi poggiò per terra lo zaino, si sfilò le scarpe da ginnastica e corse subito in bagno.
Aveva infatti notato che gli era rimasta della sabbia sui piedi e sulle caviglie e aveva paura che sua madre potesse trovarne un po' in giro per casa e iniziare a insospettirsi.
Si lavò i piedi e se li asciugò con cura. Quindi si infilò un paio di calzini puliti e si presentò in cucina, dove sua madre era ai fornelli e cucinava i cavolfiori.
"Mamma?".
La donna si girò e alzò le sopracciglia, stupita di vedere suo figlio.
"Oh, sei già arrivato, Michelangelo!".
Il ragazzo aggrottò la fronte e incrociò le braccia al petto, per poi appoggiarsi con una spalla allo stipite della porta e osservare attentamente sua madre.
"Beh, torno sempre a quest'ora, mamma. Ma a parte questo, perché hai cucinato i cavoli per pranzo?".
"Oh, sono così buoni! Non credi anche tu?" esclamò la donna sollevando il mestolo in aria e lanciando al figlio un'occhiata di fuoco.
Michelangelo deglutì e iniziò a sudare freddo.
Che cosa aveva combinato per farla arrabbiare? Era ancora così per la questione della danza? O gli leggeva nella mente e aveva scoperto che quella mattina aveva marinato?
La donna gli diede le spalle e tornò a controllare i cavoli nella pentola. Poi domandò: "Dimmi, com'è andata al mare?".
Michelangelo ebbe un tuffo al cuore.
Quindi lei lo sapeva. Ma come poteva esserne venuta a conoscenza? Qualcuno aveva fatto la spia?
Lo faceva imbestialire il fatto che l'unica volta nella sua vita in cui aveva marinato non fosse nemmeno riuscito a passarla liscia.
Per non parlare del fatto che nelle ultime ore i suoi genitori sembrassero essersi coalizzati contro di lui.
Michelangelo sentiva il bisogno di urlare di rabbia, ma al tempo stesso era raggelato dalla paura.
"C-Come... al mare?" balbettò, fingendo di non sapere nulla e passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
"Sì, al mare" ripeté sua madre tranquillamente.
Proprio in quel momento la porta di casa si aprì e la voce del padre di Michelangelo giunse fino alle loro orecchie.
"Ora vediamo che cosa dirà tuo padre" disse la donna con un ghigno, mentre il ragazzo era a un passo dal cominciare a tremare dalla paura.
Non gli era mai successo di trovarsi in una situazione così disastrosa, poiché era sempre stato un alunno modello e un figlio di cui essere fieri.
Pochi istanti dopo il padre di Michelangelo comparve nel vano della porta della cucina, reggendo ancora in mano la sua ventiquattrore. La posò sulla panca di legno accanto al tavolo, quindi salutò la moglie con un bacio sulla guancia. Tutto questo senza degnare Michelangelo di uno sguardo.
"Amore, sei pronto a sentire la novità?" chiese la donna brandendo ancora in aria il mestolo.
"Spero che sia una bella notizia" grugnì l'uomo.
"Stamattina nostro figlio non è andato a scuola. È andato al mare con i suoi amici" spiegò la moglie mantenendo la calma, ma sorridendo in un modo che fece accapponare la pelle a Michelangelo.
L'uomo si girò lentamente verso suo figlio e lo fissò senza lasciar trapelare nessuna espressione sul suo volto. Poi lo raggiunse in pochi passi e gli tirò uno schiaffo in pieno viso.
Il ragazzo si piegò di lato e si portò subito una mano alla guancia dolorante.
Si era aspettato una bella predica e urla in gran quantità, ma uno schiaffo decisamente no. Suo padre non lo aveva mai picchiato, ma forse soltanto perché lui non gliene aveva mai dato motivo. Michelangelo era sicuro di non averlo mai visto più arrabbiato di com'era in quel momento.
"Tu che cosa hai osato fare?" urlò, rosso in volto, con le narici dilatate e il respiro affannoso.
Michelangelo non era capace di guardarlo negli occhi, quindi preferì farsi piccolo piccolo e appoggiarsi al muro dietro di sé.
"Prima la scemenza di ieri e ora questo? Ma che cosa credi di fare? Ti ha dato di volta il cervello?!" gridò l'uomo agitando le braccia e schizzando gocce di saliva dappertutto.
Il suo collo era di un rosso acceso e le vene sporgevano spaventosamente.
Michelangelo non riusciva a spiccicare parola. Sapeva che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata totalmente inutile e inopportuna.
"Io non ce la faccio, io..." mormorò l'uomo allontanandosi di qualche passo e girandosi leggermente verso la moglie, che per tutto quel tempo era rimasta in disparte.
La donna lo abbracciò da dietro e gli sussurrò delle parole che Michelangelo non riuscì a sentire.
"Va' in camera tua, Michelangelo, e poi porta qui il tuo cellulare. Non potrai vedere i tuoi amici per un po', siamo intesi? E mi considero generosa..." disse fissandolo intensamente.
Michelangelo deglutì e annuì, pur sentendo il cuore spezzarsi.
Le urla e lo schiaffo di suo padre erano nulla in confronto alla prospettiva di non poter uscire con Tommaso e Federico e di non poter scrivere a Ginevra.
Anche se quest'ultima cosa la madre del ragazzo non poteva saperla, aveva colto nel segno: Michelangelo non poteva ricevere punizione peggiore in quel momento.
Tuttavia non disse niente e si diresse a testa bassa verso la sua camera, lasciando volentieri dietro di sé i suoi genitori e il nauseante odore di cavoli.
Si chiuse in camera a chiave, poi si gettò a peso morto sul letto e si mise a tirare dei pugni ai cuscini. Lacrime di rabbia gli riempivano gli occhi e gli offuscavano la vista, mentre un groppo gli ostruiva la gola.
Era sicuro di non meritarsi tutto quello. Aveva sbagliato e ne era consapevole, ma non si meritava comunque un trattamento del genere, non dopo tutti gli anni in cui si era comportato come un angelo, non quando i suoi migliori amici l'avrebbero di sicuro passata liscia.
Ciononostante Michelangelo non si pentiva di aver vissuto quell'avventura al mare con loro. Non aveva avuto l'esito sperato, ma era stata memorabile.
Dopo un lungo tempo passato a dar sfogo alle proprie emozioni, Michelangelo si mise a sedere sul letto e si costrinse a essere razionale.
Anche se i suoi genitori gli avevano proibito di uscire con Tommaso e Federico, non potevano proibirgli di vederli a scuola. Inoltre gli avevano vietato, pur senza saperlo, di scrivere a Ginevra, ma non potevano vietargli di vederla, perché non sapevano della sua esistenza, fortunatamente.
Senza dimenticare il fatto che non avevano accennato alla lezione di prova di danza, quindi lui ci sarebbe andato in ogni caso e lì probabilmente avrebbe avuto l'occasione di passare un po' di tempo in compagnia di quella ragazza. Magari si sarebbero incontrati a fine lezione, sempre che anche lei avesse danza lo stesso giorno.
Michelangelo sorrise e si asciugò un'ultima lacrima.
Ce l'avrebbe fatta. I suoi genitori non potevano fermarlo dall'intraprendere la strada che voleva.
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Forever
Teen Fiction• Completa • Michelangelo Martini non ha mai cercato l'amore. Per lui contano soltanto la scuola, lo studio, la famiglia e i suoi migliori amici Tommaso e Federico. Le cose cambiano quando incontra Ginevra, una ragazza misteriosa e con una sfrenata...