32. Irraggiungibile

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A partire dal giorno in cui si erano baciati e che quindi, senza bisogno di dirlo, avevano iniziato a stare insieme, Ginevra e Michelangelo si scrivevano ogni mattina per darsi il buongiorno.

Era diventata un'abitudine piacevole e rassicurante, ma il castano si rese conto di quanto ci fosse affezionato solo quando, la mattina dopo la loro passeggiata in città, Ginevra non rispose al suo buongiorno.

Pensando che probabilmente fosse impegnata, il ragazzo non diede molta importanza al fatto.

Tuttavia Ginevra non rispose per ore, così Michelangelo, già di per sé abbastanza paranoico, iniziò a preoccuparsi.

Al cambio d'ora, approfittando di un momento in cui si trovava da solo, provò a chiamarla sul cellulare.

Gli dava irraggiungibile.

Fu pensieroso per il resto della mattinata, fin quando, avvicinatosi ad alcuni suoi compagni per sentire di cosa stessero parlando, venne a conoscenza del fatto.

"Non so, io l'ho letto di sfuggita stamattina" disse un ragazzo.

"Che cosa?" chiese Federico, che intanto aveva raggiunto Michelangelo e gli altri.

"C'è stato un incidente in autostrada stanotte, a circa venti chilometri dal casello. Un ragazzo della nostra età è rimasto ferito, ma non so altro".

"E chi è?".

"E che ne so! Ho cercato su Internet e ho letto il nome, ma non lo ricordo più. Non era una persona che conosco".

Proprio in quel momento suonò la campanella e lentamente tutti tornarono ai propri posti, in tempo per l'inizio della sesta e ultima ora.

Michelangelo si impose di prestare attenzione alla spiegazione dell'insegnante, ma gli fu assai difficile. Continuava a tornare con la mente ai messaggi a cui Ginevra non aveva risposto e alla notizia dell'incidente automobilistico.

Poteva trattarsi di chiunque, eppure lui aveva un brutto presentimento. Per questo pensò di fare tappa da Ginevra prima di tornare a casa, giusto per accettarsi che fosse tutto a posto.

Mentre camminava per strada, Michelangelo cercò su Internet notizie dell'incidente di quella notte.

Appena lesse il nome del ragazzo che era rimasto ferito ebbe un tuffo al cuore e sentì le forze venirgli meno.

"Non è possibile" sussurrò al vento.

Ecco perché Ginevra era irraggiungibile: il ragazzo che era rimasto ferito era il suo migliore amico Zeno.

Michelangelo si passò una mano tra i capelli, mentre il cuore gli batteva all'impazzata.

Si sentiva fuori dalla realtà, fuori dalla sua vita. Non gli sembrava possibile che qualcosa del genere fosse accaduto proprio a Zeno, eppure il sito da cui aveva appreso la notizia sembrava attendibile.

Inoltre era assai improbabile che in città vivesse un altro ragazzo con lo stesso nome e cognome.

Michelangelo si mise a correre e arrivò a casa di Ginevra con il fiatone. Aveva i capelli spettinati e sentiva male alla schiena e alle spalle per aver corso sotto il peso della cartella.

Suonò il campanello e aspettò che qualcuno gli rispondesse. I secondi gli parvero ore.

"Chi è?".

Era una voce di donna e probabilmente si trattava della madre di Ginevra. Anche se l'aveva già vista una volta, Michelangelo non riusciva a riconoscerla così facilmente.

"Sono Michelangelo".

Non ebbe bisogno di aggiungere altro, perché la donna gli aprì all'istante.

Il giovane salì gli scalini due alla volta e arrivò sulla soglia dell'appartamento di Ginevra in uno stato pietoso, ma non ci pensò per più di una frazione di secondo.

Appena vide la mamma della corvina, Michelangelo le chiese: "Ginevra come sta? Dov'è? È in casa?".

La donna sorrise tristemente e gli fece segno d'entrare.

Si sedettero uno accanto all'altra sul divano dove solo pochi giorni prima Michelangelo si era seduto insieme a Ginevra, lo stesso giorno in cui si erano baciati per la prima volta.

"Hai sentito?" gli domandò la donna, stringendosi nervosamente le mani in grembo.

"Certo che ho sentito!" esclamò lui, per poi invitarla a parlare.

"Ginevra sta bene, non preoccuparti. Almeno fisicamente... È disperata e non le posso dare torto. Ora si trova in ospedale".

Michelangelo tirò un sospiro di sollievo. "Ma com'è accaduto? E Zeno come sta?".

"Zeno era stato da alcuni suoi amici che abitano in un paese non molto lontano da qui. Stava tornando a casa, ma aveva bevuto un po' troppo e ha sbandato.
Brutta cosa bere prima di mettersi al volante! Voi adolescenti vi credete invincibili e poi questo è il risultato... E sono cose che accadono anche più di frequente di quanto si creda".

Michelangelo non disse niente e la donna continuò: "Si è scontrato con una macchina che andava nella direzione opposta. I particolari non li so, so solo che sono rimasti feriti lui e il guidatore dell'altra auto, ma nessuno dei due gravemente. Però hanno dovuto fare tutti gli esami necessari e... Beh, Ginevra era fuori di sé dallo spavento. Appena l'ha saputo, stamattina presto, è corsa in ospedale e ci è restata per tutto il tempo".

"Ma è lì da sola?" domandò Michelangelo, intendendo implicitamente chiedere alla madre della ragazza perché non fosse lì con lei.

"No, ci sono anche alcuni amici di Zeno, oltre ovviamente alla famiglia del povero ragazzo. Comunque non preoccuparti, Michelangelo: sono sicura che presto tornerà come nuovo".

Al castano sembrava che la donna stesse prendendo la cosa un po' superficialmente, soprattutto considerando il peso psicologico che l'incidente di Zeno doveva aver esercitato sui suoi cari, tra cui c'era da includere anche Ginevra.

"Povera la mia Ginny, a innamorarsi di un tipo del genere..." mormorò a un certo punto la madre della corvina sospirando pesantemente.

A quelle parole Michelangelo sgranò gli occhi. "Intende..." sussurrò, non sapendo però come continuare la frase.

La riccia lo osservò con il sorriso dipinto sulle labbra. "Zeno. Ginevra è innamorata di Zeno, sennò perché avrebbe passato l'intera mattinata in ospedale a struggersi per lui?".

Quelle poche parole lo colpirono in mezzo al petto, dritto nel cuore, come una lama affilata.

Non poteva essere. Quella donna si sbagliava, quella donna non sapeva niente. Probabilmente era rimasta ai tempi in cui Ginevra era fidanzata con Zeno, anni prima.

Nonostante ci fossero cose più importanti a cui pensare, Michelangelo non poteva permettersi di lasciare la questione irrisolta.

"Mi scusi, ma ci deve essere un fraintendimento" disse. Poi deglutì e si bagnò le labbra. "Io... ecco...".

La donna scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulle ginocchia.

"Lo so, Michelangelo, lo so. Ginevra me l'ha detto e non preoccuparti, io approvo il fatto che tu stia con mia figlia, eppure..". La riccia si interruppe e tornò seria. "Eppure a volte mi chiedo se non provi ancora qualcosa per Zeno".

Michelangelo non sapeva che cosa pensare.

"Forse è solo perché sono migliori amici e io non ho mai avuto un migliore amico maschio. Forse sono io a non capire" aggiunse poi la madre della corvina alzandosi dal divano e sfoggiando un gran sorriso, come per volersi scusare con Michelangelo.

"Non... Sì, probabilmente è così" mormorò lui, con lo sguardo perso nel vuoto.

Pochi minuti dopo si salutarono e il ragazzo uscì dall'appartamento, per poi dirigersi verso la fermata degli autobus più vicina. Mandò un breve messaggio a sua madre, dicendole che restava fuori a mangiare, e prese il primo mezzo diretto all'ospedale della città.

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