31. Diceria

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"Battement tendu, demi-plié... Ora di lato. Samuele, dritta quella gamba! Cos'hai, le ginocchia molli? E tu, Alex, non portare il mento in fuori, ché sembri un cammello!".

Una risatina percorse tutta la sala, subito però interrotta dal maestro, che tuonò: "Silenzio!".

Le note di musica classica provenienti dallo stereo nell'angolo, intanto, proseguirono indisturbate.

Durante la pausa che l'insegnante concesse agli alunni per bere un po' d'acqua, Michelangelo si sporse verso Samuele e gli sussurrò: "Oggi il maestro sembra più incazzato del solito. Secondo te cosa gli è successo?".

"Taci, guarda, sono in un bagno di sudore" si lamentò il ragazzo dai capelli blu passandosi sul collo un piccolo asciugamano bianco. "Comunque, Michi, volevo chiederti una cosa: tu conosci per caso un certo Federico Lupo?".

"Oh, certo!" esclamò con stupore il castano poggiando a terra, accanto alla sbarra, la sua borraccia d'acqua già mezza vuota. "È il mio migliore amico".

"Ah, ecco, lo sapevo!" esultò Samuele sorridendo.

"Tu come lo conosci?".

"Abita nella mia stessa via".

"Strano, lui non mi ha mai parlato di te".

"Forse perché sono arrivato da poco. Mi sono trasferito circa due mesi fa. Prima invece abitavo con la mia famiglia in un'altra zona della città".

"Capito".

Proprio in quel momento il maestro rientrò in aula e annunciò che la lezione poteva ricominciare. Samuele e Michelangelo, così come gli altri loro compagni, si riposizionarono accanto alle sbarre in attesa di svolgere l'esercizio successivo.

Mentre l'insegnante premeva energicamente i pulsanti dello stereo per selezionare la traccia musicale giusta, però, Samuele fece in tempo a sporgersi verso Michelangelo, che condivideva la sbarra con lui, e sussurrargli all'orecchio: "Ho sentito una voce riguardo a Federico. Dato che lo conosci bene mi puoi dire se è vera o se è totalmente infondata".

"Quale voce?" domandò il castano, aggrottando le sopracciglia e fissando il ragazzo dai capelli blu non senza una certa agitazione. Non gli piacevano i pettegolezzi, proprio per niente.

"Ho sentito dire che è gay e che ci sta provando con un suo amico".

Michelangelo ebbe un tuffo al cuore. "Cosa?".

Era allibito e non si era nemmeno reso conto che la musica fosse iniziata e che il maestro stesse invitando i ragazzi a posizionarsi correttamente.

"Non so se è vero o no e non mi ricordo il nome dell'amico. Aspetta, forse iniziava con la T, ma non ne sono troppo sicuro" disse Samuele in fretta, prima di tornare al proprio posto e distogliere lo sguardo da quello del castano.

"Michelangelo, in posizione!" gridò il maestro, facendo sussultare il ragazzo.

L'esercizio cominciò e Michelangelo eseguì i vari passi, ormai imparati a memoria, cercando di dare come sempre il meglio di sé. Fletteva i muscoli, legava i movimenti fra di loro e andava a tempo.

Gli sembrava di cavarsela piuttosto bene, ma il maestro purtroppo non la vedeva allo stesso modo. Infatti non faceva che criticarlo e correggerlo.

Samuele era convinto che quell'uomo avesse visto in lui del potenziale e quindi ci tenesse a spingerlo a dare il massimo, ma Michelangelo non ne era tanto sicuro.

Tuttavia quella situazione non gli pesava. Oltre a piacergli molto la danza, Michelangelo era un perfezionista, quindi amava migliorarsi in continuazione. Così come nello studio, anche nella danza l'impegno era il suo forte e con il tempo lo avrebbe portato a essere molto bravo, forse perfino il migliore del suo corso.

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