24. Torta al cioccolato

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Erano passati due giorni dal disastroso incontro tra Michelangelo e Ginevra. Il ragazzo aveva nostalgia di lei e si sentiva uno scemo per averla ignorata in quel modo al parco. Voleva rimediare.

Per fortuna il giorno prima i suoi genitori gli avevano comunicato che la sua punizione era finalmente finita. Gli avevano ridato il permesso di uscire con Tommaso e Federico e gli avevano anche restituito il cellulare.

Così Michelangelo si era affrettato a inviare alla corvina alcuni messaggi di scuse, ai quali però lei aveva risposto praticamente a monosillabi. Il ragazzo aveva creduto perciò che la cosa migliore da fare fosse aspettare.

La sua breve attesa fu ripagata, poiché quel giorno, nel bel mezzo del pomeriggio, Ginevra gli scrisse un messaggio.

Ehi, Michi, ti va di uscire?

Il castano si sentì sollevato, anzi, al settimo cielo.

Forse Ginevra non era più arrabbiata con lui. Forse le cose si sarebbero sistemate. Forse quella era la volta buona, in cui avrebbe trovato il coraggio di confessarle i suoi sentimenti.

Certo! Che cosa avresti voglia di fare?

Se ti va puoi venire a casa mia. Tanto ormai sai dove abito...

Okay! Lasciami il tempo di prepararmi e sono da te

Il ragazzo chiuse di scatto il libro di letteratura inglese su cui stava studiando, sistemò l'evidenziatore nell'astuccio e si alzò dalla sedia su cui era rimasto seduto per un paio d'ore di fila. Si lavò, si vestì e fu pronto per uscire. 

"Mamma, io esco con Tommi e Fede!" urlò mentre si allacciava le scarpe.

In quel momento in casa si trovavano solo la madre e il figlio. La donna stava stirando in soggiorno.

Michelangelo aveva scelto di nascondere ancora il fatto che frequentava una ragazza e per il momento mentire, dicendo che passava del tempo con i suoi migliori amici. Sperava che la verità non dovesse venire a galla o sarebbero stati ulteriori guai.

"Okay, Michi, però non tardare. Domani non hai verifiche o interrogazioni, vero?".

"No, mamma" rispose lui, alzando gli occhi al cielo.

Il giorno prima non era potuto andare a lezione di danza perché doveva studiare fisica. I suoi genitori l'avevano avuta vinta, costringendolo a restare a casa pur di prepararsi al meglio per quella verifica.
A Michelangelo quella scelta non era andata giù, ma aveva preferito non protestare, poiché almeno avrebbe ricevuto in cambio il cellulare e la libertà di uscire con i suoi amici.

Il ragazzo finì di allacciarsi le sneakers bianche e indossò uno spolverino sopra alla maglia nocciola e ai jeans neri. Era pronto. Salutò sua mamma e uscì di casa, diretto verso quella di Ginevra.

Era nervoso, parecchio nervoso. Non era la prima volta che usciva con lei, eppure quella sembrava diversa, forse perché la volta prima non si erano lasciati in modo troppo amichevole, o forse perché era stata lei a proporre di incontrarsi, fatto sta che Michelangelo era assai agitato.

Durante il tragitto il telefono gli vibrò in tasca. Il castano lo tirò fuori e vide che era Tommaso.

Non aveva voglia di parlare con lui e non aveva voglia di inventarsi altre scuse, perciò ignorò la chiamata e continuò a camminare.

La sera prima aveva comunicato ai suoi migliori amici che la sua punizione era terminata e quei due avevano subito insistito per incontrarsi il pomeriggio del giorno seguente. Michelangelo, però, aveva declinato l'invito dicendo che doveva rimanere a casa a studiare.

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