14. Passeggiata serale

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Michelangelo sentì il suo cuore accelerare il battito e un sorriso da ebete illuminargli il volto.

Quella era la voce di Ginevra.

"Ginevra?" sussurrò quindi il ragazzo, pur sapendo benissimo che non poteva che trattarsi di lei.

La ragazza si avvicinò ancora, finché Michelangelo riuscì a vederla in viso, nonostante l'oscurità che li circondava.

"Che ci fai qui?" chiese lei sorridendo.

Michelangelo sentì l'ansia attanagliargli le viscere, così si costrinse a trovare in fretta qualcosa da dire per uscire da quella situazione imbarazzante.

"Ehm, sono qui... Stavo passando e... ho sentito della musica, quindi mi sono avvicinato per vedere da dove provenisse" balbettò.

Per fortuna c'era abbastanza buio perché la corvina non notasse il rossore sulle sue guance.

"Ah, è così?" fece Ginevra con un sorriso storto. 

Sapevano entrambi che la musica non giungeva fino in strada, quindi Michelangelo capì che Ginevra non credeva minimamente alle sue parole, uscitegli di bocca prima che potesse rendersene conto. Per fortuna, però, non richiese ulteriori spiegazioni.

"E tu, invece, perché sei qui?" chiese il ragazzo, spostando l'argomento della conversazione su di lei.

Ginevra si girò e lo invitò a seguirla. Fu così che tornarono sul vialetto di ghiaia e, camminando lentamente, si diressero verso l'uscita del parco.

"Ho finito da poco la mia lezione di danza e sono venuta un attimo qui per riposarmi e prendere una boccata d'aria prima di tornare a casa. Ero seduta su una panchina quando ti ho visto e ti ho seguito di soppiatto. Volevo vedere che cosa facevi" spiegò la ragazza dai capelli neri.

Michelangelo ridacchiò nervoso. "Non potevi semplicemente chiamarmi? Mi hai fatto prendere un bello spavento".

"Suvvia, non ci credo che ti sei spaventato realmente" lo prese in giro lei.

Michelangelo non disse nulla, poiché si sarebbe vergognato troppo a ripeterle che il suo spavento era stato reale.

"Adoro questo parco, soprattutto di sera, perché è buio e avvolto nel mistero" aggiunse la ragazza dopo qualche attimo di silenzio.

"Ma non hai paura a stare qui da sola? Insomma, può essere pericoloso...".

Ginevra si voltò leggermente verso di lui ed esclamò: "Niente affatto! Nella natura mi sento sempre a mio agio e non ho paura che ci possano essere dei malintenzionati". Poi si avvicinò di qualche centimetro a Michelangelo e gli sussurrò: "Adesso comunque non sono sola, dato che ci sei tu a proteggermi".

Il castano deglutì e sentì il proprio cuore fare le capriole nel petto.

Non capiva perché la voce e la semplice presenza di Ginevra bastassero per fargli provare quelle nuove sensazioni. Non aveva mai sperimentato prima di allora quel genere di cose e lo terrorizzava sapere che quella ragazza esercitava un tale effetto su di lui.

D'altro canto, però, era al settimo cielo ogni volta che si trovava in sua compagnia.

Pochi istanti dopo arrivarono in strada. Il buio in cui erano stati avvolti fino a poco prima lasciò spazio alle luci dei lampioni, delle vetrine dei negozi dall'altro lato della strada, delle finestre dei condomini e dei fanali delle automobili.

Il silenzio era stato rimpiazzato da un piacevole brulichio di vita, composto dalle chiacchiere dei passanti e dal rumore dei motori delle automobili.

Michelangelo si voltò a osservare Ginevra e non riuscì a nascondere un sorriso.

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