46. Confessioni

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Michelangelo, Tommaso e Federico si erano dati appuntamento vicino al porto della loro città. Non era vicinissimo a piedi, ma avevano pensato che sarebbe stato bello fare una passeggiata in quel posto, per respirare un po' d'aria salmastra. Inoltre avevano davvero bisogno di sgranchirsi le gambe dopo aver passato la settimana a studiare.

Il primo ad arrivarci fu Michelangelo, come al solito estremamente puntuale; in questo modo ebbe più tempo per scegliere come raccontare di Ginevra ai suoi due migliori amici.

Gli sembrava assurdo dire che non stava più insieme alla sua ragazza, quando loro nemmeno sapevano della sua esistenza, eppure era la verità. Aveva tenuto segreta la sua relazione con Ginevra per troppo tempo, un po' a causa del patto che aveva stretto con i suoi amici, ossia di non permettere che una ragazza li separasse quell'anno, e un po' perché si imbarazzava.

Era stato un idiota. Tacere su una cosa così importante di certo non gli aveva giovato.

"Michi" lo salutò Tommaso facendolo sobbalzare. Il castano si girò e guardò i suoi amici in faccia. Aveva un brutto presentimento.

"Ciao" li salutò, deglutendo a vuoto.

"Ciao" disse Federico, per poi distogliere subito lo sguardo, come se quello di Michelangelo scottasse.

"Ci incamminiamo da quella parte?" propose Tommaso; gli altri due acconsentirono.

Percorsero in silenzio un tratto di lungomare, passando accanto ai pescherecci ormeggiati. Non c'era molta gente, sebbene fosse pomeriggio inoltrato.

"Prima di venire qui abbiamo ricevuto una telefonata da... da Patrick" disse Tommaso spezzando il fastidioso silenzio.

Michelangelo ebbe un tuffo al cuore, capendo che il biondino aveva mantenuto la promessa e aveva parlato a Tommaso e Federico di Ginevra. Inutile dire che avrebbe avuto voglia di strozzarlo.

"Perché non ce l'hai detto, Michi?" domandò Federico. Dal suo tono di voce si capiva che era rimasto ferito e perfino Tommaso non sorrideva come suo solito.
Michelangelo li capiva benissimo: al loro posto lui si sarebbe sentito allo stesso modo.

"Avevamo fatto un patto. Avevamo detto che fino agli ultimi giorni dell'anno scolastico nessuna ragazza ci avrebbe separati".

Tommaso ridacchiò. "Seriamente? Michi, tu seriamente non ci hai detto di quella ragazza per via di quello stupido patto? Che avevi, paura di noi? Della nostra reazione?".

Michelangelo si sentì morire. In quel momento realizzò appieno quanto tenere segreta quella notizia fosse stata da parte sua una mossa assai idiota.

"Io tengo molto alla nostra amicizia e non volevo deludervi" mormorò, sentendosi sempre più stupido e miserabile.

"Tu tieni alla nostra amicizia? Davvero? Se ci tenessi ci avresti parlato di Ginevra!" esclamò Federico. Poi si bloccò quando vide le lacrime che scendevano copiose dagli occhi del ragazzo accanto a lui.

"Che c'è?" sussurrò. Tutti e tre si fermarono e Michelangelo sentì su di sé gli sguardi dei suoi due migliori amici, sguardi che pesavano più di tante parole.

"Ormai non ha più importanza, dato che l'ho persa".

"Che intendi dire con l'ho persa?" chiese Tommaso con la fronte aggrottata.

"Ci siamo lasciati" confessò, mordendosi il labbro e asciugandosi gli occhi con la manica del cappotto, come faceva da piccolo.

Tommaso e Federico preferirono non porre ulteriori domande, vedendo quanto Michelangelo fosse provato, e rimandarono il racconto completo della storia a un'altra volta. Abbracciarono a turno il loro migliore amico, sussurrandogli parole di conforto e stringendolo forte.

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