38. Una scelta

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Contrariamente alle proprie aspettative, quella sera Michelangelo non incontrò Ginevra, perciò presunse che non fosse andata a lezione di danza.

Restò per qualche secondo a fissare la poltroncina vuota accanto al tavolino di vetro dove la ragazza era solita aspettarlo e cercò di convincersi del fatto che avesse avuto altro da fare.
Percorse la strada verso casa immerso nei propri pensieri, ignaro del fatto che lì una brutta sorpresa lo stesse aspettando.

Una volta varcata la soglia, il primo segnale di allarme fu la mancanza del solito chiacchiericcio dei suoi familiari. Un glaciale silenzio, infatti, faceva da padrone.

"Sono a casa!" urlò Michelangelo togliendosi le scarpe e appendendo il cappotto.

Nessuno rispose, ma dalla porta della cucina proveniva della luce, segno che qualcuno in casa effettivamente ci fosse.

Con una scrollata di spalle il ragazzo andò a farsi una breve doccia, così da sciacquare via il sudore che aveva versato durante la faticosa ora e mezza di danza. Indossò una tuta pulita, poi si diresse verso la cucina, aprendo finalmente la porta a vetri che lo separava dai suoi familiari.

Sua madre era appoggiata con la schiena al piano della cucina; dietro di lei l'acqua bolliva in pentola. Al tavolo invece erano seduti il padre di Michelangelo e il fratellino Andrea. Erano tutti e tre in silenzio ed evitavano di incrociare lo sguardo del diciottenne appena arrivato.

"Cos'è successo?" domandò lui, percependo l'ansia invadergli ogni centimetro del suo corpo.

"A quanto pare non hanno più bisogno di me" disse suo padre in modo lapidario.

"Chi?" chiese Michelangelo aggrottando le sopracciglia.

"Tuo padre è stato licenziato" tagliò corto sua madre. Poi si voltò e diede una mescolata al riso che stava cucinando.

Michelangelo restò senza parole. Sapeva che l'azienda dove lavorava suo padre rischiava il fallimento e che alcuni dipendenti erano già stati licenziati. Tuttavia non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità che prendessero quella decisione con suo padre.

Michelangelo l'aveva sempre considerato, sebbene quasi inconsciamente, un modello di uomo e di lavoratore, sempre puntuale e preciso nello svolgimento dei suoi incarichi. Pensare che quell'uomo fosse stato licenziato gli pareva qualcosa di inconcepibile.

"Mi dispiace tanto, papà" mormorò, per poi sedersi anche lui a tavola.

"Non fa niente. Troverò un altro lavoro" disse lui, cercando di non far tremare la voce. Poi sorrise e aggiunse: "Pensandoci bene ero anche piuttosto stufo di quel posto".

Anche sua moglie sorrise, ma Michelangelo sapeva che i suoi genitori erano entrambi preoccupati, sebbene cercassero di nasconderlo. Non navigavano nell'oro e di quei tempi trovare lavoro non era affatto semplice.

Fu per questo che al ragazzo passò per la testa un'idea, l'unica cosa che avrebbe potuto fare per dare una mano a migliorare la situazione familiare, almeno dal punto di vista economico.

"Posso lasciare la danza" disse, senza pensarci due volte.

I suoi familiari lo guardarono con tanto d'occhi.

"Ma Michi, se la danza ti piace, è giusto che tu continui" disse sua mamma scolando il riso.

"Mi piace, ma potrò ricominciare in futuro, quando papà si sarà trovato un nuovo lavoro".

"Non ci cambia molto, lo sai" disse suo padre.

"Lo so, ma è pur sempre un aiuto".

"Ma allora io devo lasciare il calcio?" chiese Andrea, con la paura chiaramente leggibile nei suoi occhi.

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