Michelangelo scese velocemente le scale, per poi tuffarsi di nuovo nella calca di gente che ballava e beveva. Si fece strada a spintoni, finché raggiunse la porta di casa.
L'aprì e l'aria fresca della sera lo avvolse, ma stavolta lo lasciò del tutto indifferente. L'unica cosa che desiderava in quel momento era trovare i suoi due migliori amici.
"Hai visto Tommaso e Federico?" domandò a un ragazzo che fumava, appoggiato con la schiena al muro esterno della casa. Indossava un giubbotto voluminoso e l'estremità della sua sigaretta brillava nel buio.
"No, però là dietro c'è gente che non fa che ridere e parlare di loro" gli rispose quello, senza nemmeno togliersi la sigaretta dalla bocca.
Michelangelo lo ringraziò, poi svoltò l'angolo della villetta, come gli aveva suggerito il ragazzo, e trovò a un decina di metri da sé un gruppetto di quattro adolescenti con lo sguardo puntato verso l'alto.
"Sapete dove sono Tommaso e Federico?" chiese loro Michelangelo. Aveva un brutto presentimento.
Una di loro, una ragazza dai capelli castani lunghi fino alla vita, gli indicò una finestra al primo piano. "Ma sono proprio là, non vedi?".
Così dicendo fece scoppiare a ridere i suoi amici, assai probabilmente tutti ubriachi.
Michelangelo alzò lo sguardo e osservò ciò che la ragazza gli aveva appena indicato.
Il respiro gli si mozzò in gola.Era buio lì fuori, ma la stanza al di là della finestra era illuminata debolmente, come se vi fosse accesa un'abat-jour. Le tende erano tirate, ma a tratti al di là di esse si intravedevano due figure.
Dopo qualche istante Michelangelo capì che quella era la camera da letto di Federico.
"Sono proprio teneri quei due froci, eh?" disse uno dei ragazzi sghignazzando.
Era da quando Samuele gli aveva detto, durante una lezione di danza, che aveva sentito che a Federico piaceva un suo amico, il cui nome iniziava con la lettera T, che Michelangelo aveva tenuto quel pensiero in un angolo della mente. Non se l'era dimenticato; aveva solamente deciso di non dargli troppa importanza, nel timore di rovinare la sua amicizia con quei due.
Eppure quella sera, vedendoli sparire e poi sentendo quei ragazzi dire che erano al piano di sopra, non riuscì proprio a non pensare che in effetti quella storia potesse essere vera.
In ogni caso, sebbene dubbioso, non avrebbe di certo permesso ad alcuni idioti di definire in quel modo i suoi due migliori amici.
"Come li hai chiamati?" domandò ad alta voce.
Il quartetto tacque.
"Come li hai chiamati?" ripeté Michelangelo, questa volta stringendo i pugni per la rabbia.
"Amico, calmati. Non c'è niente di male nell'essere gay. Li ho chiamati froci in modo amichevole".
A Michelangelo pareva che non ci fosse proprio niente di amichevole nel modo in cui si era espresso, ma si costrinse a non ribattere, per non peggiorare la situazione.
La goccia che fece traboccare il vaso, però, fu quando una ragazza alzò il cellulare e scattò una foto con il flash, dopo aver inquadrato per bene la finestra e le due figure che si muovevano confusamente al di là di essa.
"Ma che fai?!" sbottò Michelangelo. Dopodiché si diresse a grandi falcate verso di lei e cercò di strapparle il cellulare di mano.
I suoi amici proruppero in una serie di versi di disprezzo e cercarono di fermarlo, mentre la ragazza che aveva scattato la foto teneva il cellulare dietro la schiena e strillava.
STAI LEGGENDO
Forever
Teen Fiction• Completa • Michelangelo Martini non ha mai cercato l'amore. Per lui contano soltanto la scuola, lo studio, la famiglia e i suoi migliori amici Tommaso e Federico. Le cose cambiano quando incontra Ginevra, una ragazza misteriosa e con una sfrenata...