19. Vulnerabilità

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"Di... di te e Zeno?" balbettò Michelangelo. 

Avrebbe voluto sprofondare. Nonostante l'intesa che c'era tra Zeno e Ginevra, lui non aveva mai messo in dubbio ciò che loro stessi gli avevano detto, ovvero che erano migliori amici e niente di più. 

In quel momento, invece, iniziò a temere il peggio.

"Sì, di me e Zeno. Ci conosciamo fin da quando eravamo bambini e siamo sempre stati ottimi amici.
Un giorno, però, quando avevamo circa tredici anni, ho capito che lui provava nei miei confronti qualcosa di più di semplice amicizia" confessò Ginevra, per poi tacere e mordersi nervosamente il labbro inferiore.

Con un cenno del capo Michelangelo la spronò a continuare.

"Mi resi conto che anch'io provavo qualcosa nei suoi confronti. Così glielo dissi e diventammo una coppietta. Era l'estate tra la fine delle medie e l'inizio delle superiori. Siamo stati insieme per un paio d'anni e devo dire che è stato un bel periodo della mia vita, perché Zeno mi ha adorata alla follia e io ho adorato alla follia lui".

La ragazza si interruppe e sospirò tristemente. "Purtroppo non siamo stati in grado di far durare la nostra relazione. Zeno in particolare era ancora davvero immaturo".

Ginevra si lasciò scappare una risatina. "Il lato positivo, però, è che siamo rimasti amici, anzi, migliori amici. So che è una cosa piuttosto rara restare così legati dopo una rottura... E comunque nessuno dei due ha più avuto una relazione da allora".

Michelangelo ebbe la sensazione di essere appena stato liberato da un macigno che aveva gravato a lungo sul suo petto.

Non gli importava che Ginevra e Zeno un tempo fossero stati insieme: l'unica cosa che gli stava realmente a cuore era essere certo che la ragazza fosse libera e questo lei glielo aveva appena confermato.

"Sono davvero felice che siate rimasti così vicini, soprattutto se vi conoscete da una vita".

I due si sorrisero e ripresero a camminare parallelamente alle mura.

"Quindi è per questo che ieri eri così strana?" le chiese a un certo punto il castano ricordando i messaggi laconici che Ginevra gli aveva inviato la sera prima.

"Già. Avevo paura di dirtelo perché temevo che non approvassi. Insomma, proviamo tutti un po' di vergogna e paura quando si tratta di confidare agli altri parte del proprio passato, non è così?".

"Sì, hai ragione. Però io non ho niente contro il tuo migliore amico" la rassicurò il giovane.

"Per fortuna" fece Ginevra ridacchiando.

Michelangelo le era grato di aver voluto fare chiarezza sulla sua situazione sentimentale e quasi inconsapevolmente iniziò a sperare che il motivo per cui gli aveva raccontato quelle cose fosse che anche lei provava qualcosa nei suoi confronti.

Quella piccola fiamma di speranza gli fece venire le farfalle nello stomaco.

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La spiaggia si stendeva davanti a loro.

"Ci siamo solo noi" sussurrò Ginevra. 

Michelangelo si voltò a guardarla e per l'ennesima volta rimase incantato dalla sua bellezza. I suoi lunghi capelli neri svolazzavano, accarezzati dal vento, e il suo nasino leggermente all'insù si stagliava nel cielo grigio. Le sue iridi erano dello stesso colore delle nuvole.

Stava per arrivare un temporale, ma i due ragazzi avevano deciso di recarsi comunque al mare. 

All'improvviso Michelangelo prese per mano Ginevra e la esortò a dirigersi insieme a lui verso il bagnasciuga. Attraversarono tutta la spiaggia camminando a piedi nudi sulla sabbia fredda.

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