Poco dopo i due ragazzi lasciarono la spiaggia e si incamminarono verso la fermata degli autobus più vicina per prenderne uno e tornare in città.
Non era tardi, ma era stata Ginevra a chiedere a Michelangelo se potevano rientrare, dato che aveva un impegno con i suoi genitori e ci teneva ad arrivare in orario.
Erano stanchi e le forti emozioni che avevano provato in quelle ultime ore li avevano messi a dura prova. Ciononostante erano felici di aver trascorso il pomeriggio in compagnia.
Passarono gran parte del viaggio di ritorno in silenzio, ad ammirare il paesaggio al di là del finestrino, eppure quel silenzio non fu fonte di imbarazzo. Ginevra teneva la testa appoggiata dolcemente sulla spalla di Michelangelo e a un certo punto chiuse perfino gli occhi.
Insieme si sentivano in armonia e a proprio agio e queste cose valevano per loro più di tanti baci, carezze e belle parole.
Appena scesi dal pullman, si stiracchiarono leggermente e sorrisero.
"Vuoi che ti accompagni a casa?" propose Michelangelo.
"Ti direi di no, perché penso che tu sia stanco tanto quanto me, però ho ancora voglia di stare in tua compagnia, quindi non rifiuterò".
Fu così che si incamminarono verso casa di Ginevra.
"Ci vediamo lunedì? Io ho lezione di danza dopo di te, ricordi?" domandò Michelangelo una decina di minuti dopo, mentre la corvina saliva sul gradino davanti al portone di casa sua e gli poggiava le mani sulle spalle. In quel modo erano praticamente alti uguali.
"Certo" disse lei. Poi i due si baciarono e si salutarono.
Michelangelo si diresse verso casa sua. Era al settimo cielo per via del meraviglioso pomeriggio appena trascorso e non riusciva a fare a meno di sorridere, tanto che ebbe perfino la sensazione che alcuni passanti lo stessero fissando straniti.
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Dopo cena, in cui per fortuna i suoi genitori erano occupati a discutere di lavoro e non si accorsero del suo stato d'animo, Michelangelo si ritirò in camera sua con la speranza di potersi godere una serata in solitudine.
Aveva bisogno di ripercorrere con la mente gli avvenimenti del pomeriggio appena trascorso e ricordare ogni singolo dettaglio di Ginevra.
Così si sdraiò sul letto e fissò il soffitto per un tempo indefinito.Purtroppo dei colpi alla porta lo riportarono troppo presto alla realtà.
"Avanti!".
Era sua mamma. La donna gli rivolse un sorrisetto nervoso e si sedette accanto a lui, sul letto. Michelangelo restò disteso, ma con la testa leggermente sollevata per guardarla negli occhi.
"Che cosa stai facendo, Michi?".
"Niente" rispose lui, tornando a fissare il soffitto.
Aveva sperato che almeno in un momento come quello i suoi familiari potessero lasciarlo in pace, ma aveva sperato invano.
"Mi sembri distante ultimamente, come se fossi perso in un mondo tutto tuo. È per caso successo qualcosa? Sai che a me puoi dire tutto".
Quelle parole gli avrebbero fatto piacere se si fosse trovato davvero in un momento buio, come era successo più volte in quegli ultimi anni, senza che però nessuno si facesse avanti e lo aiutasse ad aprirsi e a risolvere i problemi nati unicamente nella sua testa.
In quel momento, invece, la situazione era decisamente opposta e l'aiuto che sua madre gli stava offrendo era insensato.
Michelangelo avrebbe voluto dirle che era in ritardo di alcuni anni, ma preferì non ritornare con la memoria a quei brutti ricordi. Perciò rispose: "Non è successo niente".
La donna posò una mano sulla coscia del figlio. Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo, Michelangelo vide che era davvero preoccupata. Gli venne da ridere per quanto assurda fosse quella situazione.
"Hai l'umore a dir poco altalenante, Michi. È per colpa della danza? Ti sta esaurendo?".
Al castano venne voglia di urlare, ma si limitò a stringere i denti e a guardare da un'altra parte.
Come poteva la danza esaurirlo, quando era anche per merito suo che le sue giornate avevano finalmente acquisito un senso? A sua madre non passava neanche per la testa che la danza lo potesse rendere felice e che la scuola e la famiglia fossero invece state negli anni la causa delle sue debolezze?
"A dir la verità la danza mi sta piacendo molto, mamma".
"Non si direbbe".
"Invece è così!" esclamò lui, tornando a guardarla negli occhi.
Desiderava parlarle di Ginevra, ma soltanto per vedere la sua reazione. Non voleva dirglielo perché si sentiva finalmente compreso, anzi, non si era quasi mai sentito tanto abbandonato.
"Sai che a me puoi parlare di tutto, Michi" ripeté la donna, accarezzandogli la coscia coperta dai jeans.
"Non è vero" sussurrò il ragazzo, con lo sguardo puntato sul soffitto. Un nodo gli si era formato in gola. "Ti parlerei di tutto se tu ti sforzassi di capirmi e di venirmi incontro, ma purtroppo non è così. Non è mai stato così".
A quelle parole nella stanza cadde il silenzio.
Con gli occhi lucidi la donna tolse la mano dalla coscia di Michelangelo, sottraendogli quel poco di calore che era stata in grado di dargli. Per il ragazzo quel tocco era stato piacevole, ma era durato troppo poco.
"Dobbiamo entrambi fare uno sforzo, Michelangelo. Io a comprenderti di più e tu ad aprirti di più. Ci possiamo lavorare, okay? Promettimi che ti impegnerai anche tu. Io te lo prometto".
Il castano annuì, ma non disse altro. Sentì uno spostamento di peso quando la donna si alzò dal letto e si avviò verso la porta.
Giusto il tempo di un battito di ciglia e non era più nella stanza.
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Forever
Teen Fiction• Completa • Michelangelo Martini non ha mai cercato l'amore. Per lui contano soltanto la scuola, lo studio, la famiglia e i suoi migliori amici Tommaso e Federico. Le cose cambiano quando incontra Ginevra, una ragazza misteriosa e con una sfrenata...