1. Un trancio di pizza

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Il giorno in cui le certezze di Michelangelo Martini iniziarono a crollare era un lunedì di inizio ottobre.

Erano appena finite le lezioni della mattinata e il diciottenne dai capelli castani entrò in una pizzeria non troppo lontana dal suo liceo per mangiare in pace un buon trancio di pizza.

Il locale era arredato semplicemente ed era illuminato dall'intensa luce del primo pomeriggio.

Dopo aver pagato la sua pizza e aver aspettato che la pizzaiola gliela riscaldasse, Michelangelo si sedette ad un tavolino in un angolo per gustarsi il suo pranzo.

Amava momenti come quello. Era circondato da studenti come lui, ma era anche perfettamente ignorato. Aveva del cibo delizioso tutto per sé e della musica rilassante nelle orecchie.

Tutto era perfetto, troppo piacevole per essere vero, sia la luce quasi irreale che la musica quasi divina. Michelangelo aveva la sensazione di trovarsi fuori dallo spazio e dal tempo.

Una figura dall'altra parte della stanza lo riportò alla realtà. Conosceva bene quella massa di capelli castano scuro e quella voce cristallina.

Il ragazzo in questione stava ordinando due tranci di pizza alla cassa. Michelangelo capì che non poteva che trattarsi di Zeno.

Pochi secondi dopo il moro si girò verso la zona dove si trovava Michelangelo, quasi avesse percepito una presenza familiare. Il suo sguardo vagò per la stanza, come se lo stesse davvero cercando, e infine incrociò quello del castano.

“Michelangelo!” esclamò, abbastanza forte perché quella parola attraversasse tutta la lunghezza della stanza.

Poi tornò a parlare con la cassiera, pagò e si girò verso una ragazza che era in piedi accanto a lui. Michelangelo non aveva capito che fossero insieme.

Il moro le sussurrò qualcosa all'orecchio, per poi farle un cenno con il capo, invitandola a seguirlo.

I due giovani si diressero verso il tavolo di Michelangelo, che già rimpiangeva il momento di pace in cui era stato immerso fino a pochi attimi prima.

“Michelangelo Martini, che sorpresa!”.

“Zeno Cosini” rispose Michelangelo, citando il protagonista del celebre romanzo di Italo Svevo. Se ne pentì immediatamente.

Zeno infatti ridacchiò e lo guardò con compassione. “Hai bisogno di sfoggiare la tua cultura o cerchi solo di apparire simpatico?”.

Michelangelo deglutì a vuoto. Poi spostò la sua attenzione sulla ragazza che era rimasta leggermente in disparte e che lo stava scrutando con un'espressione assai malinconica.

Era una ragazza graziosa, anche se non particolarmente bella. Aveva dei capelli neri lisci molto lunghi e indossava due occhiali rotondi con la montatura dorata e una salopette di jeans. Era anche molto magra.

Michelangelo le sorrise, quindi tornò a rivolgersi a Zeno.

“Nessuna delle due. Mi ero solo dimenticato il tuo cognome e non volevo fare brutta figura, così ho detto Cosini”.

Sospirò di sollievo: se l'era cavata.

Zeno annuì, poi si voltò verso la ragazza e gliela presentò.

“Lei è Ginevra. Ginevra, lui è Michelangelo. Eravamo compagni di scuola alle medie”.

La ragazza abbozzò un sorriso, senza però spiccicare parola. Anche Michelangelo sorrise, per poi abbassare subito lo sguardo sul suo rimasuglio di pizza.

“Che cosa ti porta qui, Martini?” domandò Zeno. Non lo aveva mai chiamato per cognome e per questo Michelangelo lo guardò stupito.

“Niente, mi mangio un trancio di pizza prima di tornare a scuola per una lezione di inglese”.

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