"Ginny, sono a..." disse la donna, spalancando la porta e bloccandosi subito alla vista dei due ragazzi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra.
Dal canto loro, Ginevra e Michelangelo si allontanarono subito, con in faccia dipinta un'espressione di puro terrore.
"Ginny!" esclamò la donna, che Michelangelo pensò dovesse essere la madre della ragazza.
"Mamma" sussurrò Ginevra, confermando la sua tesi.
Era una donna abbastanza robusta, sulla quarantina e con i capelli ricci tinti di rosso. Aveva una borsa della spesa in mano e sembrava alquanto disorientata.
"Scusa, ho invitato a casa Michelangelo. Pensavo che non tornassi subito..." spiegò la figlia, giochicchiando nervosamente con una ciocca di capelli.
"Avresti potuto dirmelo... Comunque non importa. Io mi ritiro in cucina a preparare la cena" annunciò lanciando un'occhiata significativa ai due adolescenti, per poi squagliarsela.
Michelangelo tornò a guardare Ginevra e notò con gran stupore che era arrossita.
"Sono davvero dispiaciuta" si scusò la corvina, non riuscendo a sostenere lo sguardo di Michelangelo per più di qualche secondo.
"Non importa" la rassicurò lui con un sorriso.
"Invece sì che importa! Per non parlare del fatto che è stata estremamente scortese. Non ti ha nemmeno salutato e non si è nemmeno presentata".
Michelangelo non seppe che cosa rispondere. Ginevra non aveva tutti i torti, però lui non si sarebbe mai permesso di darle ragione. Non voleva dire niente di neanche minimamente spiacevole riguardo alla donna dai capelli ricci, perché non voleva apparire maleducato. Perciò preferì tacere.
Ginevra sospirò e si avvicinò a una finestra del soggiorno, che dava su un cortile interno. Al di là di esso si ergevano alcune case non molto alte e con balconi pieni di piante e graziosi fiori variopinti.
"Non vedo l'ora di andarmene da questa stupida città" disse la ragazza dopo qualche attimo di silenzio.
Michelangelo la raggiunse lentamente e si mise come lei a guardare lo spicchio di mondo che si intravedeva tra le ante socchiuse.
Ripensò al momento magico che avevano vissuto prima dell'arrivo della madre e cercò di immaginarsi come sarebbe stato il bacio che si erano quasi scambiati. Gli vennero le farfalle nello stomaco al pensiero di quanto intimo fosse stato quel momento con Ginevra.
"Non riesco a non vedere i suoi innumerevoli difetti" continuò la ragazza.
Michelangelo inizialmente non capì a che cosa si riferisse, tanto era perso nelle sue fantasie, perciò le chiese spiegazioni.
"Io... io voglio vedere il mondo. Ci sono tanti posti là fuori che mi possono offrire milioni di opportunità. Restare qui... beh, restare qui sarebbe la cosa più folle da fare. Restare qui sarebbe come morire".
Michelangelo trovò strano come Ginevra fosse tanto concentrata su quei pensieri legati alla loro città quando lui non riusciva a non pensare a lei, così vicina e così bella. I suoi occhi grigi erano fissi su un punto lontano, mentre quelli di Michelangelo non riuscivano a staccarsi da lei, dal suo viso e dalle sue labbra.
Per un momento gli parve impossibile credere che si fossero quasi baciati e che solo pochi minuti prima quegli occhi lo avessero guardato con tanta tenerezza. In quel momento Ginevra sembrava distante milioni di anni luce, anzi, sembrava non ricordarsi nemmeno più di lui.
"Se vuoi me ne vado" disse perciò il castano.
Ginevra voltò la testa di scatto e lo fissò aggrottando le sopracciglia. "E perché?".
"Non so" sussurrò lui, incapace di dirle la verità.
Ginevra tornò a guardare fuori dalla finestra. "Forse non hai tutti i torti. Tra non molto sarà pronta la cena e immagino che anche tu debba tornare a casa".
Michelangelo inghiottì un boccone amaro. Non si aspettava di venire invitato a restare a cena, ma non si aspettava neanche che Ginevra non cercasse di farlo rimanere ancora un po'. Per questo si chiese se la vicinanza che aveva percepito pochi minuti prima non fosse stata in realtà soltanto frutto della sua fantasia.
"Va bene, allora vado".
Prese la giacca dall'appendi cappotti, ma prima di farsi strada verso la porta si avvicinò alla cucina e, facendo capolino sulla soglia, salutò la madre di Ginevra.
"Arrivederci signora, è stato un piacere fare la sua conoscenza. Mi scuso per il disturbo che ho arrecato".
Non sapeva neanche lui da dove gli fosse venuto tutto quel coraggio, ma trovò giusto dire quelle parole. La donna non era stata molto gentile nei suoi confronti, ma ciò non significava che lui dovesse comportarsi come lei. Sarebbe stato troppo comodo ricambiarla con la stessa moneta.
La donna dai capelli ricci si trovava davanti ai fornelli e indossava un lungo grembiule da cucina. Appena sentì le parole del ragazzo, si girò stupita.
"Oh, arrivederci Michelangelo. Non preoccuparti, non è stato un disturbo, anzi, torna presto a trovarci!".
Detto ciò gli sorrise calorosamente e tornò a prestare attenzione alla cipolla che sfrigolava sul fuoco.
Il castano provò una piacevole sensazione nel petto rendendosi conto di aver fatto la cosa giusta. Tale sensazione si amplificò quando vide la faccia di Ginevra.
La corvina aveva gli occhi più grandi del solito e la bocca leggermente socchiusa. Sembrava in contemplazione del ragazzo che aveva di fronte.
"Ti accompagno da basso" mormorò, ancora piacevolmente sorpresa.
Dopodiché lo precedette, aprendo la porta dell'appartamento e avviandosi giù per le scale.
Arrivarono in strada. Il sole era appena tramontato e il lembo di cielo che si intravedeva tra i condomini dall'altro lato della strada era di un color rosa pastello, mentre le nuvole sembravano dorate.
Ginevra si strinse le braccia al petto per il freddo e Michelangelo fece per togliersi la giacca e offrirgliela, ma lei con un gesto della mano lo fermò.
"Non è necessario, tanto torno su subito".
Poi si mise una ciocca di capelli dietro un orecchio e guardò Michelangelo dal basso verso l'alto con un sorriso appena accennato, che le incurvava in modo delizioso le labbra rosate. "Prima però volevo fare una cosa" continuò in un sussurro.
Michelangelo si sentì morire quando la corvina si avvicinò lentamente a lui e si mise in punta di piedi, così da essere vicinissima al suo volto.
I loro respiri si intrecciarono e Michelangelo fu in grado di vedere il proprio riflesso nelle pupille dell'altra.
Dopo qualche secondo di incertezza, in cui i loro cuori battevano all'impazzata, fu Ginevra a posare le sue labbra su quelle di Michelangelo. Le sfiorò appena, ma ciò bastò per far dimenticare al ragazzo come si facesse a respirare.
Infine si staccò e i loro sguardi si incrociarono di nuovo. Il bacio era durato poco ed era stato casto e delicato, ma aveva acceso i loro occhi di una luce nuova.
"Ci vediamo presto, Michelangelo" sussurrò la corvina sorridendo.
Poi scomparve dalla visuale del ragazzo, che era rimasto incantato, incapace di realizzare che cosa fosse appena accaduto.
Il tonfo del portone che si richiudeva lo riportò alla realtà. Mentre osservava la porta di legno chiusa accanto a lui, un sorriso si fece strada sul suo volto.
La sensazione delle labbra di Ginevra sulle sue era vivida nella sua mente, così come il profumo di lei, che ancora gli inondava le narici.
Con la mente persa nella bellezza di quel primo bacio, Michelangelo tornò a casa camminando lentamente e non smettendo mai di sorridere.
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Forever
Teen Fiction• Completa • Michelangelo Martini non ha mai cercato l'amore. Per lui contano soltanto la scuola, lo studio, la famiglia e i suoi migliori amici Tommaso e Federico. Le cose cambiano quando incontra Ginevra, una ragazza misteriosa e con una sfrenata...