20. Correre sotto la pioggia

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Ginevra uscì dallo spogliatoio e andò a finire dritta contro Michelangelo, che stava passando di lì per andare a cambiarsi prima della lezione di danza.

"Oh, Michi, scusa! Non ti avevo visto" esclamò la ragazza scoppiando a ridere.

"Non preoccuparti, è stata colpa mia. Non guardavo dove stavo andando" si scusò Michelangelo.

Era diventato tutto rosso, perché non si aspettava di trovarsi di fronte Ginevra e men che meno di finirle addosso.

"Lo so, sei il solito disastro" lo prese in giro la ragazza, spostandosi poi dalla soglia per lasciar passare alcune sue compagne di corso. "Non mi ricordavo che avessi lezione dopo di me".

Michelangelo se lo ricordava, invece, ma non aveva avuto modo di ricordarlo anche a lei, non potendola contattare tramite cellulare.

Era lunedì sera e i due giovani si erano visti il sabato prima, quando avevano passeggiato lungo le mura della loro città. Erano passati solo due giorni da allora, eppure al castano sembrava che fosse trascorsa una vita intera.

"Mi sei mancata, Ginevra".

Non sapeva da dove gli fosse venuto il coraggio di esprimere ad alta voce quel suo pensiero, ma fu felice di averlo fatto. La ragazza infatti arrossì lievemente e distolse lo sguardo, mentre un angolo della bocca le si sollevava impercettibilmente verso l'alto.

Era riuscito a sorprenderla. Era riuscito a farla imbarazzare.

Michelangelo sentiva il cuore esplodere in petto da tanto grande era il sentimento che provava nei confronti di quella ragazza e al pensiero che lei potesse ricambiare sentiva le farfalle nello stomaco.

Tuttavia Ginevra disse qualcosa che lo lasciò alquanto confuso.

"Non posso esserti mancata... Sono passati soltanto due giorni".

Michelangelo aggrottò la fronte e fu sul punto di contraddirla, ma Ginevra fu più veloce di lui e aggiunse: "Ci vediamo dopo e andiamo a fare un giro? Io intanto resto nell'atrio a studiare un po'. Quando finisce la lezione raggiungimi".

Dopodiché lo salutò e si allontanò, stringendo a sé la borsa contenente i suoi vestiti da danza.

Michelangelo rimase immobile accanto alla spogliatoio delle ragazze a osservare la corvina sparire dietro la porta che dava sul lungo corridoio della scuola di danza.

Il suo cuore batteva ancora velocemente e i suoi pensieri turbinavano, come in una tempesta.

Non riusciva a capire perché Ginevra volesse aspettarlo per un'ora e mezza, ma di certo non se ne sarebbe lamentato.

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La lezione di danza fu assai piacevole. Fortunatamente non c'era il ragazzo che la volta prima aveva parlato male a Samuele, quindi l'atmosfera fu molto più rilassata.

Erano presenti Samuele e il biondino che era stato gentile con i due nuovi arrivati. In più c'erano un paio di ragazzi che si scusarono con il maestro per essere stati assenti sabato e si giustificarono dicendo che erano stati malati.

"Come se io potessi credere a tali fandonie!" ringhiò l'insegnante fulminandoli con lo sguardo. Per punizione fu più esigente con loro che con gli altri.

Ripeterono gli esercizi della lezione precedente e impararono un paio di passi nuovi.

"Demi-plié, grand-plié, battement tendu, grand battement..." borbottò Samuele mentre lui e Michelangelo uscivano dallo spogliatoio, una volta che si furono cambiati dopo la lezione. "Come si fa a imparare tutti questi termini in francese? Io non ho mai studiato il francese!".

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