𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐞𝐜𝐢

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Sentirsi soli in mezzo ad una folla di gente era la sensazione più brutta che una persona possa provare. Ti guardi attorno, vedi tutti bere, ridere, gioire e stare bene godendo della compagnia di qualcun altro eppure tu ti senti terribilmente vuota e non vorresti fare altro se non piangere. Quella sensazione non mi abbandonava mai quando andavo alle feste. Avrei dovuto essere come molti dei ragazzi e delle ragazze dai visi sconosciuti presenti alla festa che si stavano divertendo e gioivano per la vittoria che Harry e Noah avevano ottenuto, eppure mi sentivo all'esatto modo in cui ci si sente dopo essere stati ad un funerale: triste, inutile, sola.

Guardavo gli invitati attorno a me ed erano tutti terribilmente e quasi fastidiosamente felici ed io non facevo altro che chiedermi come facessero.

Niall si stava divertendo assieme ad una biondina che continuava a ridere per qualche battitura che evidentemente il mio fratellastro stava facendo e ogni tanto, sapendo che lo stavo fissando dal divano rosso su cui ero seduta, lui si voltava verso di me, mi indicava la sua conquista e mi faceva un'occhiolino soddisfatto a cui io rispondevo con un altrettanto sorriso fiero.

Era sempre stato un inguaribile rubacuori ma nonostante ciò non aveva mai illuso nessuna ragazza. Niall era estremamente romantico e, anche se alle feste spesso faceva lo stupido come in quel caso, non era uno che faceva esperienze di una notte. Lui sognava una storia lunga, magica e infinita con una ragazza che sarebbe diventata la madre dei suoi figli. Era serio, voleva solo cose serie ma purtroppo non tutti erano come lui: quella era una delle milioni di cose che mi faceva capire quanto fossi fortunata ad averlo al mio fianco e quanto lui fosse speciale.

Quando voltai lo sguardo verso sinistra vidi un gruppo di ragazze attorno a Liam. Sembravano tutte completamente pendenti dalle sue labbra e lui, con la sua semplicità, non faceva altro che sorridere e muoversi sensualmente a tempo di musica tenendo in mano un bicchiere di birra.

Di Zayn e Louis invece non c'era traccia. Immaginai avessero già conquistato qualche ragazza e che molto probabilmente fossero già ai piani di sopra "a darsi da fare", oppure fossero da qualche altra parte a fumare.

Harry e Noah invece erano al centro del grande salone di casa Styles che era stata adibita come pista da ballo e non facevano altro che saltare, ridere ed esultare assieme ad un gruppo di altri ragazzi. Sembravano divertirsi un mondo e, inspiegabilmente, vederli con quei meravigliosi sorrisi sui loro volti mi faceva stare bene il cuore.

Per quanto odiassi le feste l'unica cosa che trovavo interessante da fare ogni volta che ne frequentavo una era fissare le persone. Forse era un po' da maniaci effettivamente, ma per me era in quel momento, quando l'alcol si impossessava delle persone, che si riconosceva il loro lato più vero ed intimo. A parer mio è da ubriachi che si conosce una persona nel profondo perché non si indossano filtri, si dice quello che si pensa e soprattutto si fa quello che si vuole.

Ragazzi che a scuola sembravano i figli e gli alunni perfetti diventavano dei veri mostri a quelle feste, ragazze che si mostravano come il ritratto dell'innocenza diventavano esattamente il contrario di ciò che fingevano di essere e quella cosa mi disgustava e mandava sulle furie allo stesso tempo.

Ero certa che nessuno fosse perfetto, ognuno nascondeva qualcosa, un suo lato oscuro, un suo desiderio, un sentimento per una persona o un segreto inconfessabile, come il mio.

Per questo mi ero imposta di non bere alle feste, lo facevo solo quando ero certa di essere sola senza che nessuno potesse parlarmi o sentire ciò che dicevo: le violenze che avevo subito, spesso e volentieri, erano sempre nella mia testa, non c'era istante in cui non ci pensassi e proprio per quello avevo una terribile paura di scoppiare a piangere e rivelare quello che Fisher mi aveva fatto.

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora