𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐨

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Dopo essermi preparata e riscaldata per bene per la lezione che avrei dovuto affrontare quella mattina, rilessi il messaggio di Zayn per un'ultima volta, poi riposi il mio telefono nello zaino e raggiunsi la pista di pattinaggio dove sapevo che avrei trovato Liam e Harry.

Con ai piedi già i pattini e i relativi proteggi lama, raggiunsi l'ingresso della pista dove trovai, come avevo già immaginato, Liam, Harry e...Zayn.

Non appena lo vidi parlare con il mio allenatore ed ascoltarlo attentamente subito, piena di gioia, sorrisi entusiasta: averlo lì mi dava tanta forza, mi dava tutto il coraggio e la grinta necessaria per pattinare su quella dannata pista e dare il meglio di me. Subito mi avvicinai a loro e li salutai tutta sorridente: Zayn non spiaccicò parola, si limitò a sorridermi mentre teneva le mani sui suoi fianchi e si mordicchiava il labbro nervosamente.

D'improvviso due braccia avvolsero il mio ventre e, ricordandomi della presenza di Harry, abbassai subito lo sguardo sulle mie mani che avevo messo sopra la presa del mio ragazzo che mi teneva stretta a sé.

«Pronta per l'allenamento?» mi sussurrò all'orecchio ed io annuì entusiasta, dopodiché Harry mi liberò ed entrò in pista mentre io rimasi ancora qualche istante lì.

«Oggi proveremo una cosa figa!» disse Liam tutto contento.

«Ovvero?» chiesi curiosa.

«Adesso lo vedrai: forza, entra in pista!» affermò il mio allenatore ed io, dopo aver rivolto un ultimo sguardo a Zayn, feci come mi aveva detto e raggiunsi Harry pattinando ma, non appena vidi che cosa aveva tra le mani mi fermai all'istante e poi mi voltai per guardare Liam.

«Stai scherzando vero?» gli chiesi indicando l'imbracatura che di solito veniva usata per aiutare i pattinatori e le pattinatrici con i salti.

«Oggi proverai a fare il salto triplo Margot» aggiunse Liam ed io subito spalancai gli occhi per le parole che le mie orecchie avevano appena sentito: il sangue mi si gelò nelle vene al solo pensiero di fare quel maledetto salto che era stato uno dei traumi più brutti che mi portavo dalla mia esperienza con Fisher.

Per me quel salto era sempre stato troppo difficile, qualcosa di troppo complicato e infattibile. Provavo e riprovavo a farlo ma ogni volta cadevo sul ghiaccio facendo nascere in Fisher una rabbia incontenibile che sfogava poi sul mio corpo quando abusava di me: quel salto era stato la causa di tanti lividi sul mio corpo che ora, passato tutto quel tempo, non erano più visibili ma erano cicatrizzati dentro la mia anima, erano in ogni frattura del mio cuore.

«No, non se ne parla, non oggi per lo meno! Nell'esibizione che stiamo provando per la gara non ci sono salti tripli!» mi lamentai cercando di evitare quello strazio.

«Margot, tu ti sei allenata tanto e ora riesci fare tutto alla perfezione perciò non eseguire questo salto è solo un blocco mentale!» mi rimproverò Liam.

«Mi sono fatta sempre un male atroce provando a fare questo salto e non ho intenzione di farmi ulteriore male proprio ora che ho appena ritrovato una leggera fiducia in me stessa» dissi scuotendo la testa.

«Ma se salti con l'imbracatura non ti farai niente!» intervenne Harry che la teneva in mano e cercava di invitarmi a metterla mentre io però non facevo altro che allontanarmi sempre di più da lui.

«No mi dispiace» ribattei.

«Forza Margot, metti l'imbracatura! Coraggio che non c'è tempo da perdere!» disse Liam senza ascoltarmi, perciò alla fine mi arresi.

Mentre Harry mi mise l'imbracatura senza che io mi opponessi dato che avevo già perso in partenza, il mio sguardo si posò su quello di Zayn che, seppur all'inizio fosse molto serio, poi si addolcì, mi fece un sorriso complice e l'occhiolino.

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora