𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐝𝐢𝐜𝐢

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Il mio sguardo era fisso sul tavolo su cui zia Barbara aveva deciso di sederci in una caffetteria poco distante dallo Skating Club. Ero rimasta parecchio confusa dalla sua decisione dato che avevamo una caffetteria tutta nostra ma dato che "una volta ogni tanto voleva sentirsi servita come una regina" non avevo aperto bocca e mi ero limitata a seguirla.

Mentre attendevamo il suo drink analcolico e la mia coca cola rimanemmo in assoluto silenzio perché lei era troppo impegnata a mandare messaggi al suo amato William, io invece continuavo a pensare alla scenata che avevo fatto in pista e soprattutto a ciò che era successo con Zayn.

La spalla mi faceva ancora male, bruciava come il fuoco, ma erano il mio cuore che batteva all'impazzata e le mie guance ad ardere ancora più prepotentemente per tutti i dolci gesti che Zayn mi aveva preservato: era riuscito in poco tempo e con poche mosse a migliorarmi l'umore, a farmi sentire meglio e a ridarmi una leggerezza e un accenno di felicità nel cuore che credevo di aver perso da anni ed anni ormai.

Lui era in grado di distruggermi e poi risollevarmi come se nulla fosse.

Nella mia testa però, oltre a pensare nostalgicamente a lui, non facevo altro che rimuginare sulle orrende parole che avevo usato contro Liam: certo, gli avevo chiesto scusa ovviamente quando ero tornata in pista con zia Barbara, ma quelle frasi le avevo dette ormai, nessuno le poteva cancellare e l'ultima cosa che di certo volevo era ferire una persona buona come il mio allenatore.

Liam mi aveva subito perdonato dicendomi di non preoccuparmi, che capita a tutti di dire cose che non si pensano quando si è troppo tesi, poi mi aveva abbracciato e consolata quando ero scoppiata nuovamente a piangere per i sensi di colpa.

Però, nonostante le sue parole, mi sentivo ancora uno schifo perché Liam non meritava nessuna di tutte le cattiverie che gli avevo rivolto.

A distrarre zia Barbara dal suo amoreggiare con William e me dai miei pensieri fu la cameriera che ci portò ciò che avevamo ordinato con un dolce sorriso stampato sulle labbra: sembrava molto gentile, ma non aveva nulla a che fare con la compostezza e la professionalità che usava la nostra Alice, ovviamente!

«Allora cuor di panna, come ti senti?» mi chiese zia Barbara una manciata di minuti dopo mentre sorseggiava il suo drink.

«Come mi posso sentire in questo momento secondo te?» ribattei io appoggiando il bicchiere con la coca cola sul tavolo. «Non dovevo rivolgermi a Liam in quel modo...» aggiunsi poco dopo.

«Ma gli hai chiesto scusa» disse lei.

«Lo so ma mi sento malissimo lo stesso» sbuffai.

«Io non conosco Liam ma mi sembra un ragazzo buonissimo e dolcissimo e sono certa che se ti ha detto che ti ha perdonato vuol dire che lo ha fatto davvero» mi rassicurò zia Barbara senza tanto effetto dato che il mio sguardo era ancora fisso nel vuoto mentre continuavo a ripensare alle mie parole.

«È tutta colpa sua...» aggiunsi poco dopo a testa bassa cercando di trattenere le lacrime facendo uno sforzo immane. «Io ero sempre così felice prima, amavo vivere, amavo mettermi in gioco, amavo fare di tutto mentre ora...» provai a dire con la voce rotta ma zia Barbara subito mi interruppe.

«Non so cosa tu possa provare perché non mi è successo ciò che è successo a te ma sono così stufa di vederti rovinare la vita con le tue stesse mani per colpa dei ricordi» disse appoggiando il suo drink sul tavolo.

«Pensi che mi diverta a ricordare e a stare male?!» ribattei furiosa per la sua poca comprensione.

«Sono certa che tu sia devastata dentro di te Margot, ma se non ti metti in gioco e se non affronti il dolore che c'è dentro di te non vivrai mai più»

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora