𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐢𝐨𝐭𝐭𝐨

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Quando mi voltai verso di Harry per vedere l'espressione che aveva in viso sentì le lacrime che desideravano uscire prepotentemente: sembrava così fiero e così felice perché ero riuscita a fidarmi di lui, ero riuscita a pattinare sorretta e sostenuta sempre dalle sue braccia e dalle sue mani. Ero caduta tante volte, mi sentivo letteralmente le gambe distrutte per tutti i colpi presi durante i miei eleganti tonfi sul ghiaccio, ma non avevo mollato e mi ero sempre rialzata con il sorriso nonostante dentro di me desiderassi solo piangere per tutto lo sconforto e la rabbia che avevo accumulato.

Harry tenne la mia mano intersecata alla sua mentre pattinammo verso Liam che ci stava aspettando all'ingresso della pista: sembrava davvero molto felice e fiero anche lui e non appena fummo davanti a lui ci applaudì soddisfatto per il nostro allenamento, in particolare il mio.

In un certo senso ero soddisfatta anche io di quello che avevo fatto, di come ero riuscita a non abbattermi e a resistere sulla pista nonostante sentissi quella maledetta voce nella mia testa, ma ciò che avevo tristemente appreso era che non avrei più amato il pattinaggio come un tempo, che non sarebbe mai stato più bello come all'inizio e dovevo farmene una ragione.

Ciò che contava ora era impegnarmi e rendere felici le persone che mi stavano attorno e che credevano in me.

«Sono così contento di avervi visto pattinare insieme ragazzi! Harry sei stato bravo, ma tu Margot...posso abbracciarti?» mi chiese Liam commosso e sull'orlo del pianto ed io, sorridendo, mi fiondai subito tra le sue braccia per stringerlo forte a me: vederlo fiero di me mi appagava e mi faceva sentire bene con me stessa, soprattutto dopo quelle brutte cose che gli avevo detto la prima volta che avevo provato a fidarmi di lui. Liam se la meritava la mia fiducia e volevo impegnarmi al meglio anche per lui.

«Ci vorrà ancora un po' di tempo, è chiaro, ma piano piano ti assicuro che tornerai ad essere bravissima» mi sussurrò accarezzandomi la schiena con fare fraterno.

«Grazie Liam» dissi io, poi sciogliemmo l'abbraccio e tornai al fianco di Harry.

«Harold, che ne dici di andare nel mio ufficio? Devo parlati di una gara maschile a cui devi partecipare per fare il culo ai russi» affermò Liam facendoci sorridere.

Era risaputo quanto a Liam stessero antipatici i pattinatori russi dato che erano tra i migliori nel mondo e non si faceva mai mancare una gara per tentare di screditarli con la bravura tecnica e la presenza scenica di Harry.

«Va bene grande capo, andiamo...» disse il riccio uscendo dalla pista, «...tu continua ad esercitarti ok? Quando ho finito con Liam ci andiamo a cambiare e poi ti accompagno a casa» aggiunse poco dopo voltandosi verso di me. Io annuì e lui, prima di andarsene via, mi scoccò un bacio sulla guancia. Ricominciai a pattinare ad alta velocità mentre Harry e Liam si allontanarono fino a sparire nell'ufficio del secondo.

Avere la pista tutta per me e sapere di non avere alcun spettatore mi dava ansia, mi faceva sentire ancora più sola con lui, mi veniva i brividi lungo la schiena e non riuscì minimamente a concentrarmi su ciò che stavo facendo. Provai a non pensarci, a mettere tutta me stessa sui pattini e sul ghiaccio ma, proprio quando stavo per fare un avvitamento, sentì la sua voce di nuovo nella mia testa.

"Sei così brava piccola mia."

Mi schiantai a terra facendomi di nuovo male per l'ennesima volta: le lacrime iniziarono a scorrere lungo il viso per la frustrazione e il nervoso ma non mollai, mi alzai e ricominciai a pattinare.

Dedicai tutta la mia concentrazione ai pattini, a come mi muovevo e nella testa mi ripetevo di non ascoltarlo, di pattinare e basta. Con il cuore a mille trovai il coraggio di fare un avvitamento e, nonostante sentissi la sua voce, urlando un sonoro e pacato "vaffanculo" che risuonò per tutto lo Skating Club, riuscì a farlo anche se non perfettamente: per me l'importante era non essere caduta.

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora