𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚𝐭𝐫𝐞'

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12 gennaio

La mano di Zayn era perfettamente incastrata alla mia, non aveva alcuna intenzione di lasciarla mentre, con gli occhi lucidi come non mai, guardava fuori dal finestrino dell'aereo il panorama che Manchester ci offriva. Era ormai pomeriggio inoltrato e Zayn aveva scelto di passare tutto il giorno del suo compleanno in aereo pur di poter rivedere il prima possibile la sua famiglia.

Una volta atterrati infatti un'autista ci portò diretti a Bradford, la città natale di Zayn, e per tutto il tragitto il mio occhi belli non fece altro che tenere gli occhi fissi fuori dal finestrino e sorridere come un bambino felice.

Vederlo così entusiasta mi dava una pace immensa, il cuore mi esplodeva nel petto e l'unica cosa che desideravo in quegli istanti era prenderlo per poterlo stringere forte forte tra le mie braccia.

«Siamo arrivati Brownie, questo è il quartiere in cui sono cresciuto, queste sono le strade che percorrevo il mattino per andare a scuola» disse voltandosi per potermi guardare non appena svoltammo l'angolo e ci introducemmo in un quartiere con molte villette a schiera.

Mi limitai a sorridere e a prendergli la mano che lui strinse forte, poi tornò a guardare le villette che passavamo e, non appena ci fermammo, lui prese un respiro profondo e mi guardò permettendomi di scorgere i suoi occhi che erano lucidi come non mai per l'emozione che stava provando.

«Non vedo la mia famiglia da sette mesi...» confessò, «...ci siamo» aggiunse per poi fare un sorriso.

«Forza occhi belli, andiamo» lo incitai conquistandomi un suo sorriso e un suo bacio, dopodiché insieme uscimmo dall'auto mano nella mano e, mentre l'autista si occupò di scaricare le nostre piccole valige, noi varcammo il vialetto per raggiungere la porta e suonare il campanello.

Ad aprirci venne una donna bellissima dai capelli castani e un sorriso contagioso: mi bastò guardare i suoi occhi, gli stessi che aveva il mio occhi belli, per capire che quella che avevo davanti era Trisha, mamma Malik.

«Luce del mio sole!» disse la donna non appena vide il figlio davanti a sé, dopodiché si fiondò ad abbracciarlo e stringerlo forte a sé il più possibile, «auguri bambino mio, buon compleanno luce del mio sole! Sono così felice che tu sia qui tesoro, sono davvero felice» affermò continuando ad accarezzarlo e stringerlo forte come non mai.

Vederlo tra le braccia di sua madre, con gli occhi lucidi, il sorriso vero e contento mi commosse profondamente e mi fu impossibile trattenere le lacrime in quel momento.

Una volta che Zayn e sua madre sciolsero l'abbraccio e si voltarono verso di me, entrambi sorrisero inteneriti dalla mia reazione e, come se mi conoscesse da sempre, Trisha venne ad abbracciarmi e mi strinse forte a sé nell'esatto modo in cui aveva abbracciato suo figlio. «Sono felice di conoscerti Margot, sono davvero tanto contenta» affermò non appena si staccò mentre mi asciugò con fare materno le lacrime che mi erano scese lungo le guance.

«Il piacere è tutto mio signora Malik» risposi sorridendo.

«Trisha tesoro, chiamami Trisha» affermò lei, dopodiché mi prese sottobraccio ed insieme, seguite da Zayn, entrammo nella villetta che era tanto bella fuori quanto dentro.

L'arredamento mi piaceva moltissimo e mi dava un grande senso di protezione e di casa.

Arrivate nel soggiorno tre ragazze, che stavano sedute a parlare in tranquillità sul divano, indirizzarono gli sguardi verso di noi e di scatto si alzarono per correre da Zayn che contento le abbracciò a tempo.

«Le ragazze gli vogliono un bene immenso, sono molto uniti tra di loro» mi disse Trisha mentre guardammo i fratelli Malik abbracciarsi con immenso amore, «sono certa che vorranno molto bene anche a te Margot perché stai facendo tanto bene al nostro bambino» aggiunse accarezzandomi la mano.

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora