𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚

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Quando piano piano riaprii gli occhi realizzai di essere distesa su un letto. Spostai immediatamente lo sguardo verso le mie braccia dato che avevo un leggero fastidio e notai un ago collegato a dei fili entrarmi dentro alla vena. Mi sentivo strana, confusa e spaesata come durante una tormenta in mare aperto, la testa mi esplodeva dal male e avevo uno strano gusto di sangue in bocca.

Ci misi un po' prima di ricordare cosa fosse successo: nella mia testa ritornò a tratti il momento della mia caduta, del sangue sul ghiaccio, del freddo nelle mie ossa.

Ero finita a terra il giorno del mio ritorno sul ghiaccio, ero riuscita a rovinare tutto come mio solito e mi sentivo in estrema colpa nei confronti di Harry che di certo immaginai furioso per la brutta figura che avevamo fatto.

Non avevo alcun ricordo postumo a quel momento, non sapevo cosa fosse successo, se avessero chiamato i soccorsi e soprattutto come ero arrivata lì in ospedale, ricordavo solo l'istante in cui il mio corpo era finito a terra con violenza, poi da lì tutto era completamente rimosso nella mia testa e quella sensazione di smarrimento era così fastidiosa da farmi girare la testa: odiavo non ricordare, io avevo bisogno di sapere tutto ciò che succedeva. Per me perdere di vista la situazione mi metteva un'ansia terribile addosso perché temevo di parlare troppo per errore e dire cose che non avevo la minima intenzione di rivelare.

Piano piano mi guardai intorno per riprendere un po' di coscienza sulla situazione che mi stava attorno, spostai lo sguardo verso la poltrona che era in fondo alla stanza e, a mia sorpresa, trovai il mio occhi belli riposarsi in un dormiveglia che lo rendeva estremamente tenero dato che faceva fatica a stare sveglio.

Quando voltai lo sguardo vidi che era l'alba e all'istante capii perché Zayn fosse così stanco: molto probabilmente, da quando ero arrivata in ospedale, lui non se n'era mai andato. Mi faceva piacere sapere che mi era stato accanto per così tanto tempo, ma allo stesso tempo desiderai che se ne andasse per riposarsi un po' e staccare.

Tra tutti lui era la persona che più in assoluto volevo vedere per prima dopo ciò che era successo tra di noi: pensare di avere avuto quella discussione con lui mi faceva venire da vomitare perché se c'era una cosa che odiavo era litigare con il mio occhi belli, ma era stata proprio quella terribile discussione che mi aveva fatto capire tante cose tra cui quella più importante ovvero che forse, seppur sofferta, la scelta migliore era quella di chiudere con lui.

Era ovvio che lo volevo ancora al mio fianco, io avevo bisogno di Zayn accanto a me, io volevo Zayn accanto a me e volevo esserci per lui, ma non avevo più alcuna intenzione né di prenderlo in giro, né di tradire ulteriormente Harry, né far soffrire le persone che mi circondavano. Per di più sapere della droga mi aveva destabilizzata così tanto da terrorizzarmi a morte: era un qualcosa di troppo grande per me, non sarei stata in grado di gestire la situazione sommandola a tutti i problemi che già avevo. Sapevo che quasi sicuramente quella scelta lo avrebbe allontanato da me, ero certa che lui mi avrebbe evitata come la peste e saremmo finiti per non parlarci più ed il solo pensiero mi straziava il cuore perché volevo esserci per lui, ma forse in fin dei conti era meglio per tutti quella decisione: ero stanca di prendere in giro sia lui, sia Harry, sia Gigi.

Proprio mentre lo fissai tutta concentrata per ammirare la sua bellezza, Zayn aprii gli occhi e, quando si accorse che ero sveglia, sfoggiò un sorriso a trentadue denti per poi alzarsi di scatto. Si precipitò vicino al mio letto e si sedette sul bordo libero, poi mi prese la mano sinistra senza mai distogliere lo sguardo dal mio.

«Hey, come stai?» mi chiese prendendomi la mano, avvolgendola tra le sue ed iniziando a baciarla con dolcezza.

«Ho male alla testa e sento un forte dolore qui» risposi indicando lo zigomo sinistro.

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora