Capitolo 4

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Tra venti anni non sarete delusi
dalle cose che avete fatto...
ma da quelle che non avete fatto.
Levate dunque l'ancora,
abbandonate i porti sicuri,
catturate il vento nelle vostre vele.
Esplorate. Sognate. Scoprite.
- Mark Twain

- Mark Twain

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DAPHNE

La gita era stata annullata.

Dopo la scomparsa di mia sorella, la scuola aveva annullato tutto.

E come se non bastasse, quell'anonimo continuava a mandarmi messaggi contenenti indovinelli impossibili da risolvere.

Secondo Alexander se non si risolvevano succedeva qualcosa a qualcuno. La scorsa volta era toccato a mia sorella.

Teoricamente, la prossima volta sarà il mio turno.

"Ti rovinerai gli occhi così." La voce di Alexander mi arrivò alle orecchie, mentre io continuavo a fissare lo schermo del mio cellulare.

Appena andammo via dal Texas e tornammo a casa nostra, lo chiamai subito. Non sapevo nemmeno io il perché, ma mi trasmetteva un senso di sicurezza.

Ed era la cosa di cui più avevo bisogno adesso.

Ero impaurita e avevo bisogno di qualcuno con cui parlarne, così mi propose di saltare le prime ore e di andare in biblioteca.

Aveva detto che poteva aiutarmi a trovare Rebekah, ma in che modo? Cosa ne sapeva lui?

Il messaggio che stavolta quel pazzo mi inviò, fu ancora più inquietante del previsto. Non era il solito indovinello, era decisamente più lungo e complesso.

Continuavo a pensare ad una soluzione, che però non arrivava mai. A dire la verità, non sapevo nemmeno decifrare una singola frase.

Una voce profonda mi arrivò alle orecchie. "Dovresti prenderti una pausa" Alexander sospirò.

Ovviamente non ascoltai il suo consiglio.
Avrei fatto di tutto per proteggere mia sorella.

«Come vide avvilito Cupido, Ciprigna gli disse:
"Quale dolore ti sciupa, figliolo?" Il figliolo rispose:
"Dall'Elicona portavo le mele: le colsero tutte
dal mio grembo le Muse, chi qua chi la le disperse.
Clio se ne prese un quinto, la parte duodecima Euterpe,
un ottavo a Talìa luminosa toccò, la ventesima parte
fu da Melpòmene presa per sé, da Tersicore un quarto;
Èrato invece alienò la settima parte, Polimnia
alle mie mani sottrasse di trenta mele la preda,
venti più cento Urania ne tolse, sparì dileguando
con un fardello pesante di mele trecento Calliope.
Ecco ch'io vengo da te con le braccia leggere: cinquanta
mele ti porto, le sole che m'hanno lasciate le dee.»

Questo era ciò che recitava il messaggio di quel pazzo. O almeno, questa era la traduzione in italiano visto che lui l'aveva mandata in latino.

Io e Alexander avevamo passato tutto il pomeriggio insieme per tradurla. In realtà, lui l'aveva tradotta, io mi ero già bloccata alla prima frase.

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