Capitolo 6

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Per ogni minuto in cui sei arrabbiato,
perdi sessanta secondi di felicità.

- Ralph Waldo Emerson

- Ralph Waldo Emerson

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DAPHNE

"Alexander?"

La voce minuta di Layla , ancora singhiozzante , mi fece scattare verso di lei.

Si conoscevano?

Alexander guardò prima lei e poi me , continuando ad alternare lo sguardo. Era così sconvolto che non riusciva nemmeno a parlare.

Si avvicinò rapidamente a noi , abbassandosi all'altezza di Layla. La guardò, prima di metterle una mano sulla guancia e asciugarle una delle tante lacrime.

"Cosa è successo?" si decise a chiedere , con un filo di voce.

Con la reazione che aveva avuto , preferì non parlare, ma passargli solamente il bigliettino che l'uomo aveva precedentemente lasciato nella borsa della biondina.

Alexander mi guardò confuso, prima di iniziare a leggerlo.

Erano 2 righe e bastavano meno di 10 secondi per vederlo, ma lui rimase lì per minuti e minuti, rileggendo quelle frasi più volte, probabilmente incolpandosi di non aver protetto Layla.

Aveva appena intuito che Layla era stata molestata dal rapitore. Mi dispiaceva così tanto. Era una ragazza così carina e indifesa, non meritava quello che le era successo.

Mi sentivo in colpa per tutto. Nonostante non la conoscessi, nessuno meritava una cosa del genere, non lo avrei augurato nemmeno alla mia peggior nemica.

Mi sentivo responsabile per la scomparsa di mia sorella Rebekah, per il mentire continuamente a Josh, per il rischio che correva ogni giorno Alexander, per il trauma di Layla.

Volevo aiutare tutti loro, ma non sapevo come.

Layla era ancora seduta sulla panchina, tremante e singhiozzante. Aveva il viso coperto di lividi e di lacrime. Mi guardava con uno sguardo debole e smarrito.

"Alexander" disse con una voce debole, come se volesse richiamarlo. Lui però, non aveva nemmeno il coraggio di guardarla in faccia.

Mi avvicinai a lei, cercando di confortarla anche io. Le presi la mano, che al contatto era fredda, e cercai di riscaldargliela.

Le sorrisi, sentendo il suo dolore e la sua paura. Le dissi che ero lì per lei, che non era sola e che le volevo bene.

Parole che sentite uscire dalla bocca di una sconosciuta per chiunque potevano sembrare insignificanti, ma si leggeva nei suoi occhi che per Layla significava qualcosa.

Alexander si era unito a me, abbracciandola con tutto l'amore possibile. Le sussurrava parole dolci e rassicuranti, cercando di farle dimenticare l'orrore che aveva subito.

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