Capitolo 26

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You won't see me fall apart.

-SIA.

Questo capitolo contiene temi delicati, se siete persone sensibili sentitevi liberi di saltare determinate parti🫶
(Non ho ancora revisionato il capitolo, quindi se dovreste notare qualche errore scusate e per favore fatemelo notare così lo correggo.)❤️
Tw: autolesionismo/depressione.

)❤️Tw:  autolesionismo/depressione

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DAPHNE
Un mese dopo.

Fare del male a se stessi. È un qualcosa che la maggior parte delle persone che lo praticano, non sanno descriverlo a parole.

Non sanno dirti il motivo per cui lo fanno, non è così facile come sembra. E se non l'hai mai fatto, non potrai mai capirlo.

È come descrivere un colore ad una persona ceca. Cercherà di comprenderti, ma non ci riuscirà mai completamente.

Non puoi mai dire ad una persona che si fa del male di smettere, perché non lo faranno così facilmente.

Puoi solamente stare accanto a loro ed esserci quando ne hanno bisogno, sperando che in uno di quei momenti di sconforto, preferiranno prendere il telefono e chiamarti, invece che prendere un rasoio in mano.

Ed io, mentre pensavo questo, ero seduta sul pavimento del bagno di camera mia: con entrambe le cose in mano.

Il telefono sulla mano destra, che continuava a chiamare il numero di Alexander solo per sentire la sua voce nella segreteria. Non sapevo quante chiamate gli avessi fatto in questo mese, ma erano sicuramente più di quanto potessi immaginare.

Mentre nell'altra, avevo un rasoio. Avevo visto questa lametta da barba di mio padre, appoggiata sopra al lavandino. E mi ero chiesta: cosa prova una ragazza che si taglia?

E così ero lì, con la schiena contro la parete fredda del bagno, indecisa su cosa fare. Da un lato avevo la voce di Alexander che, in un certo senso, mi fermava dal farlo.

"Hey, sono Alexander e sono occupato adesso. Se ritengo che sia importante, ti chiamerò io."

Alexander non vorrebbe mai vedermi in questo modo. Se mi avesse visto qui, con il viso pieno di lacrime e la lametta che si avvicinava sempre di più al mio polso, forse mi avrebbe odiata.

Ma nessuno poteva mai odiarmi più di quanto mi odiassi già io.

Avevo bisogno di tagliarmi, avevo bisogno di sentirmi reale.

E cosi, feci scorrere la lametta sulla mia carne. Il sangue iniziò a scorrere lungo i miei polsi ed io sorrisi a quella sensazione. I tagli bruciavano, ma io finalmente sentivo qualcosa.

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