Capitolo 40

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Goddam,
you got me in love again.

-Dua Lipa

-Dua Lipa

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DAPHNE

Lussuria, avarizia, invidia, gola, ira, accidia, superbia. I famosi sette peccati capitali.

Ognuno di essi era una ferita aperta, una cicatrice che segnava l'anima, ed in qualche modo eravamo tutti colpevoli di aver ceduto a uno di questi peccati almeno una volta nella nostra vita.

Nel mio caso, la lussuria non era solo il desiderio fisico, ma un fuoco che bruciava dentro di me, un bisogno inarrestabile di sentirmi viva, di sentire ogni fibra del mio corpo vibrare di piacere e di emozioni.

Era una fame che non poteva essere saziata, una sete che non poteva essere placata.

E, anche se non volevo ammetterlo a me stessa...

Alexander era al centro di questo desiderio.

Ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano sentivo un'ondata di calore attraversarmi, come un'attrazione magnetica che mi spingeva verso di lui.

Il modo in cui mi guardava, come se potesse vedere attraverso di me, come se conoscesse ogni mia particella a memoria, mi faceva tremare.

Era impossibile resistere a quell'intensità, a quella connessione che sembrava attraversare il semplice contatto fisico. Ogni volta che eravamo vicini, sentivo la lussuria crescere dentro di me.

Non era solo desiderio sessuale, ma un bisogno profondo di essere toccata, di essere amata, di sentire che qualcuno mi voleva davvero in modo così disperato e totale.

Eppure, sapevo che cedere a quella lussuria poteva essere pericoloso. Avevo visto cosa poteva fare alle persone, come poteva consumarle dall'interno.

Ma non potevo fare a meno di desiderare Alexander, di volere che mi prendesse tra le sue braccia, mi stringesse a se e mi facesse dimenticare tutto il resto.

Quel ragazzo per me era come se fosse un'identità sconosciuta, un anima nascosta a cui non mi era possibile accedere pienamente in nessun momento.

Ricordavo ancora il soprannome che gli diedi qualche mese fa.

Infantile, ma nonostante tutte le cose che erano successe da quella volta, quel soprannome era ancora adatto a lui e alla nostra situazione.

Lui era davvero il mio posto proibito.

L'Avarizia era il suo demone, aveva sempre desiderato di più, spingendolo a compiere azioni che avrebbero fatto sussultare chiunque.

Era come se avesse paura di mostrare il suo vero sé, come se concedere qualcosa di se stesso lo avrebbe reso vulnerabile.

La sua avarizia non riguardava solo me, riguardava tutti. Anche con i suoi amici più cari, Alexander manteneva sempre una certa distanza, un alone di mistero che nessuno poteva mai penetrare.

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