Capitolo 19

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Are we still friends?
Can we be friends?

-Tyler the creator.

-Tyler the creator

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DAPHNE

Due giorni all'omicidio.

"Cazzo, rispondi!" urlai frustata guardando lo schermo del mio telefono. Avevo provato a chiamare Layla almeno dieci volte. Non aveva mai risposto.

Quando lessi il suo messaggio il mio cuore iniziò a battere più velocemente, l'ansia mi pervase. Cosa poteva essere successo? Senza pensarci due volte, avevo risposto immediatamente: "Cosa succede, Layla? Dove sei?"

La risposta non tardò ad arrivare: "Ho paura."

Da quando avevo letto quel messaggio ero entrata nel panico assoluto. Feci immediatamente retromarcia con l'auto, senza badare di star andando controsenso.

Tra l'altro, l'auto che stavo guidando era di Alexander, e nonostante lui avesse acconsentito nel farmela guidare, sapevo mi avrebbe rotto le ossa se avessi osato danneggiargliela in qualche modo.

Adesso però, in queste circostanze, sapevo che Alexander era la prima persona a cui dovevo rivolgermi.

Ma c'era solo un problema: Alexander era completamente ubriaco. Come tutti gli altri.
Sperai che almeno adesso, si fosse ripreso un po'.

Mentre guidavo verso casa di Alexander, il cuore mi batteva all'impazzata. La strada era oscura e silenziosa, solo il ronzio dell'auto interrompeva il silenzio. La voce preoccupata di Layla risuonava nella mia mente: "Aiuto. Ho paura."

La preoccupazione mi stringeva il petto. Alexander mi aveva detto che Layla era a casa, allora perché diavolo chiedeva aiuto?

Guidai con il cuore che martellava, le strade vuote si susseguivano mentre cercavo di immaginare cosa potesse essere successo.

Il terrore mi pervase quando pensai che in questa storia potrebbe centrarci il rapitore di mia sorella. Dopo la lettera di licenziamento mandata a mio padre, non si era più fatto sentire.

E nonostante questa era una cosa abbastanza bella, mi preoccupava. Da morire.

I pensieri rincorrevano l'uno l'altro nella mia mente, una serie confusa di domande senza risposte. Mentre continuavo a guidare, sentivo l'ansia crescente.

Era come se fossi immersa in un mistero oscuro e minaccioso, circondata da ombre che minacciavano di inghiottirmi.

Arrivai davanti alla casa di Alexander, il mio stomaco era un groviglio di nervi.

La luce esterna era fioca, ma riuscivo a scorgere l'ombra di Alexander che aspettava sulla porta. Scivolai fuori dalla macchina e corsi verso di lui.

"Alexander, che cosa è successo?" chiesi, cercando di trattenere la paura nella mia voce.

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