Cicatrice

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La cicatrice che Laxus ha sul volto l'ho sempre detestata perché, al contrario suo, sulla mia pelle le ferite non hanno mai lasciato alcun segno. Ogni volta che la guardo non faccio che ricordarmi di quanto io e lui siamo diversi.

Di quanto io... non sia umana.


Fairy Tail. La gilda vantava nuovamente del suo stendardo, movimentato e flessibile sopra la porta sempre aperta non solo ai suoi maghi ma anche a chiunque avesse voluto far loro visita. Invito che, con loro sorpresa, i maghi di Olympos accettarono di buon grado più volte, anche quando non esplicitamente inviati. Per qualche strana ragione era facile trovare sempre qualcuno di loro, benché fossero ormai famosi ricercati dai membri del Consiglio. Makarov non chiudeva mai la porta e poter avere la propria famiglia più caotica del solito era un vero toccasana per il cuore. Ares tornava praticamente tutti i giorni, quando non era impegnato nelle sue missioni, e non faceva che stuzzicare e cercare di attaccare briga con Laxus. Vedere quest'ultimo in balia a sentimenti belligeranti era veramente una novità, visto che di solito la sua figura si limitava al silenzioso, infastidito dal caos. Ares aveva quella grande capacità invece di farlo scendere dal suo scalino, mischiarsi ai comuni mortali e assumere atteggiamenti addirittura simili a quelli dei suoi caotici compagni. Ma Ares non era l'unico che tornava praticamente tutti i giorni. Apollo e Artemide amavano sentire le storie del "vecchio nonno", così chiamavano Makarov, e costringevano sempre Dike o qualcun'altra delle loro sorelle a portarli da lui per ascoltarle. Afrodite si faceva vedere più raramente, ma comunque non disdegnava la compagnia di quelle che stavano diventando vere e proprie amiche. Eris non si perdeva nemmeno uno dei litigi e delle risse della gilda, compariva per qualche strano caso sempre al momento opportuno e in molti in realtà sospettavano che fosse proprio lei la causa di tutto. Athena portava sempre nuovi libri a Levy, persino Persefone ogni tanto era stata avvistata anche se con rapidità poi spariva tra le ombre e si nascondeva, timida come non mai.
Anche quel giorno, come molti altri, chiasso e tranquillità si alternavano con rapidità anche se qualcosa in realtà rompeva quell'armonia. Proprio quella mattina era giunta notizia della distruzione della sede del Consiglio. Tutti i membri erano morti, nessuno si era salvato, nemmeno le guardie che si trovavano all'esterno della tenuta. Un'improvvisa esplosione, dalla fonte sconosciuta, aveva lasciato l'intero paese confuso e spaventato. Proprio per quel motivo, quel giorno, solo Eirene e Persefone si fecero vedere alla gilda di Fairy Tail.
«Sono andati ad indagare?» chiese sorpresa Lucy, seduta vicino a queste due e Levy, intenta a leggere la notizia sul giornale.
«Da quando Ares ha preso in mano Olympos ha cominciato a interessarsi di più a tutte le magie e le gilde che hanno a che fare con Zeref» spiegò Eirene. «Priscilla-san ci ha fatti incontrare con un certo Gerard, il leader dei Crime Sorcière. Lui e Ares hanno parlato molto e alla fine hanno deciso di unire le loro forze contro coloro che ci hanno usato fino ad ora. Nostro Padre, Zeus, ci ha messi al mondo per Zeref, ci voleva usare per distruggere il mondo in vece sua, per questo abbiamo deciso di abbracciare la causa di quel Gerard. Espieremo le nostre colpe ripulendo questo mondo dal male del Mago Oscuro».
«Ma questo cosa c'entra con l'attentato a Era?» chiese Levy.
«Pare che l'uomo che ha causato l'esplosione abbia affermato di far parte della gilda di Tartaros, una gilda fedele a Zeref. Inoltre proprio da Tartaros veniva nostro padre, era stato un suo membro prima di crearci e fondare Olympos. Siamo direttamente coinvolti nella questione. Ares, Athena, Efesto ed Eris sono partiti subito e stanno cercando indizi. Io e Persefone siamo venute qui per portare i gemelli dal Vecchio Nonno, secondo Athena è più sicuro. Gli altri sono rimasti ad occuparsi della gilda» spiegò Eirene.
«Siete proprio su di giri, eh?» mormorò Lucy, preoccupata e pensierosa.
«C'è tensione, è innegabile» annuì Eirene, poggiandosi pigra e annoiata al tavolo su cui era seduta. Non finì quasi di pronunciare la frase che la gilda stessa tremò interamente, facendo cadere polvere dalle travi.
«Che succede?!» chiese Levy, bianca dalla paura.
«I terroristi! Tartaros!» urlò Lucy, pallida, ma loro due, suggestionate da quei discorsi, furono le uniche a preoccuparsi. Un piccolo gruppo uscì di corsa dalla gilda, sorridendo eccitati, e Romeo li capitanò fino all'uscita. La gilda tremò ancora, sotto lo sforzo di chissà quale battaglia, ma Makarov non si mosse dalla sua posizione e si limitò a lanciare un'occhiataccia verso l'esterno. Natsu corse verso l'uscita, urlando eccitato che voleva partecipare anche lui, e per qualche strano motivo Gray gli andò dietro con la scusa di rimproverarlo di starsene buono.
«Che succede?» chiese curiosa Eirene, guardano la maggior parte dei membri di Fairy Tail uscire fuori con eccitazione. Ancora tremolii e qualche trave minacciò addirittura il crollo, scricchiolando pericolosamente. L'ombra di Persefone sbucò da sotto al tavolo, vicino alla sorella, e sussurrò timida una spiegazione: «Stanno combattendo».
«Combattono?» mormorò Eirene, curiosa.
«Chi sta combattendo?» chiese Lucy.
«Rischiano di buttare nuovamente giù la gilda» disse Levy e Happy volò al suo fianco esclamando un entusiasta: «Aye!»
«Happy...» mormorò Lucy, cercando nel gattino delle risposte.
«Priscilla ha lanciato la sfida a Laxus!» disse Happy con tranquillità e Lucy urlò un «Eh?!» sconvolto.
«Perché mai quei due dovrebbero combattere?» chiese Levy, alzandosi dal tavolo e cominciando ad avviarsi verso l'uscita per assistere a sua volta a quell'incredibile evento.
«Perché io ho scommesso che non sarebbe riuscita a batterlo» sghignazzò Happy malefico, rivelando così di essere la mente contorta dietro a quel folle evento. E quando c'era di mezzo una scommessa di Happy non c'era niente che potesse tenere Priscilla.
«Ma...» mormorò Lucy, uscendo dalla gilda e raggiungendo insieme a Levy il resto dei loro compagni. Messi a semicerchio, racchiudevano l'area in cui si stava svolgendo lo scontro bruciando in un tifo assoluto e potente. «Insomma... è giusto?» chiese ancora timida e poco convinta. Per anni Priscilla e Laxus avevano vissuto con l'angoscioso ricordo dei loro scontri, era stato uno scontro stesso a porre fine a tutto quanto, portando Laxus a ricordare e infine al suo esilio dalla gilda. Nei peggiori incubi di Priscilla rombavano tuoni furiosi, era impossibile credere che avesse lei stessa lanciato a lui quella stupida sfida ma soprattutto era assurdo che Laxus avesse accettato visto quanti sensi di colpa ancora tormentavano i suoi pensieri. Ma non ci fu bisogno di risposta da alcuno... bastò guardarli. Sui loro volti sorridenti risplendeva solo l'eccitazione di un assurdo divertimento, mentre misuravano le loro capacità tanto furiosamente da mettere ancora una volta a rischio la struttura della loro gilda. Avevano lottato troppo tempo contro il loro passato, ora erano finalmente riusciti a farci pace. Erano finalmente riusciti ad andare avanti.
Il vento esplose intorno a loro tanto forte che non riuscì a restare contenuto in quell'arena improvvisata e ancora una volta colpì le mura della gilda. I tuoni e i fulmini schioccavano al suo interno, creando elettricità statica tutta intorno, arrivando a pizzicare persino i suoi curiosi spettatori. Un fulmine cadde sulla figura in ginocchio della ragazza, che si dissolse non appena venne toccata scoprendo così di essere stata un Miraggio. La vera Priscilla comparve ai piedi di Laxus, mano tesa, pronta a colpirlo, ma lui rivelò di averlo previsto e forse addirittura sentita. Altri fulmini cercarono di colpirla, ma lei si dissolse nuovamente, lasciandolo questa volta sorpreso. Avrebbe giurato che quella fosse quella vera. Si voltò, vedendola ancora al proprio fianco e provò di nuovo a colpirla, distruggendo in realtà un miraggio dopo un altro. Una mano fredda lo toccò infine su un fianco e un vento ghiacciato esplose proprio in quel punto, facendogli perdere l'equilibrio e scaraventandolo in avanti. Questo però la espose e i fulmini di Laxus poterono raggiungerla e colpirla. Si rialzarono entrambi, si voltarono e si puntarono nuovamente. Laxus venne inghiottito in uno dei suoi fulmini e si lanciò su di lei, che si avvolse del vento per proteggersi. Riuscì a parare il colpo con quello stratagemma, rivelando così quanto fosse potente quella magia che utilizzava semplicemente il movimento dell'aria. Afferrò Laxus per un polso, approfittando della sua esposizione, e lo lanciò al suolo prima di farlo raggiungere da una trivella di vento e ghiaccio sceso dal cielo. Colpì il suolo, lo distrusse, ma Laxus fece in tempo a schivarlo... anche se delle gocce di sangue volarono via da un taglio su una gamba. Altro vento lo travolse con enfasi e ancora la gilda tremò e gli spettatori dovettero aggrapparsi a qualcosa per non volare via, ma i fulmini di Laxus lo distrussero e penetrarono al suo interno, andando a cercare la propria vittima. Priscilla ebbe appena il tempo di alzare il braccio per difendersi e venne colpita. La pelle dell'intero avambraccio si bruciò e si screpolò, lasciando scoperto così lo strato di ghiaccio che aveva sotto. Il colpo su tale da far incrinare anche quello, ma la ragazza non parve risentire troppo del dolore provato. Sembrò anzi... sorridere. Soddisfatta, forse orgogliosa: Laxus era davvero spaventoso e non ci stava nemmeno andando troppo piano, per darle chissà quale vantaggio, eppure riusciva a tenergli comunque testa.
«Quei due...» balbettò Lucy, aggrappandosi a Levy per non essere sbalzata via dal vento e dalle onde d'urto dei colpi.
«Sono dei mostri» sibilò Levy, altrettanto sconvolta.
«Il potere di Priscilla è stato creato per far sì che fosse all'altezza del Dragon Slayer del fulmine» disse Eirene, guardando con interesse lo scontro ad armi pari tra i due. «Doveva essere una valida avversaria per permettergli di allenarsi. La loro forza è praticamente pari».
«Non posso credere che proprio una come Priscilla abbia una forza del genere» osservò Levy, sconvolta nel vedere la ragazza tenere incredibilmente testa a quello che era sicuramente il mago più forte di tutta Fairy Tail, dopo Gildarts. «Insomma... è sempre così poco combattiva».
«E pensare che avrei potuto vedermela con lei ai Grandi Giochi della Magia» sbiancò Lucy, rendendosi conto della fortuna che aveva avuto nel non doversi scontrare proprio contro Priscilla. Altro vento e fulmini fecero tremare l'intera zona e molti dei membri di Fairy Tail vennero addirittura sbalzati via.
«Che figata!» gridò invece Natsu, alzandosi da terra dopo essere stato lanciato da una folata di vento. Iniziò a gattonare rapidamente verso di loro e urlò, euforico: «Mi butto nella mischia anche io! Distruggerò entrambi con un solo colpo!»
«Natsu!» lo richiamò Lucy, più preoccupata per lui che per i due Dreyar. Uno dei fulmini di Laxus, che fino a quel momento avevano colpito il suolo intorno a loro in maniera irrefrenabile, cadde nella sua direzione senza puntarlo realmente. Semplicemente fu Natsu, nella sua incoscienza, che si era messo nella sua traiettoria. Gli occhi di Priscilla, che fino a quel momento erano stati fissi su Laxus, si spostarono su Natsu un istante prima che questo venisse colpito. L'istinto la fece scattare, senza muoversi e cercando di mantenere una posizione difensiva utilizzò l'umidità e l'elettricità di quel posto per creare immediatamente delle nuvole che riuscirono a deviare il fulmine del Dragon Slayer. Natsu venne appena sfiorato, facendolo però urlare dal terrore nel vedersi fumare la punta delle scarpe, ma questo causò la distrazione di Priscilla. Il pugno chiuso di Laxus la raggiunse sullo stomaco, caricato in un colpo più potente di altri, ma si poggiò appena sul suo ventre scaricando in quel momento la sua potenza magica. Non la colpì, interruppe l'attacco nell'istante in cui la toccò rivelando così la sua intenzione a non farle male veramente. Ma se l'avesse portato a termine l'avrebbe come minimo disintegrata. Vicino al suo orecchio, oltre la sua spalla, ancora spinto dal colpo che aveva appena portato a termine, Laxus semplicemente sussurrò: «Hai perso».
Un palpito, forse dovuto all'eccitazione della battaglia svolta fino a quel momento, o forse causata dal sentire il suo fiato praticamente sfiorarle il collo. Per un istante tremò e si rese subito conto di essere stata miseramente sconfitta, e non solo da quel pugno. Si rilassò, il vento intorno a loro si calmò, ed entrambi tornarono a poggiare i propri piedi per terra. Le nuvole sopra le loro teste si dissolsero, fulmini, vento, ghiaccio sparì tutto all'istante.
«Accidenti, non stavo andando male» sospirò lei, asciugandosi la fronte con un polso.
«No, affatto» concordò lui, sgranchendosi il collo. «Ma ti fai sempre distrarre troppo facilmente».
«Avresti potuto colpire Natsu!» si giustificò lei, azzardando un tono di rimprovero. La distrazione era stata la sua, che aveva rischiato di colpire un loro compagno preso com'era dallo scontro.
«Si è messo lui in mezzo, io non c'entro» brontolò Laxus, lanciando un'occhiata contrariata a Natsu.
«Laxus!» si alzò quest'ultimo, eccitato. «Combatti contro di me ora» disse stringendo i pugni.
«Che rompiscatole» bofonchiò Laxus, infastidito, e Priscilla non poté che ridacchiare divertita.
«Priscilla» l'ombra malefica di Happy comparve alle sue spalle, sghignazzante. «Hai perso» ridacchiò, già pregustandosi i soldi della vittoria. Priscilla si fece cupa, irritata, praticamente furiosa... cosa che aumentò nell'istante in cui realizzò che il motivo della sua perdita era stata Natsu, che era il suo migliore amico.
«Stupido gatto!» ruggì lei, alzandosi in volo e prendendo Happy con entrambe le mani per tirargli le guance. «Era tutto un imbroglio! Hai mandato Natsu di proposito! Hai barato!»
«Come puoi insinuare una cosa simile?!» ruggì Happy altrettanto furioso, contraccambiando i maltrattamenti di Priscilla con graffi e morsi. E tra i due nacque una vera e propria stupida rissa, infantile quanto ridicola a vedersi. Ci volle un po' prima di riuscire a staccarli, e in quel lasso di tempo Laxus fu costretto a colpire Natsu per convincerlo a lasciarlo in pace, fino a quando l'entusiasmo per quella che era stata la battaglia più incredibile che loro avessero mai visto non scemò riportando la normalità tra tutti i presenti.
Tutti, tranne Priscilla e Happy che avevano ben deciso di non rivolgersi più la parola, offesi e furiosi l'uno con l'altro. Imbronciata, sedeva sola a un tavolo fissando furiosa davanti a sé, quando Laxus tornò da lei. Si mise a sedere al suo fianco e poggiò sul tavolo, pigramente, una cassetta del pronto soccorso.
«Non mi avresti battuto ugualmente» disse lui, cominciando a rovistarci all'interno.
«Non mettertici anche tu! Ce l'avrei fatta, invece» ringhiò lei, furiosa. «Stupido Natsu» aggiunse poi, irritata, commento che fece ridere persino l'uomo al suo fianco per il semplice motivo che su quello poteva ritenersi certamente d'accordo, anche se per altri motivi. Prese delicatamente il polso sinistro di Priscilla e se lo avvicinò, senza spiegare quali fossero le sue intenzioni. Semplicemente cominciò a curare e fasciare la ferita che aveva sul braccio, causata da uno dei suoi colpi. Aveva decisamente esagerato, se ne rimproverava, ma Priscilla si era rivelata un osso duro ed era stato costretto a farlo per riuscire a sfondare le sue difese. Fu un gesto che, per quanto banale, aveva un suo motivo di esistere: era un modo poco esplicito di chiederle scusa, e per quanto fosse in realtà amorevole e dolce non faceva che riportare a galla vecchi sentimenti di colpa, orribili ricordi di quando una lotta come quella in passato si era più volte trasformato in una carneficina. Non voleva più farlo, non voleva più dimenticare e lasciare che lei "guarisse dalla sua influenza" da sola. Lui aveva promesso che si sarebbe preso cura di lei, che l'avrebbe protetta da ogni cosa, persino da se stesso. Fasciarla, curarla, per quanto sapesse era inutile, era il minimo che poteva fare per prendersi le sue responsabilità e chiederle indirettamente perdono del suo errore.
«Guarirà presto» mormorò Priscilla, rattristata da quelle sensazioni. Sarebbe guarita, come tutte le sue ferite, in tempi più o meno lunghi. Ma la sua pelle sarebbe certamente tornata la solita di sempre.
E lo sguardo andò a posarsi sulla cicatrice che Laxus ancora portava sul volto.
Una cicatrice che come un marchio indelebile la riportava sempre al suo posto, ricordandole cosa fosse e quale fosse la differenza tra loro. La sua pelle sarebbe sempre tornata liscia e priva di segni semplicemente perché non era umana.
Lo sapeva, ormai lo sapeva perfettamente, eppure lui si ostinava a voler fasciare e curare quella ferita come se avesse avuto paura che avrebbe potuto infettarsi, peggiorare o addirittura scioccamente ucciderla. Si preoccupava per lei come se non lo sapesse, senza rendersi conto di quanto questo in realtà la ferisse. La trattava come un'umana, ma lei non lo era, non lo era mai stata, e più si comportava in quel modo più sembrava sbatterglielo in faccia. Poteva un essere come lei... amare un essere umano?
«Lascia stare» mormorò, cercando di tirar via il braccio ma la presa di Laxus sul suo polso si fece improvvisamente più ferrea. Sospirò di un sospiro lungo e affaticato, sorprendendola. Era sembrato placido e calmo fino a quel momento, persino in quel semplice gesto di routine quasi inutile non sembrava metterci nessuna emozione, ma quel lungo sospiro fece invece intendere quanta tensione e pensieri avesse in realtà dentro di sé. Abbassò le bende, senza terminare la fasciatura, e tenendo ancora il polso di Priscilla ben serrato con la mano sinistra, fece scorrere il pollice destro su parte della ferita che ancora si intravedeva. Un amorevole carezza, un tenero gesto di comprensione e sofferenza.
«Sei in grado di dare amore a chiunque, anche ai peggiori» disse severo e per quanto non fosse specificato, sapeva bene che lui stesso era tra i peggiori che certo non meritavano quell'amore puro e intenso che era in grado di dare. «Perché non riesci a fare altrettanto con te stessa?»
Aveva colto nel segno. Erano successe davvero un sacco di cose e tra tutte ciò che la rendeva più felice era l'essere riuscita a tornare nella sua quotidianità insieme alla persona che più desiderava avere al proprio fianco. Quei giorni, prima e dopo la battaglia contro Olympos, erano stati i più belli della sua vita. Rideva, rideva sempre, festeggiava e gioiva, viveva incredibili avventure, e lo faceva insieme alla sua famiglia e insieme all'uomo che aveva dato un senso alla sua vita. Aveva lottato battaglie incredibili e le aveva vinte tutte, a partire da quella con la memoria manipolata di Laxus, i suoi sentimenti furiosi e incomprensibili, ed era arrivata persino a liberarsi delle catene di suo padre. Era libera, circondata da amici, da familiari... da lui. Aveva imparato a proclamare a gran voce la sua appartenenza a quella gilda, aveva imparato che poteva essere anche un membro di quella famiglia, che poteva essere degna di essere chiamata compagna e sorella. Era diventata una persona tutta nuova, pronta a vivere appieno la sua vita, eppure nonostante tutto c'era ancora quel fardello di cui non riusciva a liberarsi. Potergli volgere lo sguardo, poter chiamare il nome di Laxus quando desiderava, non bastava più. Quell'incredibile strada che l'aveva portata a dare nuovo senso alla sua vita le aveva anche aperto davanti un sentiero tutto nuovo e ancora spaventoso. L'ultimo ostacolo che, più di tutti, non riusciva a superare. Lo amava, lo sapeva ormai, lo amava alla follia, ma lei... lei era sempre e solo Pricchan. Una sorella, una creazione, una creatura diversa da lui. Poteva accettarsi, poteva comprendere di avere anche lei un significato, essere diversi non significava non essere degni di vita o di una famiglia. Ma l'amore era tutta un'altra storia. Come se non fosse bastato, ne era convinta, ai suoi occhi restava sempre e solo una cara sorellina e non sarebbe mai potuta essere niente di più. Per quanto si sforzasse di accettarlo, di dimenticarlo, di accontentarsi di quello che le veniva offerto, sentiva il cuore bruciare tutte le volte che incrociava il suo sguardo. E quella cicatrice... la cicatrice che Laxus portava sul volto era una bandiera che sventolava furiosa, che urlava a gran voce la loro differenza. Su di lui le ferite lasciavano segni...
«Ho le mie ragioni» disse, abbozzando un sorriso colmo di tristezza e rassegnazione.
«Ho promesso di proteggerti» rispose lui ancora severo e risoluto. Qualsiasi cosa l'avesse turbata, qualsiasi cosa la ferisse, era pronto ad affrontarlo a viso aperto. Persino quella chiacchierata di cui Evergreen credeva che loro avessero tanto bisogno.
«Laxus» un sorriso che non lo rassicurò nemmeno un po'. «Ci sono cose da cui non puoi proteggermi».
Era lui la causa di quel dolore, o ancor meglio erano i sentimenti che lei provava nei suoi confronti. Corrodevano perché era decisa e determinata a tenerli chiusi, segregati, sigillati e incatenati dentro sé fino a quando non se sarebbe stata del tutto consumata. Riuscì a vederlo distintamente quel passo indietro che fece Priscilla, quel retrocedere, voltarsi lentamente, e pian piano lasciare che una distanza sempre maggiore si instaurasse tra loro due. Evergreen l'aveva avvertito, Evergreen lo sapeva, se lui avesse continuato a temporeggiare, a negare quello che stava accadendo, quando si sarebbe voltato Priscilla non ci sarebbe più stata.
«Non preoccuparti» Priscilla tirò via il proprio braccio ferito dalla presa di Laxus, scivolando dolcemente attraverso le sue dita che ora non avevano più la stessa forza del tenerla. Un altro passo indietro.
«Va tutto bene» e alzandosi dal tavolo si allontanò.
Un altro passo indietro.
La guardò, per il resto del pomeriggio, mentre sorridente scherzava e giocava insieme agli altri membri della gilda. Lontano da lui, una distanza che fisicamente copriva forse qualche metro, ma che sulla pelle percepiva come abissale.
C'erano cose da cui non poteva proteggerla, era questo quello che adesso lei pensava. Quanto tempo era passato da quando gli aveva invece detto, colma d'amore e fiducia, che lei lo credeva capace di fare ogni cosa? Aveva pianto tra le sue braccia, allo stadio durante i Grandi Giochi della Magia, aveva pianto perché terrorizzata da suo padre e lui aveva fatto una promessa folle e sciocca. La promessa di liberarla, anche se allora era qualcosa che non era nemmeno concepibile, nessuno avrebbe potuto credergli, ma lei aveva saldamente pronunciato: "Lo so. Tu puoi fare qualsiasi cosa, Dio del Tuono".
Quanto tempo era passato da allora? Come era riuscita a indietreggiare così tanto senza che potesse rendersene conto?
"Posso tenerti sempre con me?" ricordava la domanda che lei sempre gli rivolgeva, quando lo credeva addormentato. Una domanda a cui non aveva mai risposto, dapprima ritenendola sciocca e infantile, non capendone il reale significato, per poi cominciare a temerla. Averlo al suo fianco era ciò che lei aveva sempre desiderato, eppure appena pochi giorni prima era stata disposta a rinunciare alla sua vita, ai suoi sogni, per proteggere la sua famiglia.
Continuava ad amarlo, aveva pianto per lui, aveva scherzato insieme a lui, non era cambiata nelle sue dimostrazioni d'affetto. Persino il pomeriggio prima era stata la solita di un tempo, in ogni suo atteggiamento, ma lui... lui era ancora la sua ragione di vita?
Aveva cercato la sua mano, ma lei per la prima volta l'aveva deliberatamente tirata via. E aveva fatto un altro passo indietro.
«Laxus» la voce di Fried lo distolse dai suoi pensieri. «Abbiamo avuto un'idea» disse l'amico, mettendosi a sedere vicino a lui. Nello stesso momento Evergreen e Bickslow avevano placcato Priscilla, pochi tavoli più avanti e probabilmente le stavano dicendo le stesse cose.
«Priscilla deve ancora scontare la sua punizione, abbiamo bisogno di soldi, ma l'ultima missione non è andata molto bene. Crediamo che la colpa sia della stanchezza, ultimamente facciamo lavori sempre troppo impegnativi, perciò per una volta abbiamo deciso di accettare qualcosa di più leggero e tranquillo!» esclamò felice della trovata e allungò un volantino sotto al naso di Laxus, permettendogli così di leggere mittente, condizioni e paga. «Non c'è rischio di distruggere niente, né che qualcosa vada storto. Avremo i nostri soldi puliti e facili».
«Sarà una gran scocciatura» lamentò lui, leggendo i termini sul volantino. La richiesta veniva niente di meno che dall'ex membro del Consiglio Yajima, che aveva da non molto tempo iniziato a lavorare nella ristorazione con una catena di ristoranti dal nome 8Island. Cercava aiutanti maghi per portare avanti quel piccolo e modesto sogno da pensionato che si era creato appena il Concilio era stato sciolto.
«Lo so, ma lo faremo tutti insieme così ci metteremo meno tempo e potremmo passare subito a qualcos'altro. È un modo rapido di racimolare soldi e rimediare anche ai guai creati con l'ultima missione» disse Fried, sperando che l'ostinazione di Laxus sul voler essere sempre il più forte non lo portasse a essere troppo cocciuto. In tal caso aveva già preparato almeno una decina di ragioni che avrebbe potuto sventolare a suo favore, nella speranza di convincerlo, e tuttalpiù avrebbe giocato la carta Pricchan che, bene o male, aveva scoperto funzionare sempre.
Con suo sommo stupore, non ce ne fu però bisogno.
«Va bene. Ci aiuterà a staccare un po' la spina» concordò Laxus, senza lamentarsi troppo. E per quanto Fried fu felice di non doverci lottare troppo, non poté non notare l'aria cupa e pensierosa che l'amico portava con sé.
«Va tutto bene, Laxus?» chiese, preoccupato.
«Sì» sorrise lui, cercando di essere convincente. E riuscì ad esserlo, in quanto, sorprendentemente, riuscì a convincere persino se stesso. Una missione tranquilla come quella poteva essere un'ottima occasione per sistemare le cose definitivamente. Aveva smesso di cercare la sua mano per troppo tempo, era stato quello il suo errore. Era colpa sua, le voltava le spalle, le camminava davanti con la pretesa di esserle guida ma così facendo aveva finito col non vedere che, alle sue spalle, lei rallentava sempre più. Poteva ancora sistemare le cose.

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