Ballo

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«Sei bellissima vestita così, Yukino!» la voce di Mirajane squillò all'interno della stanza. Accanto a lei Lucy, ancora in reggiseno, si accostò per guardare la ragazza vestita con un elegante abito sontuoso. Era rossa in volto per la vergogna, si stringeva in se stessa con timidezza e la cosa peggiorò nell'istante in cui anche Lucy sorrise guardandola.
«Mira-nee» chiamò Lisanna, alle sue spalle. Di fronte ad uno specchio si allungava all'indietro nel tentativo di stringere dei nodi dietro la sua schiena, senza riuscirci troppo: «Dai una mano anche a me?» chiese. Mirajane si voltò verso la sorella, attirata dalla sua richiesta d'aiuto, e corse da lei.
«Non dovresti stringere troppo i nodi, però, Lisanna. Hai ancora qualche livido» cercò di dirle, allentando appena i lacci stretti del corpetto.
«Sto bene, sono già passati alcuni giorni. Sto guarendo, davvero» cercò di rassicurarla.
«Ci hanno messo solo un paio di giorni a sistemare i danni maggiori in città causati dai draghi. È davvero incredibile» commentò Lucy, tornando a scegliere il proprio vestito.
«È incredibile pensare che solo pochi giorni fa c'erano draghi per la città. Ora sembra solo un brutto sogno» disse Lisanna e Lucy annuì.
«Per fortuna il piano della futura Lucy ha funzionato e non appena distrutta Eclipse sono tutti spariti e tornati nella loro epoca» sospirò Yukino, sollevata.
«Già... e siamo tutti vivi» disse Mirajane, lasciando che un'ombra le oscurasse per un istante il volto. Lucy la guardò preoccupata poi silenziosamente e cercando di non farsi notare spostò lo stesso sguardo su Priscilla che, di spalle, stava ancora scegliendo un vestito all'interno dell'enorme armadio che la Principessa Hisui aveva loro concesso. La vittoria contro i draghi era stato un gran successo, non c'era stata singola persona che non fosse esplosa in un pianto di gioia e urla di felicità. Per giorni si erano trascinati dentro l'entusiasmo di quell'evento, che era andato ingigantendosi man mano che realizzavano che stavano bene ed era tutto finito. Per tutti era stato così... tranne che per lei. Non appena Zirconis era sparito, dopo un breve scambio di parole con Hisui, Priscilla era pian piano tornata in sé. Laxus aveva cercato di accogliere con dolcezza quel suo ritorno alla ragione, le aveva sorriso, le aveva detto che avevano vinto e che era anche merito suo. L'aveva ringraziata per averlo protetto, uno sforzo non da poco visto il suo animo orgoglioso, ma lui come tutti gli altri sapeva la delicatezza che avrebbero dovuto usare con lei fino a quando non si sarebbe ripresa del tutto. Era stato di una dolcezza surreale, mentre cercava di rincuorarla e rasserenarla, ma nonostante tutto... Priscilla non aveva più sorriso. Né quella sera, né nei giorni successivi, nemmeno di fronte ai battibecchi tra Natsu e Gajeel o alla follia di una Lluvia che continuava a rincorrere con ossessione Gray. Tutto era tornato alla normalità, persino il caos della gilda più attaccabrighe di tutta Fiore, i sorrisi e la gioia, le bevute e il cibo, tutto sembrava come prima. Ma Priscilla non sorrideva.
Non glielo avevano chiesto cosa la tormentasse a tal punto, ma dentro sentivano di saperlo: si era fatta sopraffare da Nirvana e accecata da esso, in un futuro che per fortuna avevano riscritto, aveva però dimostrato di essere capace di uccidere alcuni dei suoi compagni se fosse caduta nella follia. La conoscevano abbastanza da poter essere certi che il motivo di un simile tormento era sicuramente un inguaribile senso di colpa.
«Beh, l'importante è che è tutto finito per il meglio!» esclamò Lucy, sforzandosi di sorridere e tornare alla normalità. «Il passato è passato, pensiamo solo a divertirci stasera. Non ho mai partecipato a una festa in un castello come questo, credete ci saranno tante persone importanti?»
«Una festa a corte tra nobili e Reali! Che emozione incredibile!» disse Wendy, arrossendo appena. «Tu hai mai partecipato a una festa simile, Priscilla-nee?» chiese, tentando di coinvolgerla come faceva sempre da qualche giorno.
«No, mai» rispose lei, semplicemente.
«Credi ci divertiremo?» chiese, avvicinandola e guardando insieme a lei gli abiti che fissava ormai da minuti interi.
«Credo che Natsu rovinerà tutto come al solito» disse con un'inquietante apatia e a far zittire tutti fu non tanto il tono usato quanto la verità contro cui si stavano scontrando. Le probabilità che Natsu facesse qualche guaio erano estremamente alte.
«Trovato!» esclamò Charle. Si fece largo tra qualche vestito e volando uscì dall'armadio, dove si era nascosta fino a quel momento. A un paio di metri da terra, teneva alzato e ben dritto un abito: «L'abito perfetto! Che ne dici?!» sorrise orgogliosa mostrando l'abito azzurro con i ricami dorati a Priscilla. Il corpetto decorato d'oro scendeva in una corta gonna dai ricami squadrati che davano quasi l'aspetto di una pelle di drago. Stesso ricamo sul seno, dove terminava l'abito lasciando così le spalle scoperte. A dare eleganza c'erano strati di organza che scendevano dai fianchi fino alle caviglie, in una gonna asimmetrica che lasciava scoperta solo la parte frontale delle gambe.
«È un po' azzardato!» commentò Lucy, lievemente rossa in volto. Era sicuramente splendido a vedersi, ma l'asimmetria era veramente accentuata e avrebbe lasciato le gambe di Priscilla completamente nude.
«È un ballo Reale, forse ci vorrebbe qualcosa di più elegante e meno sensuale» si unì Yukino.
«Invece è perfetto!» disse Charle alzando il mento con orgoglio. Un'espressione che Wendy aveva già visto altre volte e che non lasciava presagire niente di buono... proprio come l'ultima volta, quando presa dall'euforia dell'incontro romantico tra Laxus e Priscilla aveva portato in gilda quel terribile unguento magico di Ichiya che aveva fatto impazzire tutte le donne presenti.
«Charle, hai ripreso a leggere quel libro, vero?» le chiese Wendy guardandola poco convinta.
«Un ballo a palazzo! Tra dame e nobili cavalieri, i due giovani incrociarono i loro sguardi e restarono ammaliati dalla bellezza accentuata dagli eleganti abiti in cui erano fasciati! Lei, più delle altre, risaltava per il suo fascino e la meraviglia con cui il suo abito faceva splendere le sua bellezza» recitò Charle, roteando su se stessa insieme all'abito che frusciò nel suo insieme di veli.
«Ma di che parla?» chiese Yukino, che non conosceva tutti i retroscena, e Lucy rispose semplicemente con una risata nervosa.
«A me sembra molto bello» disse Mirajane, avvicinandosi a Priscilla e poggiandole le mani sulle spalle da dietro la schiena. «Ho visto degli splendidi gioielli nel portagioie. Potremmo aggiungere un bel collier delicato».
«Mira-nee! Che ne pensi di questi manicotti di raso?» chiese Lisanna, intervenendo e stringendosi anche lei a Priscilla che ancora sembrava mostrare apatia di fronte a tutto quello.
«Ci vorrebbero anche delle belle scarpe» aggiunse Mirajane e Wendy si illuminò, correndo verso la scarpiera e disse: «Quelle le voglio scegliere io!»
«Aspetta, Wendy! Ti aiuto!» disse Lisanna e le corse a fianco.
«Perché intanto non vedi come ti sta il vestito?» chiese Mirajane e Charle glielo spinse addosso, costringendola così a prenderlo tra le mani.
«Posso chiedere a Cancer di occuparsi dei tuoi capelli!» sorrise poi anche Lucy, felice di quel gioco che avevano cominciato a fare. Priscilla non rispondeva e non accennava a sorridere, ma comunque spostava lo sguardo su ognuno di loro, le ascoltava, non era completamente assente. Sembrava anzi addirittura incuriosita. Magari se avessero insistito avrebbero anche potuto strapparle un sorriso.
Ma Priscilla sospirò e abbandonandosi si mise a sedere su di una panca, appoggiando l'abito sulle propria ginocchia.
«Non ti piace?» chiese Charle. «Ne posso cercare un altro, dammi solo qualche minuto».
«Sto rovinando tutto, non è vero?» mormorò rassegnata Priscilla, ignorando la frase di Charle. Ma non riuscirono a capire di cosa stesse parlando, si presero qualche istante di silenzio solo per riuscire a trovare un significato a quella frase e questo permise a Priscilla di aggiungere: «Siete tutte così entusiaste per questa festa e io non faccio che tenere il broncio. Forse era meglio se non venivo».
«Ma cosa stai dicendo? Proprio perché non ti senti molto bene devi venire! Stare tutti insieme ti aiuterà a tirarti su di morale, vedrai!» sorrise Lisanna, incoraggiante.
«Non dirmi che non sei curiosa di vedere cosa combinerà Natsu questa volta» ridacchiò Lucy.
«Non mi sentirei tranquilla sapendo che non sei con noi in un momento come questo, Pricchan» confessò Mirajane, sempre amorevole come una madre. Una frase, in mezzo alle altre, senza un significato più profondo rispetto a ciò che avevano detto anche le sue amiche ma che fu in qualche modo più incisiva. Riportò alla mente una promessa, vecchia di nemmeno troppi giorni.
"Promettimi che non piangerai mai più da sola".
«Priscilla-nee!» Wendy si infilò tra le sue amiche e si avvicinò a Priscilla, poggiandole le mani sulle ginocchia. «Se sei triste non importa, resterò con te per tutta la sera e sorriderò anche per te, fino a quando non tornerai a farlo da sola. Così nessuno avrà la sensazione che tu stia rovinando niente!» sorrise e cercò di farlo con tutte le sue forze, come a volerle dimostrare che poteva riuscirci. Sorridere per lei, proteggerla fino a quando non si sarebbe sentita pronta e fare in modo che non ci sarebbe stata nessuna conseguenza. Priscilla fu rapida nella sua reazione, anche fin troppo, tanto da sorprenderla. L'avvolse in un abbraccio, chinandosi in avanti per raggiungerla, e la strinse nascondendo il proprio volto tra i capelli sciolti della bambina.
«Wendy» mormorò lasciando uscire con la sua voce il dolore che si portava dentro. L'aveva promesso, non avrebbe più pianto da sola. Doveva farlo. «Mi dispiace tanto» disse, tremando.
«Eh?» mormorò la bambina, non capendo assolutamente cosa le fosse preso.
«Devo dirti una cosa» confessò, infine. «Io...» un singhiozzo la fece sobbalzare, ma non le impedì di proseguire con decisione: «Ti ho mentito... per tutto questo tempo».
«Che stai dicendo, Priscilla-nee?» chiese Wendy, cominciando a preoccuparsi.
«Il motivo per il quale mi sono infiltrata nella missione di Nirvana... il motivo per il quale fin da subito mi sono mostrata attenta e legata a te. Io... io sono così egoista» tremò e singhiozzò ancora. Poggiò una mano dietro la nuca di Wendy e se la strinse ancora di più, mossa dal terrore che rivelando quel particolare lei sarebbe potuta scappare.
«La tua magia... io volevo la tua magia» riuscì a dire, con grande sforzo.
«La mia magia?» chiese Wendy, confusa.
«Ho da sempre desiderato liberarmi dal legame di mio padre e diventare completamente umana, non ho mai sognato niente così ardentemente. Gerard mi parlò di te, della tua magia curativa, la magia del cielo... disse che forse avresti potuto farlo. Avresti potuto realizzare il mio desiderio. È solo per questo che quando ho sentito che Cat Shelter avrebbe preso parte alla missione di Nirvana mi sono infiltrata, è solo per questo che io... io ti ho ingannata, Wendy, mi dispiace tanto» scoppiò a piangere, infine, tra le braccia di una Wendy troppo sconvolta per riuscire persino a ricambiare l'abbraccio.
«Può... davvero farlo?» sussurrò Lucy.
«Ti ho fatto credere che fossimo legate dal destino, che mi fossi affezionata a te dal primo istante, quando invece mi interessava solo poter usare la tua magia per realizzare il mio desiderio» pianse ancora Priscilla. «Ma alla fine... alla fine ti ho voluta bene davvero, Wendy. Ti voglio bene davvero!» singhiozzò.
«Perché non mi hai mai detto che avrei potuto farti diventare umana... Priscilla-nee?» chiese Wendy, con un filo di voce.
«Perché...» tremò ancora Priscilla, esitò, per poi riuscire a confessare. «Perché con ogni probabilità non funzionerebbe e tu mi uccideresti».
"Uccidimi".
Quella richiesta, in quell'ipotetico futuro che erano riusciti a vedere ed evitare, ora aveva una consistenza così diversa. La disperazione di Priscilla di fronte a un futuro che non aveva più senso senza l'uomo che aveva amato fin dal primo istante in cui aveva cominciato a provare dei sentimenti, quella disperazione aveva colpito ogni cosa, uccidendo persino i suoi compagni, ma lasciando in vita l'unica speranza che poteva ancora avere. Wendy era l'unica che era rimasta viva da quell'attacco di pazzia, aveva creduto in un caso ma la verità era ben diversa. Wendy poteva ucciderla... e lei le aveva chiesto di farlo. La fata immortale, la bambina di carta, aveva da sempre tenuto sotto l'ala l'unico suo punto debole. Proteggendo Wendy avrebbe protetto il proprio futuro, un desiderio che sotto sotto non aveva mai smesso di covare, una speranza da conservare per il giorno in cui avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo, il giorno in cui si sarebbe sentita di non aver niente da perdere. Proteggere Wendy significava proteggere se stessa, perché in una vita immortale lei poteva essere la sua fine ma anche la sua unica via d'uscita.
"Uccidimi".
Lo ricordava quel primo giorno, il giorno in cui si erano conosciute. Wendy era caduta miseramente all'ingresso della gilda di Blue Pegasus e Priscilla le aveva allungato una mano, sorridente. L'aveva protetta dall'attacco di Brain usando tutta la rabbia e la forza che aveva, l'aveva cercata e salvata, l'aveva stretta tra le braccia dal primo istante decisa a colpire a morte chiunque avesse provato anche solo a sfiorarla. Il suo tesoro più prezioso.
Quanto tempo era passato da allora? Ne erano successe di cose, ne avevano vissute di avventure. Gli allenamenti al porto, la stanza condivisa, le notti insonne per parlare al buio, raccontarsi e ricordare, gli abbracci, le missioni, l'avventura a Edoras e il sacrificio di Priscilla per cercare di salvarla finendo col venirne risucchiata per prima. I mesi passati a risparmiare per cercare di ricomprare la casa della sua infanzia, il ritorno di Laxus che l'aveva per un attimo intimorita, i guai con il profumo dell'amore di Ichiya e quel torneo che era finito in una lotta contro dei veri draghi. Quante cose... quante volte si erano cercate, si erano sorrise, si erano protette. Niente di tutto quello era stato finto, Wendy ne era certa.
«Nee-san» mormorò e sentirsi chiamare così, nonostante tutto, fece tremare Priscilla ancora di più. «Mi hai dato una famiglia e una casa proprio quando ne avevo più bisogno. Mi hai resa forte, ti sei presa cura di me per tutto questo tempo. Io non ti credo, non credo affatto che tu sia egoista e l'hai fatto solo per questo. Non mi importa cosa tu abbia creduto fino a questo momento... io e Charle siamo le tue sorelline, giusto?» sorrise e l'incoraggiante discorso, l'amore di quelle parole, fece commuovere le amiche che avevano intorno. Ma Priscilla ancora non sorrise. La strinse più forte e poté sentire il suo respiro affaticato contro la pelle del proprio collo.
«Wendy...» la sentì mormorare cupa e severa. «Usa la tua magia su di me».
«Eh?» sbiancò la bambina, chiedendosi se quel sentimento di follia provato nell'ipotetico futuro della morte di Laxus fosse in realtà ancora presente.
«Ma non hai appena detto che...» mormorò Lucy, altrettanto preoccupata.
«Se non lo farai, lascerò la gilda» aggiunse Priscilla e Charle fu la prima a fare un passo verso di lei, balbettando un confuso e spaventato: «Aspetta un attimo...»
«Nirvana è presente dentro me solo in piccole quantità, finora non era mai stato un grosso problema portarlo con me, pensavo di essere in grado di controllarlo e che al massimo avrei dovuto sopportare qualche esplosione emotiva un po' più complessa del solito. Ma... l'avete visto anche voi...» la pazzia che l'aveva accecata, la follia che aveva fatto esplodere, incontrollata, la sua magia fino a colpire i suoi stessi amici. Era stato Nirvana, anche se in quantità minuscole era riuscito a trovare qualcosa a cui appigliarsi, un intenso sentimento di disperazione che gli aveva permesso di allargarsi e spandersi come una macchia d'olio e l'aveva sopraffatta completamente. Quel futuro che fortunatamente avevano scampato le aveva lasciato un avviso ben più importante di quello di un semplice salvataggio momentaneo... quel futuro poteva accadere. Contro ogni sua credenza e speranza, poteva succedere che poteva perdere il controllo tanto da fare del male ai suoi stessi amici.
«Non posso permettere che ciò accada» confessò. «Elimina Nirvana dal mio corpo o me ne andrò, così non sarete mai più in pericolo a causa mia».
«Io... non lo so fare...» balbettò Wendy, confusa e spaventata.
«Hai appena detto che c'è il rischio che possa ucciderti!» esclamò Charle.
«È così. La magia che mi compone, la magia che Ivan ha usato per crearmi, è magia nera di Zeref. Una magia purificatrice come quella di Wendy potrebbe entrare in contrasto con questa e annientarla, uccidendomi. Ma non ho altra scelta» disse Priscilla.
«E allora quello che mi stai chiedendo è impossibile!» urlò Wendy con gli occhi umidi.
«Perciò non mi resta che abbandonare Fairy Tail e allontanarmi il più possibile da voi» concluse Priscilla.
«Non dire sciocchezze! Non puoi semplicemente scappare e basta!» intervenne Lucy.
«Non eravamo preparati, per questo Nirvana ci ha colpito così duramente in quel futuro. Ma ora che lo sappiamo possiamo trovare il modo di controllarlo, tutti insieme» disse Mirajane, speranzosa.
«È troppo pericoloso» disse Priscilla.
«Siamo Fairy Tail! Credi che il pericolo ci spaventi?» insisté Lucy. «Non ti permetteremo di andartene così, non per queste assurde ragioni!»
«Non credo ti sarà nemmeno possibile, Laxus e i Raijinshuu metterebbero a soqquadro l'intero continente per ritrovarti e ti legherebbe alla gilda per impedirti di andartene ancora» disse Lisanna.
«Hanno vissuto tanti anni senza di me, possono tornare a farlo» commentò ancora Priscilla.
«Credi davvero che potremmo accettarlo così, silenziosamente?» la rimproverò Lucy e aspirò un grosso quantitativo di aria, pronta a scaricarle addosso tutte le sue ragioni ma Wendy la interruppe con un deciso: «Lo farò!»
«Wendy!» sobbalzò Charle.
«Priscilla-nee non vuole morire e non vuole nemmeno lasciare la gilda, se così non fosse non ci avrebbe pensato silenziosamente tutti questi giorni, non avrebbe esitato fino a questo punto» disse Wendy e Priscilla si trovò ad ammorbidirsi. Lo sguardo deciso della bambina, le sue dure e sicure parole: era stata in grado di capirla così a fondo in così poco tempo e quella forza trasmetteva solo tutto il desiderio di aiutarla.
«Wendy...» mormorò commossa.
«Questo significa solo che crede nelle mie capacità e sa che posso riuscirci. Perciò lo farò! Chiederò aiuto a Polushka-san e anche a Chelia, troveremo insieme il modo di eliminare Nirvana senza intaccare la magia che la tiene in vita» disse stringendo i pugni con determinazione. Mirajane, Lucy e Lisanna si scambiarono uno sguardo preoccupato, chiedendosi probabilmente se questo sarebbe stato possibile. Ma alla fine sorrisero, decise a crederci e avere fiducia.
«Vi aiuteremo anche noi» disse infine Lucy. «Posso chiedere a Crux di fare qualche ricerca e Levy può cercare qualcosa sui suoi libri».
«Ottima idea!» sorrise Lisanna, guardando l'amica con entusiasmo. «Ci daremo da fare tutti quanti, vero Mira-nee?» chiese alla sorella che con un luminoso sorriso annuì.
«Ragazze...» mormorò Priscilla, abbassando gli occhi al vestito che ancora teneva sulle ginocchia. Per giorni si era interrogata su quale sarebbe potuto essere il modo migliore di proteggere quella gilda che con fierezza e delicatezza stringeva tra le dita e qualsiasi risposta le venisse alla mente non era mai niente di bello e confortante. Per giorni non aveva pensato che a loro, sentendosi una bomba a orologeria, chiedendosi come avrebbe potuto curarli e accudirli. Ma alla fine erano loro che si erano ritrovate ad accudire lei, con forza e dolcezza.
«Lascia fare a noi, Pricchan! Troveremo una soluzione tutti insieme» disse Lucy con un sorriso allegro e convincente.
Tutti insieme.
Era così bello. E per la prima volta dopo quel terribile evento, l'angolo destro delle labbra di Priscilla accennò a sollevarsi appena. Impercettibile, ancora abbattuto, ma vinto per un istante dal desiderio di sorridere.
«Tu intanto fatti sparire quel muso lungo, indossa questo splendido abito che Charle ha scelto per te con tanta cura e stasera divertiti fino allo sfinimento!» disse Lisanna inginocchiandosi di fronte a lei e alzando nuovamente l'abito in modo che aderisse al suo corpo. Ancora una volta le sue labbra cedettero allo sforzo di tirarsi appena verso l'alto, a segnalare che finalmente quel sorriso stava vincendo contro la tristezza.
«Ah!» esclamò Mirajane, battendo le mani con euforia. «Potremmo aggiungere un po' di trucco sul viso! Sarai tanto bella da far invidia alla principessa!»
«Laxus resterà senza parole» sghignazzò Lucy, divertita ed emozionata all'idea.
«Santo cielo» sospirò Priscilla, cedendo totalmente a quell'accenno di felicità e concedendosi un divertito risolino. Le sue amiche erano tornate a sognare su quell'evento, forse desiderose di riportarla su pensieri ben diversi da quelli terribili di poco prima, e per quanto fosse da sempre stato imbarazzante doveva ammetterlo che in quel momento in qualche modo stava funzionando. «Non mi costringerete a ballare con lui, spero» azzardò, cercando di farsi trascinare da quell'argomento abbastanza da dar loro soddisfazione e magari attenuare un po' anche il suo senso di tensione.
«Assolutamente!» esclamò Lucy.
«È il minimo, diamine!»si unì Lisanna quasi offesa.
«Ti trascineremo noi se non ci provi tu!» annuì Charle.
«È come una fiaba, che emozione» disse Mirajane, portandosi le mani al volto arrossato.
«E noi terremo Bickslow-san lontano!» si unì Wendy con determinazione.
«Bickslow?» mormorò Priscilla, sorpresa di sentirlo nominare ma capendo presto a cosa la ragazzina si riferisse. Vedendola vestita e truccata come le sue amiche stavano progettando, Bickslow avrebbe potuto intromettersi e cercare di tenerla per sé per tutta la sera. Anche se spesso lo faceva solo per scherzare, avrebbe potuto rovinare quello che per loro era un grande momento. Solo pensarci la metteva profondamente in imbarazzo, ma proprio quello stesso imbarazzo le fu incredibilmente familiare. Quante volte avevano affrontato quei discorsi "da donne" e quante volte, anche se imbarazzanti, si era sentita... normale. Come loro. Come una famiglia. Desiderò davvero dimenticare ogni cosa, almeno per quella sera, lo desiderò ardentemente.
«Lasciate fare a me, sarò un bellissimo diversivo» ridacchiò Lisanna e Lucy, accanto a lei, la guardò a bocca e occhi spalancati prima di esclamare: «Lisanna! Tu... ti interessa... da quando...?» balbettò rossa in volto.
«Chissà» sospirò lei. «Cana ha detto che troverò presto l'uomo della mia vita e che si trova proprio vicino a me, tutto potrebbe essere».
«Li vuoi girare tutti fino a trovare quello giusto?» chiese Charle, alzando un sopracciglio.
«Santo cielo, per chi mi hai preso?! È ovvio che alcuni sono già stati presi, devo fare un'attenta selezione» commentò Lisanna.
«Sembra che tu debba andare a fare la spesa e ti serva la lista» mormorò lucy, guardando di traverso l'amica.
«Non posso mica aspettare tutta la vita, una donna deve anche darsi da fare per incoraggiare il destino a sorriderle» insisté Lisanna. «E un ballo a palazzo Reale è un sogno per ogni ragazza, è come nelle fiabe! Tra dame e nobili cavalieri, i due giovani incrociarono i loro sguardi e restarono ammaliati dalla bellezza accentuata dagli eleganti abiti in cui erano fasciati! Lei, più delle altre, risaltava per il suo fascino e la meraviglia con cui il suo abito faceva splendere le sua bellezza» recitò emozionata e Wendy mormorò, riconoscendo quelle parole: «Stai leggendo lo stesso libro di Charle, vero?»
Una delicata voce singhiozzò timida alle sue spalle e attirò non solo la sua attenzione ma anche quello di tutte le altre. Si voltarono in silenzio verso Priscilla e la videro a occhi socchiusi, il volto chino, la mano timida vicino alle labbra. Le spalle si muovevano delicatamente mentre dalla gola usciva timida e timorosa quella che sembrava essere una risata soffocata. Spensierata, sempre più libera da ogni peso e dolore, si ammorbidì sempre più e permise a quella candida risata di uscire con più leggerezza dal suo petto. La tensione sparì del tutto, lasciando in loro solo tanta gioia. Priscilla finalmente era tornata a sorridere.


Il salone del palazzo che ospitava quella festa era decisamente immenso. I membri di tutte le gilde si erano riuniti al suo interno e con la musica che già rimbalzava su pareti e pilastri avevano tutti cominciato a mangiare, bere, ballare e festeggiare. Gli invitati erano vestiti con una certa eleganza e classe, persino Gray aveva addosso un papillon... anche se in mutande.
Elfman si stava abbuffando a un tavolo, Cana ballava con una bottiglia in mano in maniera sganasciata, mentre Macao tentava invano di riprenderla e rimetterla al suo posto. Dall'altro lato della sala era possibile sentire persino da lì il coro di Blue Pegasus che elogiava l'eleganza di Ichiya e avevano ripreso a cantare e ballare. Baccus si avvicinò a Cana e bevve insieme a lei, temerario e pronto a passare la notte ad annaffiarsi d'alcol insieme alla compagna migliore che avesse potuto trovare in quel campo. I Quattro Cuccioletti cercarono, alle loro spalle, di prendersi un po' di attenzioni, urlando quanto fossero Wild e unendosi ai due. Ancora altrove era possibile scorgere i membri di Mermaid Heel, anche loro eleganti e bellissime, anche se Kagura sembrava non trovarsi molto a suo agio in quelle vesti. Makarov era insieme ai master delle altre gilde e Yajima, con cui condivideva l'età avanzata e qualche vecchio ricordo, e insieme a loro beveva e parlottava sulle gioie della vecchiaia e la bellezza delle nuove generazioni.
Lucy arrivò insieme al piccolo gruppo di ragazze con cui si era preparata, facendo qualche minuto di ritardo a causa della loro chiacchierata, ma non se ne pentì minimamente. Da quando Priscilla si era sbloccata, dopo che l'avevano aiutata a vestirsi e prepararsi, era lentamente tornata la stessa di prima. Bastava quello a rendere magnifica quella serata. Si dispersero poco dopo, Lisanna e Mirajane raggiunsero Elfman insieme a Yukino, Priscilla e Wendy si avvicinarono avide al banchetto dei dolci, Lucy si avvicinò a Gray e Lluvia chiedendosi dove fosse Natsu e intanto cominciò a mangiare alcuni di quei magnifici manicaretti preparati in loro onore.
«Wow» mormorò Priscilla, guardando con gli occhi che le brillavano il tavolo ricolmo di frutta e dolci. «Fragole caramellate!» esclamò già con l'acquolina in bocca e in pochi istanti se ne mise un paio in bocca.
«Mangiane una alla volta!» la riprese Charle, ma lei la ignorò e ne aggiunse un'altra assumendo così un'espressione che tutto poteva sembrare tranne quello di una dama di corte. «Tanta fatica per renderla graziosa e femminile e poi scivola al primo dolcetto che incontra. È una battaglia persa» piagnucolò la micetta, accanto a Wendy che sghignazzava divertita.
«Wendy!» la voce di Chelia attirò la ragazzina. Le due si salutarono e cominciarono a parlare tra loro, guardando con gli occhi brillanti i dolci che avevano davanti e chiedendosi cosa avrebbero dovuto assaggiare per prima. Priscilla intanto, sempre seguita e rimproverata da una Charle ostinata nel suo tentativo di renderla una principessa, stava percorrendo tutto il tavolo e faceva scorta sotto braccio di tutto ciò che sembrava gustoso.
«Priscilla-san» chiamò Hisui, avvicinandola.
«Principessa!» esclamò Priscilla, sorridendo allegra, e poggiò momentaneamente il piatto stracolmo sul tavolo al suo fianco per poter salutare decentemente la ragazza che ora aveva davanti.
«Finalmente siete arrivate, non mancavate che tu e le altre» sorrise Hisui. «Il banchetto è di tuo gradimento?»
«Sembra tutto delizioso!» commentò Priscilla, voltandosi a guardare il tavolo di nuovo con l'acquolina in bocca.
«Ne sono felice! I cuochi di corte sono giorni che si danno da fare per dare a voi maghi il meglio. Di solito non facciamo feste di questo genere, ma vista l'occasione ci sembrava opportuno ringraziarvi. Avete messo a rischio le vostre vite a causa nostra e avete salvato la città, è qualcosa che vale molto di più che qualche dolcetto» disse Hisui.
«Oh, i dolci basteranno, stai tranquilla» ridacchiò Priscilla, luminosa, e Charle dietro di lei le ruggì contro: «Sei la solita sfacciata!»
«A proposito...» disse Priscilla, ignorando il rimprovero di Charle. Arrossì imbarazzata e si grattò la nuca, prima di confessare: «Perdonami per il finto rapimento e il trattamento di qualche giorno fa. Spero capirai che... ecco stavo agendo per il bene della mia gilda».
«Sta' tranquilla, è stato in un certo modo divertente» ridacchiò Hisui ricordando l'incredibile avventura di cui era caduta vittima nell'istante in cui aveva creduto che un fantasma le fosse apparso a fianco. «Siete una gilda veramente incredibile, il risultato di questi Giochi lo hanno dimostrato ampiamente. Stavo giusto andando ora da Laxus-sama per congratularmi, sono già stata anche dagli altri ma non riesco a trovare invece Natsu-san. Sai dove si trova?»
«Sapevo che sarebbe successo qualcosa» sospirò Priscilla, nel sentir dire che Natsu non si trovava in giro. Non aveva grandi speranze nel compagno, sapeva che certo non poteva aspettarsi che si fosse messo a riposare da qualche parte, probabilmente stava combinando qualche guaio e presto sarebbe uscito fuori.
«Come?» chiese Hisui, non capendo e chiedendosi se avesse sentito bene.
«No, niente» ridacchiò Priscilla, nervosa. «Mi spiace ma non ho idea di dove sia».
«Se dovessi vederlo mandalo da me, per favore, vorrei ringraziarlo profondamente per quello che ha fatto per noi» e con quell'ultima frase si congedò, allontanandosi.
«Quanto credi che ci metterà a far saltare in aria l'intero castello?» sospirò Priscilla, in parte consapevole di ciò che si sarebbe dovuta aspettare, e si voltò a cercare Charle. Con sua grande sorpresa però la sua interlocutrice non era più lì. Si guardò attorno disorientata, chiedendosi quando la gattina si fosse allontanata e per quale motivo, ma non la trovò da nessuna parte inconsapevole del fatto che Erza fosse passata di lì appena pochi secondi prima e l'avesse letteralmente rapita infilandosela all'interno dell'abito. Stessa sorte destinata anche a Happy e Lily con l'unico scopo e obiettivo di comprare l'amore di Miliana che ultimamente vacillava un po', da quando aveva scoperto che Erza era tornata a frequentare Gerard.
Si voltò ancora, cercando questa volta Wendy, ponderando l'idea di stare un po' con lei. La trovò però già distante, impegnata a parlare con Chelia e condividere con lei un dolcetto che il fantasma di Mavis bravama avidamente alle loro spalle. Fece ancora scorrere gli occhi sulla sala, trovando poco lontano Lisanna impegnata a rimproverare la voracia di Elfman che rischiava persino di sporcarsi l'abito. Insieme a lei anche Mirajane tentava di dire la sua. Lucy si era fermata a parlare con Hisui, Yukino si era riavvicinata a Sting e al resto della sua vecchia gilda, con cui sembrava stesse nuovamente riallacciando i rapporti dopo che il vecchio master, non avendo gradito la sua battaglia persa, l'aveva cacciata via brutalmente. Erza parlava con Kagura e Miliana, abbracciando la prima e regalando Exceed alla seconda per poterla convincere a tornare a sorridere.
Abbozzò un sorriso, tornando a guardare il suo piatto di dolciumi in completa solitudine.
«Tante storie sul vestito e convincermi a ballare e poi mi lasciano sola alla prima occasione» ridacchiò e benché fosse una triste situazione, provò lo stesso un certo sollievo. Si sarebbe evitata volentieri tutta una serie di imbarazzanti eventi che probabilmente avrebbero cercato di realizzare tra lei e Laxus. Avrebbe invece passato la serata a mangiare e godersi quel sottile vociare. Oltretutto fuori il cielo era luminoso come poche volte, pieno di una quantità innumerevole di stelle. In fondo era una bella serata.
«Potrei andare a cercarlo» mormorò tra sé e sé, chiedendosi per la prima volta da quando aveva messo piede lì dentro dove fosse Laxus. Il malumore di quei giorni passati era stato decisamente intensificato le volte in cui lui le stava attorno. Non perché avesse fatto qualcosa di male, ma vederlo le portava sempre alla mente tutte quelle orribili scene che aveva provato a dimenticare con tale fatica. Il sangue... il suo cappotto. Bastava il ricordo per aprire uno squarcio nel suo petto, il pensiero che quello sarebbe potuto essere realtà, e il proprio urlo disperato rimbombava all'interno delle sue orecchie tutte le volte. Non era mai stata in grado di percepire Nirvana dentro sé tanto forte come quel momento. Di crisi ne aveva affrontate a bizzeffe, di momenti orribili e terrificanti, aveva collezionato infiniti momenti drammatici in quegli anni di vita eppure mai nessuno era stato in grado di ucciderla tanto quanto l'assistere alla morte di Laxus. Non solo la terrorizzava l'idea di poter ricadere vittima di quell'incubo, terribile e disperato, ma tutto quello non faceva che confermare ulteriormente i suoi più grandi timori: i suoi sentimenti verso di lui erano decisamente più intensi di quanto avesse mai sospettato. E non era qualcosa contro cui voleva scontrarsi, non con quella profonda consapevolezza di cos'era e chi era lei in realtà. Una sorella, una bambina di carta, certo non un essere umano... che speranze avrebbe mai potuto avere con lui? Perciò non restava che prendere dei provvedimenti: dimenticarlo. Allontanarsi. Smettere quel divertente gioco che la portava a spingersi sempre oltre, mangiando dal suo piatto, abbracciandolo così spesso, dormendo nel suo stesso letto, ridere dei pettegolezzi che nascevano con le altre ragazze. Si era avvicinata troppo, aveva giocato col fuoco e aveva finito col scottarsi. Ora sapeva che tutto ciò che doveva fare per evitare di venirne incenerita era fare un passo indietro.
«Chissà che al mondo non esista qualcuno di adatto a me» ridacchiò, giocando con una amarena all'interno di un piattino. La inseguiva con una forchetta, cercava pigramente di infilzarla, ma questa sfuggiva e correva via e lei ancora la rincorreva, la fermava e ci riprovava. «Qualcuno come me» mormorò sempre più pensierosa.
«Eccolo!» la voce di una ragazza squillò non troppo lontana da lei e Priscilla si distrasse dalla sua amarena, per guardarla curiosa. La ragazza afferrò l'amica che aveva a fianco per un braccio e allungando una mano indicò, rossa in volto: «Laxus-sama! L'abbiamo trovato!»
«Wow! È anche più muscoloso di come sembrava nella Lacryma Vision» ridacchiò la seconda, portandosi una mano alla guancia arrossata.
«Come vorrei che mi invitasse a ballare» sospirò la prima e la seconda la tirò per una mano, incitandola: «Vieni, andiamo a salutarlo».
Priscilla le seguì con lo sguardo, dimenticando il gioco con la sua amarena nel piatto, fino a quando le due ragazze non arrivarono alle spalle dell'uomo. Vestito di un abito bianco elegante, i capelli più pettinati del solito anche se ancora indomabili, restava a braccia conserte appoggiato a una colonna mentre un gruppo di ragazze intorno a lui lo adulavano e si congratulavano per il torneo. Alcune, più temerarie, si erano persino appoggiate alle sue braccia e ridacchiavano imbarazzate commenti adulatori sulla sua prestanza fisica. Era un vero e proprio divo e inutili erano le minacce di un geloso ed irritato Fried verso le ragazze che gli stavano troppo addosso. Evergreen e Bickslow al suo fianco semplicemente non ci facevano caso, come se fosse cosa normale, e parlavano tra loro mentre sorseggiavano dello spumante da un calice.
Quelle ragazze... almeno due o tre di loro non erano neanche male, con la giusta dose di bellezza e delicatezza. Notò che qualcuna tra loro aveva persino i capelli lunghi, morbidi sulle spalle, e si ricordò delle parole di Evergreen quando le confessò della debolezza di Laxus per quel genere di taglio. Lo sentiva quel qualcosa premerle nel petto di profondamente spiacevole, ma semplicemente lo ignorò. Non ebbe neanche il desiderio di provare a raggiungerlo, la voce nella sua testa ora sempre più consapevole la convinse che era giusto così e che anzi sarebbe stata anche una bella cosa per uno musone come lui riuscire ad aprirsi un po' con qualche ragazza. Probabilmente avrebbe trovato chi l'avrebbe reso felice, senza troppe complicazioni. In fondo, a guardarle, erano sicuramente molto meglio di una bizzarra creatura per niente femminile come lei. Era nata come una sorella, era nata come una bambina di carta, negare l'evidenza non l'avrebbe aiutata a stare meglio.
Riuscì persino a sorridere, mentre una piccola fiammella dentro lei ebbe forza di convincerla che una parte, microscopica ma presente, del suo cuore era persino felice per lui. Laxus aveva sognato così a lungo di diventare un famoso e potentissimo mago, ora ci era riuscito, quello era il risultato della sua fama. E lei riuscì ad esserne felice. Nonostante tutto. Perché era quella la sua promessa, lo era sempre stata... prendersi cura di lui.
Sorrise timidamente, tornando ad osservare la sua amarena. Tutte quelle sensazioni, dolore mischiato alla felicità, paura e rassegnazione, serenità e solitudine... tutte così diverse tra loro, eppure mescolate armoniosamente a generare un semplice calore all'altezza del petto, fastidioso ma ammaliante, come una falena folle che non trovava la forza di allontanarsi troppo dalla sua fiammella nonostante le stesse lentamente bruciando le ali. Lasciò il piattino ancora pieno sul tavolo che aveva a fianco e si allontanò, diretta a uno dei balconcini esterni alla sala, in cerca di silenzio e solitudine insieme all'unica cosa che era sicura le appartenesse: l'aria e il vento. Accostò la porta alle sue spalle e si avvicinò alla balconata, dove ci si poggiò con i gomiti. Alzò la testa al cielo, chiaro e luminoso di stelle, tanto che le fu possibile riconoscere la maggior parte delle costellazioni. Era sicuramente uno spettacolo incredibile, ma sorrise divertita dal pensiero che una come lei forse preferiva un bel cielo in tempesta a uno sereno come quello. E per quanto fosse passato ormai tanto tempo, guardare il cielo inevitabilmente le riportava alla mente Edoras e il tempo trascorso laggiù. Pensare a Ivan, dopo il torneo appena superato dove si era ritrovata a scontrarsi contro Raven Tail, era inevitabile. Ma per quanto l'Ivan del suo mondo le avesse sempre portato brutte e spiacevole sensazioni, aver conosciuto la sua controparte amorevole e gentile aiutava a demonizzarlo meno. Un nodo di malinconia le si formò in petto, chiedendosi come stessero Gerard e Laxus di Edoras, come stesse la Fairy Tail senza magia che abitava in quel mondo. Decisamente, preferiva i cieli in tempesta... erano quelli che le avevano permesso di raggiungerli e conoscerli.
Le voci dall'interno della sala si fecero più intense, tanto da sovrastare la musica, e la porta poco dopo si aprì maggiormente per un attimo facendole uscire in tutto il loro fragore. Si voltò, curiosa, e vide Laxus camminarle incontro poco dopo aver richiuso la porta alle sue spalle.
«Che succede lì dentro?» chiese lei, trovando bizzarro il caos appena formatosi. A meno che non fosse già arrivato Natsu, allora tutto era nella norma.
«Pare che le gilde abbiano cominciato a contendersi la ragazza di Sabertooth, la vogliono tutte nella propria» spiegò lui, mettendosi al suo fianco.
«Per quale motivo?» chiese lei, sempre più curiosa.
«Non ne ho idea, ma cominciavano a fare troppo chiasso per i miei gusti» sospirò.
«Finiranno in rissa?» ridacchiò lei, divertita all'idea.
«Probabilmente» mormorò Laxus, rassegnato e irritato all'idea. Priscilla si portò rapidamente una mano alle labbra, ma non fu abbastanza per contenere il suono della sua risata divertita. Un evento nuovo in quei giorni, che sorprese piacevolmente Laxus: da quando la battaglia di Eclipse era terminata non l'aveva vista più sorridere. La guardò in silenzio, lasciando che quel lieto evento si appropriasse di tutto il tempo e lo spazio necessario. Come un colpo di spugna, cancellò con quel semplice potere il dolore e la preoccupazione di quei giorni passati. Sentire la sua risata era sempre stata la medicina migliore per ogni male, e quando avveniva persino uno come lui riusciva addirittura ad allentare i muscoli del viso in un rilassato e piacevole sorriso.
Il caos all'interno del salone si fece più intenso, fu possibile sentire il rumore e il frastuono di sedie e tavoli, oltre che urla e insulti di ogni genere. Voleva solo significare una cosa.
«Eccoli che cominciano» sospirò Laxus.
«E pensare che Natsu non è neppure qui» rise Priscilla.
«Se ci fosse stato a quest'ora saremmo già stati cacciati» commentò Laxus con un velo di rassegnazione nella voce. La risata di Priscilla si fece più intensa di fronte a quella frase tanto vera quanto assurda. Doveva essere qualcosa di spiacevole e di cui vergognarsi, ma era proprio quello che le piaceva tanto di quella gilda: qualsiasi cosa facessero era sempre divertente.
«Ricordi qualche giorno fa alla piscina?» disse lei, asciugandosi una lacrima dall'angolo dell'occhio destro.
«Che imbecille» commentò lui, ricordandosi di come l'avesse distrutta con una tale semplicità e stupidità. La ragazza al suo fianco continuò a ridere, sempre più divertita, e facendo un passo verso di lui gli si appoggiò a un braccio. Tocco che lo spinse a voltarsi nuovamente verso di lei, a guardare il suo viso disteso e luminoso. E ancora quella sensazione piacevole di calore e felicità gli distese il volto, tanto che a lungo andare si lasciò trascinare dalla sua voce e cadde anche lui vittima di una soffocata e divertita risata.
«Non siamo proprio fatti per questo genere di eventi» ridacchiò lui, ascoltando il rumore della rissa che si faceva intensa all'interno della sala.
«Tu non stai tanto male in questi panni» disse Priscilla con tono lievemente provocatorio. «Sei la pecora nera» lo canzonò.
«Hai trasformato in pochi istanti un complimento in un insulto, hai del talento» commentò lui, ma lei lo ignorò e proseguì divertita: «Sarà per questo che hai tanto successo con le donne. Dove le hai lasciate, a proposito?»
«Di che diamine parli?» chiese lui, tornando a irritarsi e facendo finta di non avere idea di cosa si riferisse. Priscilla gli avvolse il bicipite con un braccio mentre con l'altra mano cominciò ad accarezzarlo. Strinse il proprio petto contro di lui e chinandosi lievemente sculettò con fare civettuolo.
«Laxus-sama, che muscoli portentosi che hai» disse imitando esageratamente le ragazze che aveva visto poco prima stargli attorno. Laxus non rispose ma si irrigidì, guardandola infastidito per la provocazione e sempre più rosso in volto per l'imbarazzo dell'argomento.
«Non fare il finto tonto» rise poi lei, tirandogli un lieve pugno sulla tempia. «La cosa non sembrava nemmeno dispiacerti troppo, non credere di cercare di fregarmi. Ti conosco da troppo tempo» aggiunse sempre divertita e lo lasciò finalmente andare.
«Non ho interessi nei loro confronti» disse Laxus cercando di tagliare corto, ma il rossore del suo viso e l'imbarazzo con cui gli uscì la frase di gola lo fecero più sembrare una ricerca disperata di una giustificazione.
«Fai il timido, adesso?» rise di nuovo Priscilla. «Povere ragazze coi sogni infranti. Sei crudele. Potevi almeno invitarne qualcuna a ballare, anche solo per dar loro il contentino».
«Non mi sembra che qualcuno stia ballando, lì dentro» commentò lui, trovando nella rissa che stava avvenendo all'interno del salone la scusa perfetta per districarsi da quell'argomento.
«Non sono nemmeno certa che i nostri compagni lo sappiano fare» scoppiò a ridere lei, dandogli corda e pensando divertita a quanto fossero più abituati a situazioni più rozze e meno di classe. La loro idea di ballo si limitava alle sgambettate di Visitors o agli sculettamenti sul tavolo di Natsu, niente che avesse la minima somiglianza con un ballo a corte.
«Ho visto i tizi di Blue Pegasus improvvisare un ballo in onore di Ichiya poco fa, erano abbastanza raccapriccianti» disse Laxus, dando corda a quel discorso che era decisamente molto più divertente. E come sperava, Priscilla rise di nuovo ben consapevole di quale sarebbe potuto essere il famigerato raccapricciante ballo.
«Io una volta ho provato a imparare» disse poi e Laxus chiese sorpreso: «Davvero?». Non che non ce la vedesse, soprattutto con addosso un abito come quello era graziosa come poche volte, ma non sembrava il tipo che potesse interessarsi a quel genere di cose. Era rozza, caotica, esuberante, più sullo stile di Fairy Tail che quello di un ballo elegante.
Priscilla annuì, prima di rispondere: «Quando ero piccola, non ti ricordi? Eravamo andati alla gilda per salutare il nonno e c'erano alcuni maghi che si stavano esercitando perché una delle missioni che avevano accettato prevedeva che si infiltrassero in un castello durante una cerimonia. Tu avevi storto un po' il naso, trovandolo assurdo e strano, mentre io ne ero rimasta più incuriosita. Avevo letto qualche libro su principesse e castelli, mi affascinava».
«Ah, sì! Adesso ricordo» disse lui, abbozzando un sorriso divertito.
«Il nonno mi fece salire sopra i suoi piedi e mi fece ballare in mezzo a loro» ridacchiò Priscilla.
«Al tempo poteva farlo, eravate della stessa altezza» ridacchiò Laxus con un pizzico di malizia nella voce, velando così il lieve insulto che aveva appena rivolto alla bassezza di suo nonno. Priscilla scoppiò invece in una risata più fragorosa ed esclamò: «Povero vecchio!».
Ancora una volta Laxus si lasciò coinvolgere dal suono armonioso della sua voce, lasciando che una risata sfuggisse anche a lui. Il petto gli si mosse sotto lo sforzo e la voce roca gli uscì dalla gola, ma più sentiva lei ridere in quel modo, più ripensava all'altezza bambino di suo nonno, e più l'ilarità finiva per farsi incontrollabile. Pochi istanti, in cui la voce cresceva sempre più, fino a quando non si trattenne e per la prima volta dopo chissà quanti anni anche Laxus scoppiò in una risata più aperta e sganasciata, una di quelle che lo costringevano a chiudere gli occhi e spalancare la bocca. Riprendeva fiato, tornava a ridere, e proseguì per minuti interi accompagnato tutto il tempo dalla stessa voce cristallina di Priscilla al suo fianco.
«Credo che ora sarebbe un po' in difficoltà» disse lei, man mano che la risata si placava. «Il che è un peccato, mi divertii molto allora» aggiunse divertita.
«Non hai più imparato?» chiese lui.
«Perché, tu sì?» gli rispose lei, imbronciandosi per quel lieve difetto che era appena emerso. Laxus continuò a ridacchiare, ancora trascinato dall'ilarità di poco prima, e semplicemente la prese per mano e si voltò mettendosi di fronte a lei. Le si avvicinò rapidamente con un solo passo e lei arrossì tutto in una volta, colta di sorpresa per quell'improvviso e intimo gesto. Lo guardò, cercando di capire che stesse facendo, e restò per un istante paralizzata e col fiato corto. Laxus le strinse la mano e gliela sollevò a mezz'aria mentre con l'altra le avvolse i fianchi per tirarsela contro e farla avvicinare.
«Puoi salire sui miei piedi, se vuoi» ridacchiò canzonatorio, mentre guidava la mano di Priscilla sopra la propria spalla, intorno al collo.
«Non prendermi in giro, dovresti essere più gentile con le ragazze che inviti a ballare» bofonchiò lei, timida, incassando la testa nelle spalle. Espressione che lo fece sghignazzare ancora, prima di cominciare a muovere i primi passi. Impacciata e sempre più rossa in volto, lei provò a seguirlo concentrandosi smisuratamente sui propri piedi in movimento. Era rigida come un tronco e decisamente troppo tesa, staccata da lui di almeno trenta centimetri si fissava i piedi e non si muoveva in nessun modo che facesse pensare che stesse ballando.
«Cerca di starmi dietro» le disse Laxus lievemente rimproverante, notando come a volte lei sembrasse andare per i fatti propri.
«Ci sto provando» mormorò lei irritata, tenendo gli occhi puntati sui piedi di entrambi e cercando di imitare i suoi movimenti. Lui alzò gli occhi al cielo, sapendo di trovarsi di fronte a una causa persa, ma la cosa continuò ancora a farlo divertire e lo spinse a proseguire nel suo disperato tentativo di farla ballare. Priscilla era proprio come una bambina a volte, le andavano spiegate le basi di ogni cosa e se la prendeva persino quando qualcuno cercava di fare una carineria. Era sciocca... e a suo modo adorabile. Laxus lasciò andare la sua mano per portare infine le dita al mento della ragazza. Con un solo gesto la costrinse ad alzare il volto, puntando i propri occhi nei suoi, e la strinse contro il proprio petto così da chiuderle la via che l'avrebbe riportata ad abbassare lo sguardo ai loro piedi.
«Non fissarli, ti distraggono» la rimproverò e lei restò più immobile di quanto si sarebbe aspettato, come se fosse appena stata pietrificata. «Sono più distratta ora» confessò Priscilla senza rifletterci, con le guance completamente colorate di rosso, il respiro più affannato, e gli occhi intrappolati in quelli di Laxus tanto da essere quasi incapaci di battere ciglio. Piccola e minuta, schiacciata contro il suo petto, aveva appena iniziato a tremare stretta all'interno del suo braccio. Lo guardava a così breve distanza, paralizzata, probabilmente spaventata, ma incapace anche solo di pensare di voltarsi e sciogliere la tensione delle spalle. Il mento sorretto dalle dita di Laxus, in un gesto che era nato con l'intenzione di alzarle il volto, avrebbe anche potuto trasformarsi ora in una guida per tirarla ancora più verso di sé. Poteva avvicinarla, direzionarla verso se stesso, raggiungere quelle labbra schiuse che per qualche strano motivo avevano adesso tutta la sua attenzione. Non era la prima volta che lui provava quelle bizzarre e folli sensazioni, ma era certamente la prima volta che non riusciva a trovar loro un posto dove stare e controllarle. Uno strano vuoto esplose nella sua testa dove non c'erano domande, ragioni, non c'era il passato a tormentarlo, a deriderlo e umiliarlo, a ricordargli quale sarebbe dovuto essere il suo posto. Non c'era futuro, non c'era niente che potesse sembrare una domanda, un dubbio, su cosa sarebbe potuto accadere se solo...
Solo... socchiuse gli occhi. La presa sul mento di Priscilla si fece più ferrea, più decisa. Poté sentire il respiro della ragazza farsi più accelerato, il cuore battere impazzito contro il proprio petto. I suoi eccezionali sensi di drago lo aiutarono molto in quella particolare nuova ed incredibile esplorazione. Il profumo di Priscilla parve farsi più intenso, la pelle più calda, la sentiva tremare fragile all'interno del suo abbraccio ora più serrato, quasi violento. Ascoltava il rumore del suo cuore tamburellante come se si fosse trovato poggiato contro il proprio orecchio. Avrebbe potuto raggiungerla, avrebbe potuto assaggiarla e lei con ogni probabilità non gliel'avrebbe nemmeno impedito.
Un urlo provenne dall'interno della sala, diverso da quelli che avevano sentito fino a quel momento. Un urlo corale, sconvolto, allucinato, e in mezzo a questo poterono sentire qualcuno gridare il nome di Natsu. Fu un appiglio abbastanza sicuro a cui aggrapparsi per uscire da quella follia che li stava accecando e tornare alla realtà. Si voltarono verso la porta del balcone, riuscendo a distogliere lo sguardo l'uno deall'altro, e si chiesero cosa stesse accadendo intorno a loro, anche se sentir chiamare Natsu da più fronti dava già un indizio. Con sorpresa videro Chelia affacciata oltre la porta del balcone che li fissava, con gli occhi trasognanti, le guance arrossate, e continuò a farlo a lungo ignorando il fatto che fosse stata colta in pieno sul fatto di sbirciare. Una mano piccola e minuta uscì da dietro di lei, la prese per il colletto del vestito e la tirò via con forza, strappandola da quell'imbarazzante situazione. Con ogni probabilità si doveva trattare di Wendy.
«Quella non era la ragazzina di Lamia Scale?» mormorò Laxus, confuso.
«La cuginetta di Cherry» sospirò Priscilla, rassegnata all'idea che probabilmente quella storia avrebbe fatto presto il giro di tutte le gilde. "Vista la sua faccia, scommetto che ha la stessa fissazione sull'amore come ce l'aveva Cherry" pensò interpretando l'immobilità con cui li aveva fissati.
Scivolando via dalla sua stretta con un'incredibile maestria, Priscilla si allontanò rapidamente da Laxus, che non oppose resistenza. Era tornato alla realtà, anche se ancora confuso e su di giri, ma era abbastanza lucido ora da rendersi conto del bisogno di prendere le distanze quanto prima. La guardò mentre precedendolo si avvicinava alla porta del balcone e l'apriva per rientrare. La seguì silenzioso e ora nuovamente corrucciato, entrando nella sala dopo poco di lei. Non ci fu bisogno di chiedere cosa stesse accadendo, il disastro era abbastanza palese di fronte ai loro occhi e bastò come spiegazione: Natsu urlava e rideva dal balcone più alto della sala, vestito con un mantello sontuoso, e indossava una corona imperlata di diamanti e pietre preziose. La corona del Re.
«Sono il Re! Sono diventato il Re!» urlava a braccia alzate, sotto lo sguardo sconvolto e furioso di tutte le gilde e le guardie presenti.
«Che imbecille!» scoppiò a ridere Priscilla, tornando all'umore di poco prima con una facilità incredibile. Era come se niente fosse appena successo, e forse per lei lo era davvero, visto che aveva già preso consapevolezza da un po' di ciò che aveva nel cuore, cosa completamente diversa per Laxus. Lei era ormai abituata a vivere quei momenti di desiderio ed emozione, tornare alla normalità non era difficile, l'aveva già fatto un sacco di volte. Ma lui... era tutto ancora completamente confuso, folle. Un'incrinatura nella sua solida certezza che si aggiungeva a quelle avute nei giorni precedenti, ma a differenza di quelle ultime questa aveva seriamente rischiato di mandare tutto in pezzi. Non erano più solo imbarazzanti situazioni messe su da un mascolino istinto e dei loschi pensieri che nascevano nel momento in cui si fissava sul suo maturo aspetto esteriore. Non era più un semplice far cadere lo sguardo sul suo sedere o sul seno ben formato, come un qualsiasi idiota, non era più un semplice arrossire di fronte alla sua sfacciata nudità e il comportamento innocente che la portava ad atteggiamenti talvolta poco pudici. Non erano più solo stupidi pensieri giocosi.
Era successo qualcosa di diverso, di profondamente diverso.
Nonostante la voce di Priscilla, cristallina al suo fianco, ridesse con tale divertimento che avrebbe potuto trascinarlo ancora, non ebbe in realtà lo stesso effetto rilassante e scaldante delle altre volte. Si corrucciò, turbato, e per il resto della serata non fece che restarsene in silenzio, pensieroso.

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